Mafia. Cinisi ricorda Peppino Impastato, a 35 anni dalla sua morte

PALERMO – Sono trascorsi 35 anni dal 9 maggio 1978, quando sui binari della ferrovia tra Palermo e Trapani, all’altezza di Cinisi, fu ritrovato il cadavere di Giuseppe Impastato, da tutti conosciuto come Peppino.

Il giovane attivista di Democrazia Proletaria, che con le sue ironiche invettive diffuse dalle frequenze di Radio Out, era riuscito a trasmettere un messaggio di legalità e di contrasto alla cultura mafiosa, fu prima ucciso e successivamente dilaniato da una bomba fatta saltare in aria dagli uomini di don Tano Badalamenti, storico capomafia di Cinisi. Negli anni il messaggio di Peppino Impastato, amplificato da un fortunato film del 2001, «I cento passi», ha continuato ad essere divulgato attraverso le diverse generazioni, grazie all’impegno di tanti giovani e delle associazioni nate proprio a Cinisi, in quei luoghi che furono teatro delle sue azioni di sensibilizzazione.

Per la sua morte, il 5 marzo 2001 la Corte d’Assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole, condannandolo a 30 anni. Mentre l’11 aprile del 2002, Badalamenti fu condannato all’ergastolo. Anche oggi il paese in provincia di Palermo ricorderà il suo «martire», con il tradizionale corteo in memoria di Peppino Impastato e di sua madre Felicia, che non si rassegnò mai alla morte del figlio denunciando a sua volta quella criminalità organizzata che glielo aveva strappato.

Sempre oggi, alle 12, il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta per ricevere da Giovanni Impastato, le firme raccolte per ottenere l’esproprio del casolare dove il fratello fu ucciso. Un rudere lasciato in completo stato d’abbandono, e nel quale si spera possa essere creato un luogo della memoria.

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