Per arrivare alla scoperta i ricercatori hanno sperimentato la nuova metodica, che analizza la frequenza delle onde elettromagnetiche (anziché la loro dimensione), su un gruppo di 20 pazienti affetti da SM. Secondo i risultati pubblicati sulla rivista Neurology la nuova tecnica permette di individuare i segni di danno tissutale indotto e le cicatrici della mielina almeno due mesi prima rispetto al metodo tradizionale.
“Questa tecnica tira fuori le sottili differenze nello sviluppo delle lesioni da SM nel corso del tempo – spiega Rauscher nel comunicato UBC – Poiché questa tecnica è più sensibile a questi cambiamenti, i ricercatori potrebbero impiegare studi molto più piccoli per determinare se un trattamento (come per esempio un nuovo farmaco) sta rallentando o addirittura bloccando la rottura della mielina.”