Per lo stupro finisce ai domiciliari. Indignazione, dolore e rabbia dal telefono rosa

ROMA – “Addolorata, allibita e infuriata”: queste le parole con le quali la presidente dell’associazione nazionale Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, descrive, in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera e indirizzata al ministro della Giustizia Paola Severino, il suo stato d’animo, dopo aver letto che l’ex caporale dell’Esercito Francesco Tuccia accusato di aver stuprato e quasi ucciso una giovane ventenne tre mesi fa a l’Aquila, ha ottenuto gli arresti domiciliari.

“Sono 25 anni che operiamo al fianco delle vittime, invitandole innanzitutto a denunciare – ricorda Moscatelli – una percentuale bassissima, pari all’8% di donne, trova il coraggio di farlo. Ci dica, signora ministra, dopo una decisione simile, con quale animo possiamo continuare a fare il nostro lavoro? Con che forza possiamo dire alle donne di denunciare e a questa ragazza di credere alla giustizia?”

La presidente di Telefono Rosa esprime tutta la sua vicinanza alla vittima  che in questo dramma si è sentita sola, non protetta dalla giustizia e ha perso la fiducia nel nostro Paese. A questa ragazza – conclude – diciamo che noi di Telefono Rosa ci siamo ma è lo Stato che non può restare in silenzio e fermo».

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