Asili nido. Le Coop sociali sul piede di guerra

La risposta di LegaCoopLazio al fatto Quotidiano

ROMA – Non ci è piaciuto il servizio realizzato da “Il Fatto Quotidiano” a proposito degli 8 nidi messi a bando dal Comune di Roma a 480 € a bambino. Non ci è piaciuto sia per il metodo che per  il merito.

Sul metodo
 
Se i cittadini romani fossero stati raggiunti solo dalla informazione messa in campo dal servizio de “Il Fatto Quotidiano” avrebbero avuto la percezione che su quella vicenda si stavano confrontando solo due posizioni quello della CGIL e quella del bravo e solerte imprenditore Domenica Crea. Quello che nel servizio non appare è che:

su 8 lotti si sono presentati solo 9 imprese perché la stragrande maggioranza di enti gestori, hanno ritenuto quelle tariffe insostenibili;

Legacoopsociali Lazio, a nome delle cooperative aderenti e con il sostegno di tante altre realtà ha fatto ricorso al TAR;

due realtà che avevano gestito in passato quei nidi non si sono ripresentati con la motivazione, provata dalla esperienza fatta, che le tariffe messe a base d’asta non consentono la sostenibilità economica del servizio;

decine di comunicati contro i bandi del Comune sono stati emessi in maniera trasversale, da parte di organizzazioni sindacali, imprenditoriali e di genitori.

Nel merito

E’ ormai ultranoto a tutti che i costi di un nido sono prevalentemente costi del personale e in quanto tali, incomprimibili.

C’è un autorevole studio del CNEL  che stabilisce che un costo equo si pone tra i 4 e i 6 €/ora a bambino.

Il che vuol dire per 8 ore al giorno, si parte da una base mensile di € 688,00. Inoltre il bando non è una vera e propria concessione perché:

non si rivolge a un mercato libero, ma ad una utenza selezionata dal pubblico.
non è plausibile la tesi del raggiungimento dell’equilibrio economico tramite i servizi aggiuntivi. Infatti, posto che tali servizi siano poi effettivamente realizzabili in un nido, anche considerando gli aspetti igienico-sanitari e/o i giorni e gli orari (al di fuori dell’orario del nido), il costo per la loro realizzazione sarebbe molto superiore ai ricavi attesi, per cui tale aspetto peggiorerebbe la congruità economica.
Tale tesi è confermata dall’esperienza di chi già ha gestito i nidi in concessione.

A tal proposito ci piace riportare le considerazioni fatte dalla responsabile di uno di questi enti:

“In generale – dice la testimonianza – credo che si possa affermare che a meno di aprire il nido la sera come pizzeria (!) non ci sia esperienza seria proponibile che possa andare a colmare le perdite, fosse anche quella di tenere aperto il nido nel mese di agosto come centro estivo.”

 

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