Staminali. I cittadini chiedono chiarezza sulle terapie

PESARO – Il Tribunale di Pesaro  decide  che Federico, di 26 mesi, può essere curato con cellule staminali del metodo Stamina. Una decisione di buon senso che consente il ricorso a terapie sperimentali e che riconosce al malato il diritto di decidere come curarsi (diritto fondamentale soprattutto quando non si ha la prospettiva di guarigione e sopravvivenza).

Purtroppo, rimangono non risolti i conflitti e le contraddizioni tra le diverse istituzioni responsabili e la comunità scientifica. Conflitti che recano danno in primo luogo al cittadino malato, che da un lato vede negato il proprio diritto alla salute, dall’altro non è sufficientemente informato circa i rischi, le responsabilità, gli interessi di parte, i doveri e gli obblighi delle istituzioni.
Perché il Ministro Balduzzi non chiede a Stamina di rendere pubblico il protocollo e di dare la precedenza all’obiettivo salute rispetto a quello del brevetto?
In un contesto così delicato è giusto non allentare la vigilanza “regolatoria” e non ricorrere a rigidi divieti ed esclusioni. 
Alla comunità scientifica ed agli organismi di controllo spetta il compito di fare chiarezza sulle prove di efficacia e sull’eventuale dannosità della terapia, delineando così un confine preciso tra scienza e “attese miracolistiche”.
L’obiettivo è quello di proteggere le famiglie dei malati, che si trovano in una condizione di particolare debolezza e vulnerabilità: queste ultime non possono essere lasciate in balia di cure miracolose e false speranze.

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