Habemus Obamam. Settimana dal 5 all’11 novembre

ROMA – Finalmente concluse le elezioni Usa 2012. Obama rieletto imperatore. Confermato nonostante abbia regnato durante una delle più pesanti crisi mondiali che l’economia abbia mai attraversato. Risolto in extremis il mistero sul perché gli italiani si siano appassionati tanto alla disputa: pensavano fosse una nuova serie televisiva americana.

Dopo la vittoria Obama posta su Twitter una foto in cui abbraccia la moglie Michelle, accompagnata dalle parole «four more years» (altri quattro anni).
Proteste PdL, pensavano a un’altra condanna per Berlusconi.
Poi lo sguardo si sposta subito al futuro. «Crediamo in un’America generosa, compassionevole, tollerante (basta che non ci fate incazzare… nota a margine).
La telefonata con cui Romney riconosce la vittoria di Obama arriva con un paio d’ore di ritardo perché i repubblicani mettono inizialmente in dubbio il risultato della Basilicata.
Poi addirittura l’imperatore si commuove e piange. Standing Ovation di mamme e fidanzate. Lo attendono come sempre grandi sfide e impegni enormi.
Trionfo della comunicazione e dell’audience, del bene contro il male.
Pare che abbiano votato per la riconferma i cosiddetti No-white, le minoranze etniche, i gay, le lesbiche, i giovani etc. Che fosse arrivato davvero un momento politically correct?

Noi tutti, sudditi di una provincia lontana, osserviamo un po’ storditi lo spettacolo, capiamo poco alcune cose, ne sopravvalutiamo altre, sospiriamo per uno scampato pericolo che non sappiamo descrivere e ci affidiamo alla speranza di un futuro migliore avendo perso l’abitudine a farlo e andiamo avanti o meglio scivoliamo su un piano inclinato…

Torniamo a noi e subito la sensazione è di impugnare il cannocchiale dalla parte sbagliata, che invece scrutare la lontananza, ci immerge nell’infinitamente piccolo e (ai più) trascurabile, perché non avendo rilevanza non pare neanche esistere.

Infatti mentre dall’altra parte del mondo è andata in onda una verosimile rappresentazione di democrazia in 3D, qui da noi nascosti nei vicoli a inciuciare, tramare, rinfrugliare e trafficare su svariate minuzie, tra cui la riforma del sistema elettorale, che guarda caso (solo da noi) viene denominato “Porcellum”. Il premier fa il punto sulla riforma del sistema elettorale: “Sarebbe preferibile la facessero le forze politiche a me fa schifo solo toccarlo con le mani…”. “Non c’è che da rammaricarsi per come per ora non siano riusciti a trovare un accordo” (traduzione: mi sarebbe sembrato strano il contrario)

Bersani sente puzza di bruciato: “No a colpi di mano”. “Sulla legge elettorale non si fanno colpi di mano da parte di maggioranze spurie. Il Pd è pronto a discutere in commissione ma no a votazioni random né a forzature”. E’ questo l’altolà di Pier Luigi Bersani al termine del vertice con i capigruppo di Camera e Senato sulla riforma elettorale. Il leader Pd aggiunge: “Sarebbe imperdonabile una legge elettorale che in premessa impedisse la governabilità”.

Il giorno dopo: legge elettorale, si alza la soglia. Premio a coalizione che supera il 42%.
La vecchia maggioranza di centrodestra con l’aggiunta di Udc e Api approva un testo ritenuto inaccettabile dal Pd. “Dialogo compromesso, vogliono consegnare il Paese ad una situazione dove nessuno vince e nessuno perde”. Ma il Cardinal Casini resta ottimista: “Vedrete che alla fine troveremo un accordo”.

Via libera (a maggioranza) della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama a un emendamento alla legge elettorale ribattezzato “Ti piacere vincere facile?” che prevede che per conquistare il premio di maggioranza (il 12,5%) si debba superare una soglia del 42,5%, avere avuto tutte le malattie esantematiche, avere due ville al mare, essere alti non meno di uno e novantasei, parlare quattro lingue tra cui l’urdu e altre minuzie del genere che servono per salvaguardare la democrazia. A favore hanno votato Api, Lega, Mpa, Udc e Pdl, contro Pd e Idv. Ora si stanno discutendo le proposte sul caso in cui nessuno vinca il premio di maggioranza. (!)
Per il  PD il voto di oggi rompe il dialogo sulla riforma. “I lavori della commissione vogliono consegnare il Paese ad una situazione dove nessuno vince e nessuno perde”. Noi del Pd, invece, vogliamo una legge che dia stabilità al Paese.

