Crisi, Confagricoltura rilancia il Made in Italy con l’agrobusiness

Dal riso su misura per i giapponesi, alla birra fatta con le lenticchie, le nuove idee degli imprenditori agricoli per l’estero

ROMA – “Dalla crisi si esce anche stimolando fantasia e immaginazione, puntando su nuovi prodotti, cercando mercati alternativi, aumentando l’export. Valorizzando il “made in Italy”, ma non solo”. Lo sottolinea Confagricoltura evidenziando l’apporto fondamentale che le imprese agricole stanno dando alla crescita e allo sviluppo del Paese.

“La situazione dei consumi interni non offre possibilità di miglioramento a breve termine  – dice Confagricoltura – e si sta accentuando il processo di integrazione e internazionalizzazione, per compensare, con l’export, la flessione del mercato nazionale”.

I recenti dati diffusi dall’Istat sul commercio estero parlano chiaro: le esportazioni dei prodotti agricoli, nel mese di agosto, sono cresciute a doppia cifra su base tendenziale (+ 11,4% rispetto ad agosto 2011), permettendoci di recuperare il calo del primo quadrimestre. L’export agroalimentare, inoltre, ad agosto è aumentato del 10,4%, contro l’8,4 dell’export nazionale complessivo. E nei primi otto mesi dell’anno del 6,2%, contro il 4,6% del totale.

“Segnali incoraggianti – aggiunge Confagricoltura – che dovrebbero spingere a rafforzare e rendere più competitivo un comparto che ormai rappresenta quasi il 10 per cento del valore delle esportazioni complessive del nostro Paese”.

Qualità, tipicità, territorio, sono i tratti distintivi del nostro “made Italy”, un grande marchio, anche quando non si lega a prodotti che fanno parte della nostra tradizione. Un marchio che ha permesso a molti imprenditori agricoli di cimentarsi in nuove stimolanti avventure.

TECNO–VIVAISMO PER GERMOGLI DA ESPORTAZIONE

Le piante che crescono nei vivai di molte aziende ortofloricole in Europa e nel mondo hanno origine italiana. Germogli che nascono in un’azienda di Treviso, il “Gruppo Padana”, dove due fratelli, Giorgio e Paolo Gazzola, hanno messo a punto una tecnologia all’avanguardia per la produzione in serra di giovani piante destinate prevalentemente all’esportazione. Un vero e proprio laboratorio, dove la ricerca è in continua evoluzione e l’innovazione fa da padrona. Numeri da capogiro: 170.000 mq di serre coperte in vetro, 52.000 mq in film plastico, un vivaio di 34.000 mq, 200 dipendenti, 50 agenti in tutto il mondo. Duemila le varietà  di piante allevate. Centocinquantamilioni le giovani piantine vendute nel 2011, con l’obiettivo di arrivare a 500 milioni nel 2015.

CAVIALE, BRESCIA BATTE RUSSIA E IRAN

Il più grande allevamento di storioni del mondo, leader nella produzione di caviale, è un’azienda bresciana, l’Agroittica Lombarda. Qui si producono ogni anno 24 tonnellate di uova nere, di cui 20 vanno all’estero, il doppio dell’export combinato dei due Paesi leader nella produzione di caviale, Russia e Iran. Un primato che fa bene all’ambiente, visto che gli storioni sono una specie protetta, minacciata dall’estinzione a livello globale, e che ha fatto meritare all’azienda la certificazione “Friend of the sea”, ma anche all’agribusiness del nostro Paese (10 milioni di euro l’anno di fatturato). Il caviale “made in Italy” è apprezzato in tutti i Paesi del mondo per la sua altissima qualità. “Viaggia” in prima classe sulle linee aeree  Lufthansa e Singapore Airline e presto arriverà anche in Russia.

IL RISO GIAPPONESE TARGATO “MADE IN ITALY”

Si  fa a Italia, in un gruppo di aziende risicole delle province di Pavia, Vercelli e Novara, tutto il riso Yume commercializzato dalla multinazionale Japan Food Corporation in Europa in Russia e nei Paesi del Golfo. I giapponesi hanno scelto il nostro Paese, per suo microclima, le condizioni dei terreni, ma soprattutto per la professionalità e l’esperienza dei nostri imprenditori risicoli, per coltivare il prodotto principe della cucina orientale, sempre più diffusa nel mondo, non potendolo esportare dal proprio Paese. Capofila del progetto Aldo Gregotti, risicoltore di Mortara (PV), titolare dell’azienda La Chiappona, 80 ettari coltivati a riso, di cui 60 di qualità Yume. Un esempio di internazionalizzazione “a rovescio” che impegna ormai oltre 500 ettari di terreni per una produzione complessiva di quasi 1000 tonnellate di riso giapponese “made in Italy”.

FARRO, CICERCHIE E LENTICCHIE PER LA “TIPICA” BIRRA UMBRA

Oltre ai tre prodotti leader del “made in Italy”agroalimentare, olio, vino e pasta, anche birra. Si diversifica e si cresce anche così, senza tradire le proprie origini. E’ il caso del  Gruppo Farchioni, di Montefalco in Umbria, marchio storico di olio extravergine di oliva. Produttori di vino, ma soprattutto cerealicoltori, da qualche anno hanno cominciato a fare birra artigianale, la “Mastri Birrai Umbri”. Un milione e mezzo di bottiglie che vengono commercializzate sia attraverso la grande distribuzione, sia attraverso il circuito horeca, utilizzando gli stessi canali di vendita degli altri prodotti del gruppo. Birra rigorosamente italiana, o meglio umbra: malto, luppolo, farro, cicerchie e lenticchie, tutto coltivato nella regione.

CAMPI SPORTIVI MADE IN PUGLIA

Come trasformare uno svantaggio in opportunità? Cosa fare di una zona paludosa all’interno del complesso aziendale, praticamente inutilizzabile? Produrre tappeti erbosi in zolle. L’idea è venuta a Pierluigi Strada, imprenditore agricolo in provincia di Taranto, titolare dell’azienda “Pratoplà”, la più importante realtà meridionale per la produzione di prati pronti per giardini ed impianti sportivi. Nei terreni alluvionali del  lago D’Anice, bonificati negli anni ’20, oggi ci sono 4000 mq di prato a zolle di graminacee particolarmente resistenti e  adattabili a temperature diverse, di altissimo livello di qualità. Un’attività nata quasi per gioco, per integrare quella agricola tradizionale e quella agrituristica, che si è rivelata un ottimo business.

DA SIRACUSA ORTOFRUTTA CHIAVI IN MANO

Patate fresche pulite, tagliate ed imbustate pronte da cuocere. Frutta sbucciata e tagliata in bicchieri e vaschette, facile da mangiare. La gente non ha più tempo da dedicare alla cucina. Così, dopo essersi laureato alla Luiss, Nino Campisi, decide di mettere a frutto i suoi studi di marketing e  di rivoluzionare l’azienda ortofrutticola di famiglia, a Siracusa, puntando tutto sulla IV gamma, particolarmente apprezzata dal consumatore. Oggi a 26 anni, e’ amministratore delegato di “Quelli dei campi”, uno dei marchi più conosciuti in questo segmento di mercato. E ora con la nuova linea “Avanti frutta” sta conquistando supermercati, bar, villaggi vacanze.

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