Promettonia e Scandalusia. Settimana dal 4 al 10 febbraio

ROMA – La settimana appena trascorsa ci ha consegnato, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’immagine di un paese  che naviga a vista  verso la tempesta. Oppure, come si sostiene da tantissimo tempo,  che vive la sua normale condizione di anarchismo servile (verso chi e come è la sola novità del panorama informativo). In questo caso derubricare e interpretare i fatti diviene un esercizio di stile.

Un semplice osservare il caleidoscopico mutare d’immagini che s’inseguono e ridisegnano senza poterne afferrare il filo che le lega, oppure il loro  semplice significato, vista l’enorme distanza che si registra  tra  eventi,  matrici, logica, comun sentire e buon senso, forse strategia e chissà che altro da noi sovra-e-sottovalutato.
A esser benevoli si potrebbe dire: eventi slegati dal loro significante.  Per essere malevoli basta sfogliare qualche giornale o cambiare canale.
Testimonianza continua della lontananza estrema del paese, che una volta veniva definito come “reale”, dagli epifenomeni narrati tutti i giorni da loro stessi, fino a  dubitare che esistano davvero.

Due scenari su tutti: le elezioni o meglio la campagna elettorale, e  i macro scandali dell’industria e della finanza, sia pubblica che privata.
Due nazioni in una. Due parti di uno stesso territorio immaginario. Promettonia e Scandalusia.  Regioni invisibili e confinanti di Pressapocolandia.

Promettonia.
Iniziamo dalla campagna elettorale. Avevamo sentito dire che il tempo per imbastirla era poco e che non sarebbe stato sufficiente .
Meno male, diciamo adesso, perché la noia e l’irritazione che sorge naturale ogniqualvolta  compare  un chicchessia  a promettere o spromettere sta divenendo tangibile.  E’ come se fossimo vittime di un’illusione  ottica  (e acustica) collettiva.  Con grande sprezzo del ridicolo riusciamo ancora a rimanere fermi ai nostri posti ad ascoltare i buoni propositi e le promesse di chi fino a ieri o altro ieri sedeva proprio li dove si prendevano le decisioni. O ancora, come se il passato non riguardasse  più nessuno. Una nebbia che si dirada in fretta quando si parla di elezioni.
E` il gioco delle parti della rappresentatività  democratica, la quale –come ricordava Churchill- è imperfetta ma ancora non è stato inventato un metodo migliore?
Forse sì, forse no.  Ai sociologi e politologi come sempre, impegnati a spiegarci quello che vediamo ma non comprendiamo, l’ardua sentenza.

Questa campagna elettorale , da molti celebrata come la più “noiosa”, verrà sicuramente ricordata come la più televisiva. Infatti a dispetto delle profezie mediatiche l’elettrodomestico è tornato prepotentemente in primo piano dettando naturalmente tempi e linguaggio. E questo la dice lunga sul livello imposto alla competizione che si è immediatamente abbassato per non smentire il famoso “medium”.
Prima di tutto è scomparso il ragionamento (ci vuole troppo tempo)  a vantaggio della frase a effetto  o della battuta (buona questa ma adesso una breve pausa per la pubblicità)  che ci catapulta immediatamente e forse definitivamente nella dimensione del consumatore deprivandoci di quella del cittadino.  I signori in quel salotto stanno proponendo un prodotto o immaginando il futuro? Stanno pensando a come fare per rendere il mio presente più dignitoso? Oppure, come populisticamente si avanza, né l’uno né l’altro ma solo i casi loro… (la seconda che hai detto).
Se tutto si riduce a talk show o competizione di talenti come si fa a distinguere  -banalmente- tra chi dovrà essere un buon amministratore o un buon attore?  Infatti nella rappresentazione vincono gli attori e la fa da padrone il loro strumento principe, il linguaggio, anche se deprivato, impoverito, incapace di veicolare significati.  Parole, parole e ancora parole che altri il giorno dopo sono costretti a riportare e commentare in un enorme gioco degli specchi che deforma qualsiasi  realtà.

Siamo quindi vittime delle affermazioni e delle smentite, delle precisazioni e delle accuse, delle proteste e degli annunci. Naturalmente in questo fuoco pirotecnico non c’è spazio per i programmi.
Solo  battute a effetto (che quasi mai sortiscono l’effetto desiderato) che sembrano consacrare definitivamente la riunione di condominio come l’unico “plus” che consegneremo ai posteri in fatto di dialettica politica (naturalmente sul versante pubblico, in privato si lavora sulle larghe intese).
Bernardo Valli scrive: “non si impone tanto un dato discorso a esclusione di altri discorsi, ma si celebra il rifiuto del discorso. Più che una campagna elettorale sembra una saga dell’intolleranza”.
 Naturalmente quando la battaglia è sul filo della parola  il rischio è di essere immediatamente intolleranti (d’altra parte siamo il paese ove il “vaffa” suona). E dalla battuta sottile si passa dapprima al dileggio poi direttamente all’insulto.  
Seguono cronache dell’insulto o dileggio quotidiano.

