Sogno di una notte di mezza estate. Settimana dal 28 Iuglio al 4 agosto

Fa un caldo terribile.  Perturbazioni africane e venti del deserto coprono l’intero paese.
Le temperature schizzano in alto.

L’afa rallenta i movimenti e i pensieri e anche di notte, non accenna a diminuire.
Si sta immobili nel letto in direzione del ventilatore stentando a prendere sonno. Poi a notte adulta, seppur ansimanti e sudati, si sprofonda nel lago calmo del sonno. E se si è fortunati nel bel mezzo di questa estate tropicale può capitare di iniziare a sognare.

Ed eccolo, dapprima tremolante poi sempre più nitido il comporsi del mio personalissimo sogno.
Sono in una aula di un tribunale. I giudici della sezione feriale della Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, hanno emesso il loro verdetto: confermate le condanne per frode fiscale a carico di Silvio Berlusconi e degli altri tre imputati del processo Mediaset, gli ex dirigenti di Mediaset Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto e il produttore cinematografico Frank Agrama.
Sei anni  anni di reclusione per Berlusconi: cancellati immediatamente (con un decreto legge di urgenza) i tre anni coperti da indulto. Dovrà scontare la pena con la tabellina del due.
Due di domiciliari (ma non nelle sue ville, sarebbe troppo comodo, ma in un monolocale a Tor Bella Monica) due con l’affidamento ai servizi sociali (rieducazione musicale per aver contribuito alla composizione del motivetto “meno male che Silvio c’è”) due di carcere libico per riassaporare l’atmosfera del “bunga bunga”  e per aver contribuito con le sue televisioni al degrado culturale dell’Italia.
Inoltre la Cassazione, dopo averci pensato un po’ su, ha confermato l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Per testimoniare lo sconcerto del popolo della libertà, le televisioni riportano gli interventi della Santanchè, della Carfagna, di Ferrara, della Mussolini, di Verdini, di Rotondi, di Brunetta e di Capezzone senza audio e con sottotitoli in parsi per non turbare la coscienza civile e democratica del paese.
Le immagini vengono precedute dal cartello “attenzione stiamo per trasmettere contenuti che potrebbero urtare la vostra sensibilità” e “se questa trasmissione viene vista da un minore è consigliabile la presenza di un adulto che non abbia votato a destra negli ultimi anni…”.

Il Cavaliere accetta di buon grado la sentenza, non polemizza e sceglie di iniziare il suo calvario dall’affidamento ai servizi sociali. Si affaccia dal balcone di Palazzo Grazioli e confessa al popolo lì sotto assiepato, che si ritira dalla vita politica: “In questi anni ho pensato solo ai miei interessi e a salvare le mie aziende e il culo, ora sono stanco, scusatemi se vi ho preso per i fondelli da venti anni a questa parte ma era necessario… È ora di partire… a proposito un messaggio a tutti quelli che mi hanno omaggiato in questi anni: da domani trovatevi un lavoro…” .
Francesca Pascale gli mette comprensiva una mano sulla spalla, gli asciuga il cerone che inizia a colare giù dalle guance e lo accompagna dentro come una nipotina fa con il proprio nonno che deve mestamente fare una pausa in bagno.

Solo l’agente segreto James Bondi non si rassegna e inneggia solitario alla guerra civile.  Viene rintracciato a tarda notte e sedato da una pattuglia della Municipale.
Sallusti muore investito dalla propria macchina del fango. Ferrara viene sgonfiato e riposto in un armadio. Brunetta corre da Napolitano, chiede scusa di tutto e si pente di tutte le cazzate dette in nome del Cavaliere.
Napolitano scuote comprensivo il capo e gli offre di fare il nanetto nei giardini del Quirinale.  Brunetta sorride e accetta.
 
Il Pd tira un sospiro di sollievo. Letta esce dal rifuglio anti atomico. Domani è un altro giorno.
Forse l’talia ce la farà a diventare un paese normale.

Ma il caldo stanotte è davvero terribile.
Spalanco gli occhi.
Non c’è più verso di dormire.
Ho fatto un bel sogno, non c’è che dire e non vedo l’ora che venga l’alba per raccontarlo a mia moglie e a mio figlio.

Ma l’alba arriva e con l’alba anche la dura realtà: apro i giornali del mattino.

“… Dopo la condanna definitiva decisa dalla Cassazione per Silvio Berlusconi, si dispiegano con geometrica potenza l’improvvisa drammatizzazione del suo ricatto politico e la messinscena mediatica della Grande Banalizzazione dei suoi processi penali. Il ricatto è ultimativo, e chiama in causa il Quirinale: o mi date un salvacondotto, o salta tutto. La banalizzazione è suggestiva, e chiama in causa le coscienze: ho salvato il Paese dai comunisti, quindi sono innocente per definizione.
In qualunque altra democrazia occidentale non ci sarebbe altro da aggiungere. Il condannato prende atto, e sconta il suo debito con la giustizia, pagandone tutte le conseguenze. Comprese quelle politiche, se ne esistono.

Solo in questa Italia, narcotizzata dalla propaganda mistificatoria ed egemone di una destra autocratica e populista, può succedere che il carnefice si spacci per la vittima. Solo in questa Italia, lobotomizzata da una “guerra dei vent’anni” combattuta da un conducator che si pretende sempre e comunque legibus solutus, può succedere che il “pregiudicato” si rappresenti come il “perseguitato”. Ed è dunque in nome di questa colossale manipolazione che una verità processuale ormai certificata può essere “venduta” sul mercato politico e veicolata nel discorso pubblico come una banale falsità, che se pure macchia la fedina penale del leader non indebolisce la sua immagine sacrale e la sua tempra morale. Al contrario. I tribunali della Repubblica hanno stabilito che Berlusconi ha frodato il fisco per creare fondi neri, secondo uno schema collaudato che gli è servito e gli serve da decenni per corrompere politici, giudici e finanzieri. Ma questo, per i Grandi Banalizzatori in servizio permanente effettivo, non conta nulla. La sentenza (ancorché definitiva, fattuale e soprattutto documentale) è un groviglio di parole ridotte a gusci vuoti, sulle quali non vale neanche la pena fermarsi a riflettere. Non vale la pena provare a capire cosa, come e perché è successo tutto questo, a un ex presidente del Consiglio di questo Paese.

Anzi, proprio questa sentenza di condanna (manomessa e trasformata nel suo contrario) è usata per paradosso a rafforzare la legittimità politica del Cavaliere, che di fronte ai suoi scudieri e ai suoi elettori torna ora a parlare di voto anticipato. Com’era ovvio e prevedibile la “pacificazione”, pilastro ideologico del governo di “unità nazionale”, era solo un pretesto posticcio: quasi la prosecuzione dell’impunità con altri mezzi. Per lo Statista di Arcore non vale l’interesse nazionale, ma solo quello personale. E dunque, come spiega ai suoi gruppi parlamentari, a questo punto conviene andare alle elezioni al più presto, “per vincerle” e per fare finalmente quella “riforma della giustizia” che non serve agli italiani, ma serve solo a lui. Una riforma che non garantisce più attenzioni agli imputati, ma promette più sanzioni ai magistrati.

In questo scenario, ragionare ancora sulle prospettive del governo Letta non ha molto senso. L’orizzonte politico, spaziale e temporale, si restringe ineluttabilmente. Era nelle cose, e solo chi si è lasciato e si lascia ancora ammaliare dalla Grande Banalizzazione poteva non vederlo. Verranno ore drammatiche… “

Chiudo gli occhi.
Il sogno si è trasformato in incubo.
Ed è solo mezza estate…

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