Giovanni Falcone. Da siciliana il suo ricordo mi è compagno…

ROMA – Un sollievo per chi l’ha amato, è ricordarlo così: col suo sorriso pieno di un “cambiamento possibile”. In quel sole tiepido che scalda la primavera siciliana, Falcone lavorava per la sua missione di uomo e salvatore della sua società. E’ il Maggio del 1992, ed era Maggio anche quando la sua terra gli regalò i natali.

Cresciuto nel quartiere della Kalsa, e poi a Corleone, Giovanni trascorse l’adolescenza tra le strade impervie di quei luoghi che la sua lotta d’idee avrebbe invaso. Conobbe in oratorio il suo fedele compagno, Paolo Borsellino. Condotto a Livorno per seguire la carriera militare, comprese da subito la sua passione per la giustizia. A Palermo, infatti, la sorella studiava giurisprudenza. Vinto il concorso in Magistratura nel 1964, dal 1966 per dodici anni fu sostituto procuratore e giudice presso il tribunale di Trapani. Iniziò ben presto, ad abbracciare i principi del comunismo. Si poneva il problema di combattere le disparità sociali e nel comunismo intravedeva la possibilità di appianare le sperequazioni. Scevro da ogni benché mai invasiva influenza politica, nel Luglio del 1978 tornò a Palermo, in tribunale.

All’indomani del tragico attentato al giudice Cesare Terranova (25 settembre 1979), cominciò a lavorare all’Ufficio istruzione. Rocco Chinnici, consigliere istruttore, gli affidò nel maggio ’80 le indagini contro Rosario Spatola, vale a dire un processo che investiva anche la criminalità statunitense. Da questa prima esperienza, Giovanni estese le sue analisi giuridiche a indagini patrimoniali e bancarie (anche oltre oceano), utili a comprendere gli omicidi di mafia che nei suoi anni di carriera erano molto frequenti. Alla morte di Chinnici, il 29 luglio 1983 ucciso con la sua scorta, lo sostituì Antonino Caponnetto, il quale riprese l’intento di assicurare agli inquirenti le condizioni più favorevoli nelle indagini sui delitti di mafia. Si costituì allora, il cosiddetto “pool antimafia”, lo stesso che nel decennio aveva cercato di combattere il fenomeno del terrorismo politico. Del gruppo faceva parte – oltre lo stesso Falcone e i giudici Di Lello e Guarnotta – anche Paolo Borsellino, che aveva condotto l’inchiesta sull’omicidio, nel 1980, del capitano del Carabinieri Emanuele Basile.Dal marzo del 1991 l’azione della magistratura nella lotta contro il crimine, rappresentò la condizione indispensabile del rinnovamento: la scelta di affidare il coordinamento delle procure distrettuali ai procuratori della repubblica si rivelò la più strategica. Alla silente classe politica, di cui la magistratura fu organo distaccato, il magistrato affrancava azioni atte a disturbare la piramide dei piani perfetti. Il 23 Maggio del 1992 400 kg di tritolo furono collocati in fustini pieni di esplosivo in un cunicolo di drenaggio sotto l’autostrada, nel tratto dello svincolo di  HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Capaci” Capaci, pronti a eliminare un pericoloso detentore di “verità”. Una strage progettata dall’allora capo dei boss Salvatore Riina, uccise il giudice, la moglie Francesca Morvillo  HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Schifani” Vito Schifani, HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Rocco_Dicillo” Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

Eppure la sua lotta alla mafia, in una cornice sociale universale, echeggia tuttora nitida. Debellare il silenzio di una Sicilia omertosa e di un potere sporco che la governa, ha costituito una svolta di “civilizzazione delle coscienze”. Morire per una verità è una missione che solo la sete di giustizia di alcuni uomini riesce a portare a termine. Io Giovanni lo ricordo così. Da siciliana, il suo ricordo mi è compagno memorabile di una storia che riscatta la mia terra di “quel puzzo del compromesso morale”. Da emigrante e quindi lontana dalla mia culla natia, legittimo la sua missione in un altrove della vita, che la mia coscienza, chiama “dignità identitaria”. Perché, badate bene, la giustizia NON è un’astrazione, è riproduzione di azioni concrete atte a dare alla società significanza, ordine, legittimazione. Con amarezza, spesso noto, che si è soliti evocare soltanto la bellezza geografica e fisica dei luoghi, senza scorgerne invece altre d’insenature. Oltre il bel mare e il caldo sole, a essere più bella è L’IDEA; la stessa idea che Giovanni, chiamava CAMBIAMENTO. Se si realizzasse, forse oggi, la mia Sicilia, avrebbe meno sangue e più sorrisi.

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