Chi ha capito tutto -e immediatamente –è  stato il vecchio (anagraficamente parlando) Silvio che ha immediatamente occupato tutti gli spazi televisivi messigli a disposizione (diciamo la totalità perché, anche se nemico , assicura audience)  riproponendo tutto il suo vecchio repertorio, dalla discesa in campo in poi , con la novità , puntata dopo puntata, di far aumentare il volume delle promesse  (improbabili ) in modo tale da essere indirettamente proporzionale alla sia pur minima assunzione di responsabilità (lui non è mai stato al Governo, se c’era dormiva., sicuramente con qualcuna…).  
Sconcerto nel centro sinistra che non si aspettava un ritorno di fiamma dell’algida faccia da culo, oppure semplicemente il ritorno della faccia da culo di sempre.  Calcisticamente parlando è come prendere gol sempre sulla stessa fascia da un avversario con il quale hai già giocato (e perso) cento volte. Il masochismo della sinistra  è giocare sempre con lo stesso schema?  (a proposito Zeman è di sinistra?)
Quindi abbiamo visto di nuovo semplificazioni estreme, affondare i problemi complicati  attraverso affermazioni basate sul vuoto pneumatico, tesi infantili e calcoli di fantafinanza.
Il vecchio che avanza sempre uguale, anzi peggiore a se stesso. Truccato a strati  e con l’occhio furbetto del venditore televisivo  di creme miracolose. Sarebbe questo il futuro prossimo?  Commedia all’italiana senza i suoi memorabili interpreti?
Ma come per miracolo, più il gioco si fa truce più guadagna nei sondaggi.  Ma che razza  di bruti  mi vivono accanto! Mi viene istintivamente da pensare quando finisco di leggere o ascoltare una delle sue proposte. E in quel momento capisco che comunque vada ha vinto lui perché mi ha costretto a parlarne, ad argomentare a indignarmi e lui sa benissimo che non esiste affatto il tema del contendere .
La promessa elettorale è la tovaglia rossa per il toro, la lenza per il pesce, la tagliola per quelli che si credono volpi.

Forse per questo il tormentone di questa campagna elettorale sono le tasse.  I soldi . Chi per disgrazia parla d’altro viene guardato con extraterrestre. Un giornale notava come siano scomparsi temi come l’istruzione, la ricerca, la cultura. Ma che siamo matti. Roba da sfigati, gli italiani vogliono sognare mica svegliarsi!
Avanti a tutta birra con le panzane, tanto chi è in grado  “oggettivamente” di verificarle. E allora è tutto un abbassare tasse, togliere tasse, restituire il versato, modificare le aliquote , addirittura rimborsare i debiti, stabilire condoni  di ogni genere, meglio se tombali.
Venghino signori venghino…

Scandalusia.
L’altro scenario,  esattamente speculare a quello elettorale, riguarda i macro scandali consumati da industria e finanza.
Indagato Scaroni  (Eni ) per presunte tangenti per ottenere appalti in Algeria.
Saipem , dalla sera alla mattina, lancia un annuncio che perderà una quota del 70% (!) degli utili attesi mentre qualcuno  vende una quota del 2,2% un attimo prima che il titolo crolli in borsa bruciando un terzo del suo valore.
Partecipazioni statali : Finmeccanica; indagato Orsi per presunte tangenti sulle forniture di elicotteri in India.
Alitalia;  di nuovo sull’orlo del fallimento.  Pare che non abbia cassa per pagare gli stipendi . I francesi che in passato , prima che intervenisse Berlusconi, avrebbero speso  quasi 2 miliardi  ora sono pronti a comprare al prezzo simbolico di 1 euro.  
Telecom , se ho letto bene i debiti corrono verso i 30 miliardi!!!
Monte dei Paschi di Siena la cosiddetta banda del 5% ha lucrato fondi neri, nascosto documenti spalmato perdite, agendo indisturbata dai controllori Bankitalia e in accordo (naturalmente) con referenti politici poi il ritorno di un vecchio classico: Ligresti  e i suoi maneggi.

Naturalmente e per fortuna non sono tutti così e la maggioranza  (altrimenti il sistema imploderebbe) deve  per forza essere onesta (mentre lo scrivo strizzo gli occhi e provo a fare un sospirone) ma l’immagine generale purtroppo è la prima .
Come nota  M.assimo Giannini “nella migliore delle ipotesi un capitalismo di rendita che accumula e che non investe, nella peggiore un capitalismo di rapina che depreda che non paga dazio… l’immagine è di un sistema a livello generale sempre più debole e asfittico, tendenzialmente corrotto o comunque corruttibile… la bancarotta etica che sconvolge il capitalismo è speculare alla questione morale che travolge la politica .”.
Amen.

Sorge un legittimo dubbio: ma  non sarà che quello che definiamo etico  sia il contrario, ovvero la vera anomalia del sistema?
Se così fosse ci libereremmo di colpo di tanti patemi, accettando la società hobbesiana e facendola finita di lamentarci…   
Organismi in lotta contro altri organismi per prevalere avendo come fine la sopravvivenza.

La migliore della settimana.  
Il disastro italiano è plasticamente rappresentato dall’aereo Alitalia fuori pista fatto sbianchettare di notte da qualche genio della comunicazione per non avere “cadute” d’immagine .  
Una sorta di “nascondiamo l’elefante sotto al tappeto” con il risultato di aver contribuito a rendere involontariamente un’immagine, invece tragica e ridicola, di un paese che ha perso anche la dignità di  riconoscersi fragile.

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