Milano, bambini Rom sottratti ai genitori: primo incontro, straziante, con la bimba più piccola

MILANO – Bambini Rom sottratti ai genitori. Da parte nostra, stiamo contattando tutte le istituzioni internazionali e nazionali, per porre fine al calvario di Danut e Liliana Covaciu.

Anche i bambini stanno vivendo un’esperienza terribile: li hanno già spostati in ben tre comunità diverse e sottoposti a innumerevoli colloqui (senza alcuna possibilità di presenziare ad essi da parte di noi difensori dei diritti umani). Sono piccoli, non capiscono perché li abbiano strappati dalle braccia dei genitori, perché stiano facendo perdere loro mesi di scuola in Romania, perché li spostino da un luogo all’altro, come pacchi. Ormai le istituzioni e le autorità conoscono ogni dato possibile, sui quattro cuginetti della  giovane artista Rebecca Covaciu, Premio Unicef 2008 per l’arte e l’intercultura e premio Comune di Milano – Fondazione Adolfo Pini 2011 per la pittura. Li tengono in comunità per non fare “brutta figura”, per non ammettere che con loro hanno commesso l’ennesimo errore, senza rispetto per i valori familiari. Timotei (8), Samuel (10) e Biancamaria (13) non hanno ancora potuto vedere i genitori. Non basta: non hanno neppure potuto parlare con loro al telefono. Sarebbe stato almeno un conforto. Neanche i capi-mafia sono isolati dalle autorità, rispetto alle loro famiglie, come questi bimbi! Oggi, dopo i nostri infiniti appelli, i genitori hanno potuto incontrare la bambina più piccola, Debora, di soli 4 anni. Appena li ha visti, Debora si è precipitata piangendo fra le braccia di mamma e papà e non avrebbe più voluto staccarsi. Invece, ancora una volta, è stata separata a forza dai suoi cari. Domani vedranno Samuel e poi, uno dopo l’altro, gli altri bambini. Un tormento inimmaginabile per una famiglia che ha già sopportato l’indicibile. Noi siamo con loro e continueremo a chiedere umanità e giustizia per la famiglia Covaciu, finché chi la sottopone a tanto dolore non sarà soddisfatto e le consentirà di tornare a casa riunita, a curarsi le ferite del cuore e – se possibile – dimenticare.

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