Gay. Per l’Istat un milione di italiani si dichiarano omosessuali

ROMA – In Italia, un milione di persone si dichiara apertamente omosessuale o bisessuale, ma la cifra sale a circa 3 milioni se si considerano anche coloro che rispondono di aver sperimentato nel corso della propria vita l’innamoramento o l’attrazione o il rapporto sessuale per una persona dello stesso sesso.

È il dato che emerge dalla prima indagine compiuta dall’Istat, su impulso del Dipartimento per le pari opportunità, su ‘La popolazione omosessuale nella società italianà, presentato nella sala del Mappamondo di palazzo Montecitorio dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, alla presenza del presidente della Camera Gianfranco Fini e del sottosegretario al ministero del Welfare Cecilia Guerra. Il rapporto – che non è ovviamente un censimento ma che «è molto di più di un semplice sondaggio, bensì una vera e propria rilevazione statistica», come tiene a precisare Giovannini – dimostra che permane in Italia una base che si può genericamente definire omofoba, pur se con notevoli differenze di sesso, età e territorio, con un trend che va chiaramente nella direzione di una maggiore apertura. In particolare, il 62,8% ritiene che sia «giusto che una coppia di omosessuali che convive possa per legge avere gli stessi diritti di una coppia sposata» ma solo per il 43,9% «è giusto che una coppia omosessuale si sposi, se lo desidera». E ancora: il 59,1% ritiene accettabile che un uomo abbia una relazione affettiva e sessuale con un altro uomo e il 59,5% che una donna l’abbia con un’altra donna. Ma il 55,9% dichiara che «se gli omosessuali fossero più discreti, sarebbero meglio accettati». Quello che la grande maggioranza degli italiani, vicina all’80%, assolutamente non accetta è che una coppia omosessuale possa adottare un bambino. Inoltre, il 24,8% fa fatica a digerire l’idea di un omosessuale che ricopra una carica politica; il 28,1% che sia un medico; e addirittura il 41,4% che faccia l’insegnante nelle scuole elementari. (

 Sul fronte delle discriminazioni, l’indagine Istat mette in evidenza che il 61,3% degli intervistati, fra i 18 e i 74 anni, pensa che gli omosessuali siano discriminati rispetto agli eterosessuali; percentuale che sale all’80,3% quando si parla più in particolare dei transessuali. Se vengono attribuite meno possibilità di trovare un lavoro o di fare carriera, minore è invece la percezione di difficoltà nel trovare una casa in affitto. In ogni caso, il 73% esprime la sua condanna di ogni comportamento discriminatorio. Percentuali simili per chi rifiuta l’idea che l’omosessualità sia una malattia (74,8%), che sia immorale (73%), che sia una minaccia per la famiglia (74,8%); corroborate da un ulteriore 65,8% d’accordo con l’affermazione che «si può amare una persona dell’altro sesso oppure dello stesso sesso: l’importante è amare». Una ‘discrasià statistica si rileva nel fatto che l’80% afferma di sentir parlare spesso o talvolta degli omossessuali in termini offensivi ma solo il 31% confessa di usarli. Una differenza praticamente del 50% spiegabile solo con l’ipotesi che chi lo fa poi mostra vergogna nel confessarlo. Si conoscono persone gay fra gli amici (50,5%) e i colleghi di lavoro (30%), meno fra i vicini di casa (14,5%), a scuola o università (9,8%) e soprattutto in famiglia (3,9%) dove al massimo se ne parla con i fratelli (46%) ma non con il padre (24%) o con la madre (21%). Il modo di porsi rispetto all’omosessualità non è però del tutto omogeneo, ma varia sia per fasce d’età, sia per collocazione geografica, sia per sesso. In sintesi, le donne, i giovani e gli abitanti dell’Italia Centrale sono più aperti nel giudicare il fenomeno, mentre gli uomini, gli anziani e i meridionali si mostrano più chiusi nell’accettare l’omosessualità.

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