BBC Afrique intervista Roberto Malini sulla visita del papa a Lampedusa

MILANO – Il giornalista Samba Dialimpa Badji intervista Roberto Malini per la BBC Afrique, a proposito della visita di Papa Francesco a Lampedusa. Qui di seguito, il testo in italiano della conversazione (che si è svolta in francese).

BBC Afrique: Cosa rappresenta questa visita del papa per i migranti a Lampedusa?

Roberto Malini: Papa Francesco è molto atteso nell’isola, perché i migranti sono attualmente in condizioni difficili, si sentono abbandonati e temono il futuro. Purtroppo questa è una visita preparata e il mondo non vedrà le violazioni dei diritti dei profughi né la loro condizione tragica. I migranti sanno che da Lampedusa verranno inviati verso centri inadeguati e sovraffollati. Alcuni verranno deportati nei paesi da cui sono fuggiti. Chi riceverà asilo, vivrà come un mendicante, senza diritti. I migranti sperano che la visita del papa richiami l’attenzione del mondo sulla loro tragedia.

BBC Afrique: Ritiene che questa visita potrà favorire una presa di coscienza sulla situazione a Lampedusa?

Roberto Malini: Penso che il pontefice abbia fatto una scelta apostolica, una scelta di civiltà. Con questa visita, il papa dice che il mondo deve accorgersi degli ultimi, dei perseguitati. Che non bisogna continuare a nascondere la sofferenza, a fare finta che le nazioni europee, fra cui l’Italia, siano giuste e solidali con gli emarginati e i poveri. Papa Francesco chiede che si lavori tutti insieme perché chi soffre venga accolto e non perseguitato. Ritengo che si potranno ottenere risultati importanti se alla visita del papa seguiranno altre azioni, sia da parte della chiesa che da parte della società civile. Attualmente troppe persone speculano sulla sofferenza dei profughi. I politici li trasformano in invasori per ottenere consenso. Molte associazioni ricevono fondi, ma li sprecano o li utilizzano per fini non umanitari.

BBC Afrique: Qual è la situazione attuale nell’isola?

Roberto Malini: Il mio Gruppo aveva lanciato un allarme, l’inverno scorso, al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa. Abbiamo denunciato la mancanza di soccorsi in mare, le cattive condizioni di accoglienza, l’impossibilità per la società civile di ottenere il rispetto del diritto alla protezione internazionale, la mancanza di programmi di sostegno per migranti e profughi. Il Parlamento e il Consiglio ci avevano promesso soluzioni concrete, che avrebbero dovuto essere attuate prima dell’estate. Purtroppo, invece, non è stato fatto nulla. I profughi vengono bloccati in Libia e in tutto il nordafrica, a causa degli accordi stipulati dal governo italiano con queste nazioni. I viaggi in mare sono pericolosi e tanti migranti perdono la vita. L’accoglienza è inadeguata e i centri di raccolta sono luoghi di dolore, sovraffollati e disumani. Da parte nostra, continuiamo a denunciare una situazione inaccettabile e continuiamo a chiedere il rispetto delle convenzioni che tutelano i rifugiati. Chiediamo civiltà e non xenofobia.

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