Prof indiano aggredito a Roma scrive una lettera: sogno un mondo senza razzismo

ROMA –  «Cari studenti, è difficile far capire cosa significhi essere vittime di una violenza brutale e senza senso in una terra straniera, lontani dal proprio paese.

Sarebbe già abbastanza il dolore fisico ma questo è acuito dal fatto che vi si aggiunge una sofferenza psicologica dettata dal fatto che questa aggressione non trova alcuna giustificazione». Così comincia la lettera indirizzata agli studenti e ai colleghi da Nasir Rafeeque Ahmad, docente indiano aggredito a Roma il 12 aprile scorso mentre si trovava sulla metropolitana. «Questa è la situazione – scrive – in cui mi sono trovato quando sono rimasto per quindici ore solo al pronto soccorso del S.Giovanni. Mi sono chiesto se siamo ancora in un’epoca moderna o in un secolo remoto ma ci sono molte ragioni per credere che l’azione di una persona non rappresenti l’intera società. Al contrario credo che si possa sperare in un mondo migliore».

Il professore fa sapere che le ferite fisiche stanno guarendo e che lo shock «ha cominciato ad affievolirsi quando ho ricevuto la solidarietà dai miei amati studenti, dai miei colleghi, dai presidi e dalle scuole con le quali ho lavorato e lavoro, ma anche dalle associazioni con le quali collaboro per promuovere l’intercultura oltre che da persone comuni italiane e non». Telefonate, mail, regali, libri, fiori, «tutto questo mi ha emozionato e mi ha fatto sentire non solo in questo viaggio, ma accompagnato da un’enorme carovana di umanità. È unendo le forze che l’aggressore rimane isolato. Con le parole di Martin Luther King – conclude Ahmad – cari colleghi e studenti vorrei dirvi che ho un sogno: che la marcia della solidarietà che avete intrapreso continui, che possiamo vivere in un mondo senza razzismo dove non si è giudicati per il colore della pelle ma per quello che si è».

Condividi sui social

Articoli correlati