Suvvia compagni non ve la prendete così, siete su “Scherzi a parte”!

Primarie Pdl, scontro Berlusconi-Alfano poi il Cavaliere si piega: “Ok, facciamole” ma pensava che fosse un gioco erotico a pagamento.
Serve una grande rivoluzione all’interno del partito, bisogna cambiare tutto non solo il nome per recuperare i nostri elettori. C’è bisogno di un grande shock, ad esempio candidare una persona per bene. Lo avrebbe detto Silvio Berlusconi “Serve un Berlusconi del ’94”, avrebbe aggiunto poi il Cavaliere parlando di se stesso al passato e ha ordinato di scongelare tre controfigure utilizzate all’epoca.

Qualcun altro interpreta maliziosamente l’uscita come una possibile investitura della figlia Marina (cioè lui con la parrucca) alla guida del centrodestra.

Commovente Angelino Alfano: “se corro da solo posso vincere le primarie del Pdl” e poi in un momento di involontaria sincerità: ” Siamo privi di ogni credibilità. Ci dicono che non abbiamo una linea politica”. “Io accetto la sfida delle primarie altrimenti qual è l’alternativa? Forse qualche gelataio o ex presidente di Confindustria, che nei sondaggi va peggio di noi? Finora un Berlusconi del ’94 non è venuto fuori allora scegliamolo tra di noi a meno che non c’è una scelta che riguarda personalmente Berlusconi e sulla quale c’è la clausola di sempre”, ha detto ancora urlando in falsetto Alfano.
Uno sfogo che alla fine sembra aver portato a dei risultati.
Il Cavaliere gli ha fatto rifare il lettone di Putin e pulire tutte vetrate di Palazzo Grazioli.

Dilemmi italici: Mafia sopravvissuta grazie alla trattativa fatta con lo Stato» o Stato sopravvissuto grazie alla trattativa con la Mafia?

I pm: 20 anni di amnesie istituzionali.
Non fu una «scellerata trattativa» tra lo Stato e la mafia al tempo delle stragi, protestano i mafiosi, fu una trattativa “serena” e divisa in tre distinte fasi: cominciata nel ’92 all’indomani della sentenza definitiva del maxiprocesso a Cosa nostra, quando governavano ancora Andreotti e la Dc; proseguita nel 1993 durante il governo «tecnico» presieduto da Carlo Azeglio Ciampi; culminata nel ’94 con l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, quando si realizzò la «definitiva saldatura del nuovo patto di coesistenza Stato-mafia, senza il quale Cosa Nostra non avrebbe potuto sopravvivere e traghettare dalla Prima alla Seconda Repubblica».
La sintesi dell’indagine della Procura di Palermo è contenuta in una una  memoria di 22 pagine inviata al giudice dell’udienza preliminare Piergiorgio Morosini, l’ultimo atto d’accusa sottoscritto dal procuratore aggiunto Ingroia prima di partire per il Guatemala.

Così tanto per ricordarci in che paese viviamo, è interessante ripercorrere qualche riga: dopo il delitto Lima «prima esecuzione della minaccia rivolta verso il governo e in particolare il presidente del Consiglio Giulio Andreotti», con le stragi il ricatto si estende dai singoli uomini politici alle istituzioni in generale. «È il momento in cui irrompe sulla scena una male intesa, e perciò mai dichiarata, Ragion di Stato che fornisce apparente legittimazione alla trattativa e coinvolge sempre più ampi e superiori livelli istituzionali», accusano i pm. Che rivendicano il lavoro svolto citando una frase dell’attuale presidente del Consiglio Mario Monti, pronunciata nel ventennale dell’eccidio di Capaci: «L’unica vera Ragione di Stato è quella verità che questo Ufficio non ha mai smesso, e mai smetterà, di cercare».
Gli imputati si dividono in due grandi gruppi. Da un lato i mafiosi (Riina, Provenzano, Bagarella, Brusca e il «postino» Nino Cinà), che dopo l’omicidio Lima recapitarono il famoso «papello» con le richieste per interrompere le stragi. I loro «minacciosi messaggi» proseguirono con le bombe del ’93, finché nel ’94 «fecero recapitare al governo presieduto dall’on. Berlusconi l’ultimo messaggio intimidatorio prima della stipula definitiva del patto politico-mafioso». Così «la lunga e travagliata trattativa trovò finalmente il suo approdo nelle garanzie assicurate dal duo Dell’Utri-Berlusconi».

