La crisi si abbatte sugli anziani. Sempre più soli e abbandonati

ROMA – Gli anziani sono poco protetti e tutelati e pagano più di altri le spese della crisi: il 55% degli over 65 italiani è costretto a vivere con un reddito inferiore ai mille euro al mese, e tra questi il 25% non raggiunge neanche i 500 euro al mese.

Questi i dati relativi al 2011 del V rapporto nazionale di Auser-Filo d’Argento, l’associazione che si occupa di anziani. Sono in generale più le donne a chiedere aiuto, l’82% e più al Nord che al Sud. Fra le richieste, essere accompagnati fuori casa e la compagnia. Insomma un disagio evidente.  Il rapporto evidenzia due gravi emergenze: l’isolamento fisico e relazionale e redditi bassi e povertà che investono fasce sempre più ampie di over 65. Gli anziani sono sempre più soli soprattutto nelle grandi città del nord, e vivono una quotidianità difficile e
faticosa, devono fare i conti con la disgregazione delle reti parentali ed amicali e con i ridotti servizi socio assistenziali garantiti dagli enti locali.  Sono quasi 450.000 gli anziani seguiti nel corso del 2011 dai volontari del filo d’argento, con un incremento del 3.5% rispetto all’anno precedente, mentre i servizi resi agli utenti sono arrivati a quota 2 milioni e 360mila, con un una crescita del 7,3% rispetto al 2010. il 2011 è stato l’anno delle emergenze sociali e degli «esclusi».
«Sanno crescendo moltissimo i bisogni espressi soprattutto dagli anziani più fragili – ha detto il presidente nazionale auser Michele Mangano – e purtroppo siamo in presenza di un arretramento dei servizi socio assistenziali pubblici, un fatto drammatico e inaccettabile, che mette il volontariato in una condizione di dover non integrare i servizi, ma sostituire. La scure che si abbatterà sul sistema sanitario avrà – temiamo-
ripercussioni molto pesanti soprattutto sulle persone non autosufficienti. è giusto razionalizzare e combattere gli sprechi e i privilegi, ma non devono essere colpiti i cittadini anziani bisognosi di cure e assistenza».

Inoltre l’Auser ha fatto presente che non è possibile delegare questo fenomeno dilagante ai servizi di volontariato.
 
«Gli enti locali – ha detto Mangano  – non sono più in grado di fornire servizi e devono rivolgersi alle associazioni. Ma noi non siamo in grado di sostenere un aumento così imponente della domanda sociale. Non possiamo sostituirci al servizio pubblico. Non si può chiedere ai
volontari di fornire servizi sociali con regolarità e in modo strutturale. Non si può, insomma, delegare attività che devono essere garantite dal servizio pubblico».
Mangano ha puntato il dito contro i tagli di spesa e agli organici nel sistema sanitario, previsti dalla spending review: «è molto pericoloso, ridurre drasticamente il fondo sanitario nazionale avrà ripercussioni sul tema della non autosufficienza». «Non siamo contro i tagli agli sprechi – ha precisato – ma occorre avere attenzione ai bisogni reali dei cittadini, soprattutto di quelli che non possono pagare di tasca
propria i servizi».

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