La particella chiamata Dio è la risposta dopo il Big Bang

 

ROMA – “Questa particella è veramente Dio” – “Io la chiamo Dio” . Si è espressa in questi termini l’astrofisica Margherita Hack rispetto alla scoperta  rivoluzionaria dell’esistenza del bosone di Higgs,  annunciata due giorni fa al Cern di Ginevra. 

E’ grazie al Bosone di Higgs infatti che la materia esiste così come noi la conosciamo e che ogni cosa ha una massa. Questo piccolo frammento, è la madre di tutte le particelle, ed è a lei che si deve la formazione di tutte le altre. Insomma è come una sorta di collante che  tiene insieme l’Universo e  senza il quale le particelle elementari sarebbero prive di massa e di gravità. E’ per questo motivo che questo minuscolo frammento di materia è stato ribattezzato con il nome di “particella di Dio”, poiché  ‘costringe’ tutti i componenti della materia ad interagire tra di loro e ad aggregarsi, in caso contrario infatti essi sarebbero inanimati. 

L’esistenza di questa particella elementare era stata ipotizzata 48 anni fa dal fisico scozzese Peter Higgs, oggi 84enne. Particella teorizzata, ma mai osservata fino a pochi giorni fa, è l’ultimo tassello che serve a completare quella teoria che nella fisica contemporanea prende il nome di Modello Standard, che descrive sia la materia che le forze dell’Universo. Ora sembra certo che questa particella esista davvero  e quindi la teoria  di Higgs sarebbe confermata.

Rolf Heuer, Direttore del Cern di Ginevra, ha comunicato l’individuazione della particella in un Auditorium  gremito di scienziati entusiasti, tra i quali era presente lo stesso Higgs che, commosso, ha commentato: “Non credevo che l’avrei vista prima di morire”. E’ stata dunque raggiunta una tappa storica perché il Bosone di Higgs era proprio il pezzo mancante nel quadro delle particelle elementari della materia. La sua ‘impronta’  dopo anni  ricerca ed esperimenti è stata catturata attraverso  l’acceleratore di particelle più potente del mondo, il Large Hadron Collider, un vero e proprio gioiello della tecnologia europea. In prima linea negli esperimenti che hanno portato a questa scoperta, anche ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare tra cui Fabiola Gianotti, fisica italiana portavoce  e responsabile di Atlas, un rivelatore in grado di  individuare il passaggio di particelle infinitesimali.

La Hack intervistata dal magazine online BabylonPost alla domanda: “Quale sara’ la prossima scoperta? ha risposto: ”Intanto c’e’ il problema di sapere cosa e’ la materia oscura e cosa e’ l’energia oscura. Probabilmente anche il bosone di Higgs gioca un ruolo in questi due elementi. Poi bisogna cercare di capire perche’ l’universo e’ fatto di materia e non di antimateria. Oggi l’astrofisica riesce a vedere direttamente come era fatto l’universo 400mila anni dopo l’inizio dell’espansione. Dalle temperature e dalla densita’ della materia in quel momento, come i fisici, anche noi possiamo risalire ai valori di temperatura e densita’ della materia a frazioni infinitesimali di secondo dopo il Big bang”.

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