Università: boom di studenti italiani iscritti nelle facoltà dei Paesi comunitari

ROMA – Nell’ambito della comunità europea, Ue, sembra che da qualche tempo dall’Italia sia in corso una vero e proprio esodo di studenti verso le Università, private per lo più, dei Paesi comunitari.

Italiani quindi che partono da diplomati e ritornano in patria da dottori. Per lo più si tratta di giovani che si iscrivono ai corsi di Medicina. Una escamotage questo, probabilmente per aggirare i test d’ingresso previsti nelle Università italiane che limitano  fortemente le aspirazioni di tanti giovani. Tra i ventisette è la Romania al primo posto tra i Paesi comunitari scelti dagli aspiranti dottori che sembrano preferire soprattutto la facoltà di ‘Medicina Dentara’. I giovani che, dunque emigrano in Romania per motivi di studio, sono per lo più aspiranti dentisti.  Un vero e proprio boom se si considera che sono già circa mille gli studenti italiani che  stanno studiando odontoiatria negli atenei romeni dove, dopo sei anni, si può conseguire una laurea valida in tutta Europa, Italia compresa.

 

Come scoglio per l’accesso dei test valutativi, basati però, su conoscenze minime, e non certo come gli odiatissimi test d’ingresso previsti nelle Università italiane. Il timore è che però, questo nuovo modo di intraprendere la carriera universitaria possa aprire la strada a speculazioni. La scelta dell’Università dove iscriversi è basilare. Questo, in quanto non tutte offrono dei corsi seri e qualificati. Addirittura quelle più serie hanno stabilito che prima dell’iscrizione sia obbligatorio seguire un corso preparatorio di lingua romena organizzato dall’ateneo stesso. Un corso che si conclude con un esame da sostenere presso l’Università statale di Lingua e Letteratura di Bucarest. Se lo si supera si accede ai corsi diversamente si deve riprovare. Le statistiche dicono che circa il 40 per cento dei candidati deve provarci almeno due volte. Una volta superato le prove di ammissione si accede ai corsi il cui costo, che prevede la frequenza obbligatoria, è di 3 mila euro l’anno per sei anni. Alla fine si consegue la laurea in odontoiatria. Il motivo che spinge molti giovani italiani a scegliere questa strada per laurearsi in medicina è che la maggior parte di loro sono figli di dentisti con studi già avviati e dopo avranno davanti un’autostrada tutta in discesa. Però, come in tutte le cose che lasciano spazio a trafficoni si rischia che si possa aprire un nuovo mercato delle lauree facili che si vada poi, ad aggiungere al già fiorente giro di lauree false, particolarità propria dei Paesi dell’est Europa. Ci sono già informazioni in merito a Università dove si seguono corsi senza obbligo di frequenza e che facilitano al massimo gli studenti, ma che poi, non danno garanzie formative.

 

A discapito questo, di chi poi, ha ‘seriamente’ studiato. Informazioni che si vanno ad aggiungere a quelle già in possesso del ministero della Salute. In passato si sono registrati casi di laureati italiani che non avevano frequentato i corsi in Romania e non conoscevano nemmeno la lingua. Su come avessero potuto sostenere esami e discutere la tesi non si è ancora capito. Per fortuna il Ministero della Salute, che è l’organo deputato al riconoscimento del titolo di studio in Italia è molto vigile e scrupoloso.  Essendo infatti, la Romania uno dei 27 Paesi dell’Unione europea, esiste l’obbligo di riconoscimento della laurea in tutti gli altri Paesi comunitari e quindi anche in Italia. Il ministero quindi onde evitare di abilitare falsi medici o dentisti da tempo esegue un’attenta verifica del percorso formativo e delle metodologie. Si tiene conto prevalentemente di alcuni parametri: la presentazione del percorso formativo, il piano di studi, la conoscenza della lingua. Se si riscontrano anomali il ministero blocca le procedure di riconoscimento. “Niente contro le lauree conseguite all’estero, ma attenzione massima e controlli accurati contro ‘lauree facili’ e corsi irregolari”. Questa è la posizione ufficiale del ministero della Salute riguardo al fenomeno dei giovani che dall’Italia, per ‘aggirare’ i test d’ingresso nelle Università italiane, si iscrivono ai corsi degli atenei privati di altri Paesi europei. Sul fenomeno le opinioni sono molto discordanti ma vertono tutte su un unico fattore. Da tempo sia l’associazione professionale sia le associazioni universitarie chiedono che in un modo o in un altro sia varata una giusta regolamentazione. “Contro il fenomeno del ‘turismo delle lauree’ serve una direttiva dell’Unione europea che regoli in tutta Europa l’accesso alle università pubbliche e private. Senza disparità tra Paese e Paese”, ha dichiarato in merito Gianfranco Prada, presidente dell’Associazione nazionale dentisti italiani, Andi. Mentre, Carlo Mazzei, responsabile Associazione universitaria ‘Studenti Democratici’, ha affermato: “Il fenomeno delle iscrizioni ai corsi di laurea di Medicina all’estero è figlio del numero chiuso che c’è qui in Italia. Numero chiuso su cui noi non diamo un buon giudizio, perchè’ lede la libertà del libero accesso ai corsi di studio. E questo vale per tutti le facoltà, non solo per Medicina”. “Bisognerebbe stimolare i ragazzi fin dalle scuole medie e superiori verso materie che apparentemente hanno meno ‘appeal’. Qui in Italia abbiamo ad esempio difficoltà a trovare ingegneri, matematici e fisici. Insomma bisognerebbe far capire ai giovani che fare il fisico non è meno bello e gratificante di fare il medico o il notaio. Ma il camice bianco rappresenta ancora uno status symbol”, ha spiegato Mazzei.

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