Non perdete “Crime Order and Social Control” la nuova serie su Canale Cinque!

Sull’onda del “Noi siamo diversi, ma possiamo anche essere peggiori…” scissione a 5 Stelle, Bugani e Piazza abbandonano Salsi.
In aula Salsi ha letto alcuni degli insulti ricevuti sul blog del comico e sul suo profilo Facebook dopo l’anatema di Grillo. «Ho aderito a questo movimento perché ne condividevo lo spirito e le idee, ma non voglio che si trasformi in Scientology o in un mostro – Salsi ha parlato, nel suo caso, di «lapidazione solo perché la pensi diversamente dal capo. È accettabile tutto questo?» No, certo.  Ma se ci riesci vallo a spiegare al Grillo Urlante o semplicemente Gongolante con la Miccia in Mano e poi ne riparliamo.

Ci sarebbe da indagare come anche le migliori intenzioni in Italia di costruire un’alternativa al potere si trasformino rapidamente in potere (cieco) o esserne altrettanto rapidamente assorbite. Misteri della forza di gravità e delle sue (inevitabili) attrazioni.

Sul ponte sventola bandiera bianca: Battiato assessore alla Cultura, l’artista ha detto sì a Crocetta. Franco Battiato che per ironia della sorte qualche anno fa cantava: ”Mandiamoli in pensione gli addetti alla cultura…” ha accettato la proposta del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e assumerà l’incarico di assessore alla Cultura nella nuova giunta siciliana. A comunicarlo lo stesso cantautore catanese, nel corso di una conferenza stampa.: “Accetto volentieri, è il momento d’impegnarsi per la mia terra — dice — ma la parola assessore mi offende, preferisco essere chiamato Franco. Io però non posso e non voglio cambiare mestiere. Non faccio politica e non voglio avere a che fare con politici e ho chiesto a Crocetta la libertà di organizzare eventi che mettano in contatto la Sicilia con il resto del mondo”. Allertata la Protezione Civile per un possibile avvicinarsi del Tifone Sgalambro.
Radio Tirana manda per tutta la giornata: sciuri sciuri sciuri tuttu l’annu.
Comunque vada auguri!

Noir. Fini contestato al funerale di Rauti.
Fischi, boati e sputi contro il presidente della Camera al suo ingresso nella Basilica di San Marco a Roma Si è conclusa nella basilica di San Marco la cerimonia funebre dell’ex leader del Movimento sociale italiano della destra Pino Rauti morto mercoledì nella capitale. All’uscita del feretro in piazza San Marco centinaia di militanti hanno gridato «camerata Pino Rauti presente» per tre volte. Il carro funebre si è allontanato tra qualche discreto saluto romano e simpatici slogan come «Boia chi molla è il grido di battaglia».
Durissima contestazione al presidente della Camera, Gianfranco Fini, al suo arrivo nella Basilica di San Marco a Roma. All’arrivo di Fini, sia fuori dalla Chiesa che all’interno è esploso un boato di «buu», «vattene» e «fuori, fuori». E perfino qualche sputo all’indirizzo del presidente.
Fortissimi i fischi da parte dei partecipanti oltre alle grida di «traditore» e «buffoni» e perfino «Badoglio».  Il presidente lasciando poi la chiesa dall’uscita posteriore, scortato da una guardia del corpo, a metà della cerimonia, subito dopo l’omelia funebre, ha dichiarato “i soliti fascisti di merda!”.

Su questo episodio e sull’impossibilità di essere un paese normale segnaliamo un interessante memento di Fabio Sabatini sul Fatto Quotidiano: “L’apologia di fascismo è ancora un reato”.

