Ilva. Pm arresto europeo per Riva. Ambientalisti in piazza per funerale di Taranto

TARANTO – La Procura della Repubblica di Taranto ha chiesto al gip del Tribunale Patrizia Todisco l’emissione di un mandato di arresto europeo nei confronti di Fabio Riva.

Il vicepresidente di Riva Fire, è ricercato dal 26 novembre scorso nell’ ambito dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva di Taranto. Giovedì scorso, attraverso i suoi avvocati, Fabio Riva ha fatto sapere di trovarsi a Londra, di aver appreso del provvedimento del gip e di volersi quindi mettere a disposizione delle autorità inglesi. Di qui il mandato di arresto europeo e l’attivazione, da parte dei giudici, della procedura prevista in questi casi. Con la nuova fase dell’inchiesta sull’Ilva sono stati raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare, lo scorso 26 novembre, anche l’ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, e l’ex consulente delle relazioni
istituzionali dell’Ilva di Taranto, Girolamo Archinà, ancora detenuti. Sono invece ai domiciliari il padre di Fabio Riva, Emilio, presidente del gruppo Riva, già ai domiciliari da fine luglio con la prima fase dell’inchiesta giudiziaria sull’Ilva, e l’ex consulente della Procura di Taranto nonchè ex preside di Ingegneria a Taranto, Lorenzo Liberti.

 

Intanto a Taranto, il movimento «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti» ha promosso nel pomeriggio di oggi un singolare corteo funebre nella piazza antistante il Municipio. La manifestazione è stata chiamata provocatoriamente «Il funerale di Taranto» con riferimento al decreto varato dal Governo sull’Ilva. Vi hanno partecipato circa 2-300 persone tra lavoratori Ilva, ex delegati sindacali delle organizzazioni metalmeccaniche, ambientalisti e cittadini.

Il movimento «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti» ritiene infatti che il provvedimento del Governo sull’Ilva, che nei prossimi giorni affronterà il dibattito in parlamento, costituisca la «morte di Taranto in quanto non affronta adeguatamente i danni della salute causati dall’inquinamento e non tutela la salute stessa». Al decreto che consente la continuità produttiva dell’llva, l’opposizione del movimento è infatti netta. E così per manifestare il loro dissenso i rappresentanti di «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti» hanno portato in piazza Castello, davanti al Comune di Taranto, una bara con la quale è stato poi simulato un funerale mentre da un altoparlante venivano diffuse marce funebri. Il feretro è stato prima deposto davanti all’ingresso del Municipio: all’interno c’erano una tuta di un operaio Ilva, dei mitili, una forma di formaggio e dei mandarini. Accanto agli esponenti del movimento «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti», anche quello che definiscono ormai il loro simbolo: l’Apecar. Il piccolo mezzo di trasporto a tre ruote col quale il movimento irruppe in piazza della Vittorika nel centro di Taranto lo scorso 2 agosto, interrompendo la manifestazione sul lavoro e sull’ambiente che vedeva la presenza dei leader sindacali di Cgil, CCisl e Uil.

Intanto continuano le polemiche sull’affermazione del ministro Corrado Clini che ieri aveva ventilato l’ipotesi di evacuare il quartiere Tamburi, ovvero quello più “I cittadini di Taranto – ha replicato il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli –  non sono come i pupazzetti lego che si possono spostare da un posto all’altro come se nulla fosse. Alle affermazioni di Clini sulla possibilità di evacuare i cittadini che vivono nel quartiere Tamburi chiediamo: perché non il contrario? Forse per il ministro viene prima il profitto della salute?”

Infine Bonelli aggiunge: “Chiediamo al ministro, a cui ricordiamo che il quartiere Tamburi esiste da prima che fosse costruita l’acciaieria: non sarebbe più semplice avviare una conversione industriale, far uscire Taranto da un modello economico basato sulla diossina e avviare le bonifiche che produrrebbero migliaia di posti di lavoro? Evacuare i cittadini del quartiere Tamburi significa dover evacuare un’intera città perché l’inquinamento che provoca ‘malattia’ e ‘morte’ (come dice la Procura) provoca effetti su tutto il territorio di Taranto, dove non si possono coltivare i terreni nel raggio di 20 chilometri. Invece di continuare con idee bizzarre – conclude Bonelli –  il ministro dell’Ambiente dovrebbe rispondere sul perché ancora oggi non è stato nominato il commissario per le bonifiche previsto dal primo decreto su Taranto, perché il governo non ha chiesto garanzie all’Ilva sulle bonifiche e sul perché non si sia proceduto al sequestro dei fondi della famiglia Riva e dei suoi soci proprio per garantire le bonifiche”.

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