L’Europa dice no all’incenerimento dei rifiuti

ROMA –  E’ stata approvata   in data 20 aprile 2012 la risoluzione della Commissione Europea,, “sulla revisione del sesto programma d’azione (PAA) in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma d’azione in materia di ambiente – Un ambiente migliore per una vita migliore”.

Molti i nuovi punti di indirizzo su cui si dovranno  attivare gli Stati membri, ma ci limitiamo a soffermarci sulle indicazioni di rilevanza attuale per la gestione dei rifiuti nella regione Lazio e in particolare nella Valle del Sacco.

Particolarmente importante quanto si legge nella sezione “Utilizzo efficace e sostenibile delle risorse” al punto 32, per cui il settimo PAA deve prevedere
“la piena attuazione della legislazione sui rifiuti, in particolare il rispetto della gerarchia, garantendo coerenza con le altre politiche dell’UE; […] fissare obiettivi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio più ambiziosi, tra cui una netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, con riferimento alla gerarchia prevista nella direttiva quadro sui rifiuti e un divieto rigoroso di smaltimento in discarica dei rifiuti raccolti separatamente, nonché obbiettivi settoriali per l’efficacia delle risorse e parametri per l’efficienza dei processi; ricorda che i rifiuti costituiscono, inoltre, una risorsa che spesso può essere riutilizzata, assicurando un impiego efficiente delle risorse; invita la Commissione a studiare come migliorare l’efficacia della raccolta dei rifiuti provenienti dai prodotti di consumo grazie a un’espansione dell’applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore, nonché mediante orientamenti riguardanti la gestione dei sistemi di recupero, raccolta e riciclaggio; sottolinea la necessità di investire nel riciclaggio delle materie prime e delle terre rare, in quanto i processi di estrazione, raffinazione e riciclaggio delle terre rare possono avere gravi conseguenze per l’ambiente se non vengono gestiti correttamente”.

Queste linee di revisione che ispireranno il prossimo Piano di Azione europeo in materia di ambiente riconoscono quanto le associazioni ambientaliste hanno sempre sostenuto. Ne consegue inoltre che il Piano Rifiuti della Regione Lazio nasce già vecchio e superato, in quanto continua a prediligere impianti di incenerimento e discariche, considerandole come la panacea per la risoluzione di un problema che non esiste, o quantomeno va affrontato in maniera diversa.

Obsoleti impianti TMB funzionali alla produzione di cdr nella Valle del Sacco; obsoleti impianti di incenerimento, come quelli di Colleferro, che si stanno rivolgendo all’EMAS per ottenere i certificati verdi per garantire la loro sopravvivenza e sostenibilità economica, dopo aver usufruito per anni dei truffaldini CIP6; impianti dannosi, così come ritenuto da studi internazionali, come quelli di incenerimento pneumatici e di biomasse di Anagni; una discarica, quella di Colle Fagiolara, con annesso un impianto TMB progettualmente inidoneo a un ciclo virtuoso dei rifiuti; per chiudere con l’ipotesi di un ulteriore TMB a Paliano, tecnicamente omogeneo a quello di Colleferro, ma con capacità di trattamento tripla, secondo i piani industriali di ACEA e AMA. Gran parte di ciò è previsto nel Piano regionale rifiuti e non ha alcun senso.

Perseverare sulla linea tracciata da trasversali interessi non è più ammissibile, a maggior ragione in un contesto socio-economico-ambientale bisognoso di rilancio, che dovrebbe puntare sul turismo e sulle produzioni di eccellenza del settore agricolo. Un piano rifiuti da bocciare in partenza, che non permetterà all’Italia di uscire dallo stato di infrazione riguardante la Regione Lazio, frutto dell’assenza di politiche lungimiranti, accecate da una logica fine a se stessa che misconosce il diritto all’abitare e al vivere in un ambiente salubre, ad esclusivo vantaggio del mero profitto economico.

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