La vera notizia di ieri è che in pieno centro di Roma c’è stata l’apoteosi dell’apologia di fascismo, e nessuno si è indignato.
Ci sono buoni motivi per cui l’apologia di fascismo è un reato (commesso da chiunque “pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”, secondo il dettato della legge).
Lo scopo principale della norma è prevenire la ricostituzione di un partito fascista che con la sua attività politica e militare (leggi violenza squadrista) possa mettere a repentaglio la vita democratica di un paese. Ma c’è un’altra ragione per cui ritengo sia importante far rispettare la legge (e quindi denunciare ed eventualmente perseguire i responsabili del reato). L’apologia di fascismo è offensiva.
Gridare slogan fascisti sollevando in segno di saluto romano braccia tatuate di fasci littori nel corso di un rito apologetico collettivo equivale a insultare apertamente la sensibilità di tutti coloro che credono nella democrazia e disapprovano i crimini compiuti dal regime fascista. La deportazione degli ebrei, l’eliminazione fisica degli oppositori politici, la soppressione della libertà di espressione (non c’è certo bisogno di elencarli tutti).
Il feretro è stato accompagnato sia all’ingresso sia all’uscita dalla chiesa da braccia tese nel saluto fascista. Centinaia di persone, sull’attenti e con le braccia tese, hanno intonato motti del ventennio mussoliniano, alternati a cori più moderni, come il “boia chi molla” che si sente ogni domenica negli stadi. Ma nessuno si è indignato.

Il problema è che per indignarsi bisognerebbe semplicemente sapere cosa e sia sia stato il fascismo e soprattutto cosa voglia dire il termine apologia… per non parlare di “reato”, sinceramente troppo per diverse intelligenze…
Purtroppo anche l’indignazione, sopraffatta dall’arroganza dell’indifferenza, in Italia risulta essere a rischio di estinzione…

Piacenza, Ikea reagisce alle proteste. Oltre 100 operai perdono il lavoro. Inviate in una busta le istruzioni dettagliate su come licenziarsi da sé.

Arriva una nuova serie delle banconote in euro, a partire dal biglietto da 5 neuro. Lo annuncia la Bce. Le nuove banconote, rielaborate undici anni dopo il lancio della prima generazione, dovrebbero essere introdotte, secondo le indiscrezioni, già nel maggio 2013 con il nuovo foglio da cinque neuro e, a seguire, ogni anno con un altro taglio. I tagli resteranno invariati. Forma, motivi e colori dovrebbero subire pochissime variazioni, se non per le nuove figure stampate sul retro: matto alle prese con camicia di forza, precario che prende in ostaggio due pensionati per rubargli la pensione, giovane coppia che desidera una casa, casalinga che rassetta un letto sotto un ponte etc.

Benefattori: Processo Ruby, parlano le olgettine “Silvio ci dà 2mila 500 euro al mese”.
Elisa Toti: “Berlusconi ha garantito per me per l’acquisto di una casa e mi ha anche regalato una Mini” Emilio Fede partecipa per la prima volta a un’udienza “Sono venuto oggi in tribunale da cronista, per vedere cosa succede”. Poi gli hanno spiegato che lui è imputato e ha smesso di sorridere… Anche Aris Espinoza percepisce 2.500 euro al mese con bonifici da Silvio Berlusconi. Lo ha raccontato la ragazza rispondendo alle domande del giudice Annamaria Gatto: “Sì, ricevo ancora aiuti dal presidente – ha spiegato la testimone – Mi dà un aiuto con bonifici bancari di 2.500 euro al mese”.

Se anche voi volete essere aiutati da Berlusconi non dovete far altro che spedire una cartolina postale a Villa Gernetto, allegando i vostri estremi bancari, possibilmente corredati da una foto in costume, con la dicitura “Caro Silvio io non ce la faccio più andare avanti in questo paese. Mi puoi aiutare tu per favore con qualche spicciolo ogni mese, magari 2500 euro, ciao grazie”.

Riforme epocali.
Il Senato, tra le accese proteste della Lega (alcuni senatori hanno lasciato l’Aula prima del voto e sarebbe stato bello chiuderla e lasciarli definitivamente fuori) e del Papa Re, ha dato il via libera definitivo al ddl che prevede l’insegnamento dell’inno italiano tra i banchi. La norma, che è passata con 208 voti a favore, 14 contrari e 2 astenuti, istituisce inoltre il 17 marzo giornata nazionale dell’Unità d’Italia, della Costituzione, dell’inno nazionale e della bandiera.
Stringiamoci pure a coorte ma quel “siamo pronti alla morte” non vi pare un po’ eccessivo?
A noi piacerebbe arrivare a fine mese…

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