Yara e Sarah. Vittime della ‘malattia invisibile’

ROMA – Certamente i casi di Sarah Scazzi e di Yara Gambirasio non possono essere accomunati dallo stesso movente.

La prima è stata vittima di un delitto maturato in un ambiente familiare contiguo al proprio, vale a dire la famiglia degli zii Cosma/Misseri, ostile alla ragazza per motivi di invidia e di gelosia. La seconda è stata, presumibilmente vittima di qualcuno che conosceva, e il movente è quasi senza dubbio di natura ‘sessuale’.

Mettiamo la parola ‘sessuale’ tra virgolette perché, in realtà, la violenza che solitamente viene definita con quell’aggettivo non ha nulla di sessuale: si utilizza la genitalità solo per distruggere l’identità sessuale della vittima. L’atto di violenza genitale ha come matrice la pulsione di annullamento verso il diverso da sé: che la violenza sia perpetrata su un bambino, su una bambina o su una donna non cambia la sostanza dell’intenzionalità inconscia distruttiva. Il violentatore utilizza la genitalità perché consciamente o inconsciamente ‘sa’ che è il mezzo sicuro per distruggere la sessualità futura, nel caso di un bambino, in divenire, nel caso di un adolescente, o presente nel caso di una donna.

Sarah Scazzi e Yara Gambirasio sono state uccise da uno o più malati di mente, è questo che accomuna i due delitti, oltre al fatto della giovanissima età delle due ragazzine.
Nel titolo dell’articolo accenniamo alla ‘malattia invisibile’, vale a dire alla malattia psichica che sovrintende questi delitti. Con questo non si vuole certamente deresponsabilizzare gli assassini delle due ragazze, si vuole soltanto affermare, che questi omicidi non possono trovare il loro nutrimento né nelle ‘demoniache forze del ‘male’, né in uno stato di sanità mentale.
Ci preme sottolineare questi aspetti, come abbiamo già fatto negli articoli precedenti, con l’ausilio di esperti della psiche, perché vorremmo fare qualcosa per scardinare una cultura che ripete acriticamente dogmi religiosi e deliri freudiani come se fossero verità scientifiche.
Può sembrare assurdo ma il problema culturale da affrontare è quello della credenza, pervicace, che tutti gli esseri umani sono, o malati di mente, come dicono gli apologeti di Freud, oppure hanno dentro di sé il ‘male’ come ricordano dai pulpiti ogni santo giorno i religiosi.

Tutto questa ‘cultura’ naturalmente diviene una vulgata ripetuta ad ogni angolo della via anche dal salumiere o dal giornalaio sotto casa. Questi concetti asociali vengono assorbiti fin dalla tenera età e vanno a far parte del pensiero di chi ne è sottoposto. L’immagine è quella delle madrase mussulmane dove viene fatto ‘studiare’ ai bambini il Corano, a memoria, a suon di bastonate. Provate poi a dire a uno di questi ragazzini divenuti uomini, rinunciando alla loro ribellione, alla loro profonda identità umana e alla loro vitalità, che ciò che è stato instillato loro con la violenza è una favola. Sarà un’impresa ardua. Lo stesso vale per i cristiani, dove la violenza non è più fisica, ora, ma psichica.
Ma certamente i maestri del pensiero occidentale e gli  individui in abito talare sono i principali colpevoli perché dall’alto dei loro scranni diffondono il Domini verbis e i suoi derivati vale a dire il verbo freudiano, junghiano ecc..  Generalizzando, potremmo dire che la ‘fascinazione’, di questi metre-a-penser, sulla società civile, è certamente ascrivibile al fatto che la maggior degli individui delle polis occidentali, per ragioni ambientali e non genetiche, sono segnati dall’alienazione religiosa che li rende facili prede di chi mostra loro una sapienza tronfia della propria potenza culturale, che annichila anche la più piccola ribellione vitalistica. Chiaro è che ci sono eccezioni e isole di resistenza e ribellione a questa cultura dominante altrimenti non saremmo qui a scrivere.
Ma vediamo un po’ cosa dicono questi alfieri del peccato originale e del Male, interno, sin  dal concepimento, nell’essere umano.
In pool position troviamo un insospettabile, Eugenio Scalfari, – La Repubblica 11 marzo 2008 – che con il suo solito fare affabulatorio, del tipo, “qui lo dico e qui lo nego” ci fa participi del suo ‘alto pensiero’ sull’invisibile realtà umana: “Malgrado le incongruenze del resoconto biblico, il peccato originale grandeggia al centro della storia dell’ uomo, ne costituisce il marchio distintivo sia per chi è animato dalla fede sia per chi non ne ha affatto. Io non sono credente e il mio cielo è vuoto di presenze trascendenti. Eppure anch’io sono fermamente convinto che il peccato originale sia il marchio che ci distingue dal resto dei viventi che ci circondano. Noi siamo infatti la sola specie che ha perso l’innocenza. Noi siamo tutti colpevoli, battezzati o non battezzati, credenti o non credenti. Il peccato è la nostra condanna.”

Ma come, caro Eugenio, proprio tu che hai inscritto nel tuo nome l’aggettivo di ‘ben nato’ straparli di bambini nati male con tanto di peccato originale? Dici di non essere credente e poi credi che i bambini nascano, come dice il tuo maestro Freud, ‘polimorfi perversi’?

Tornando al caso di Yara Gambirasio, sentiamo come la pensa sugli esecutori materiali dell’omicidio della ragazza, la preside della scuola media delle Orsoline, frequentata dalla ragazza uccisa, suor Carla Lavelli: “Io parlerei piuttosto della banalità del male. Il male è in mezzo a noi e dentro di noi. Non basta colpevolizzare qualcuno bisogna lavorare perché questo male che è dentro di noi non sfoci in atti di questo genere”.

Poi girando tra giornali e televisioni leggiamo ed ascoltiamo altri deliri mistici: “la linea di demarcazione tra vittima e carnefice è molto sottile”. Vale a dire che tutti noi siamo un po’ dottor Jekyll e un po’ mister Hide, e che, tutto sommato, Yara era complice del suo carnefice.

Ma c’è di peggio. Troviamo su un blog cattolico frasi come questa: “Amiamo dimenticarci, del nostro originario male. Dimenticarcene fino a non capire più che bisogno c’era di un Dio che morisse in croce per salvarci. L’abisso aperto su un campo in questo freddo inizio di primavera ci ricorda quanto profondo è il male. E non capiamo e pretendiamo di capire, e dubitiamo di Dio davanti a una bambina uccisa. Servisse almeno, questo strazio, a suscitare una disarmata preghiera, parole umili di figli che i nostri figli non devono disimparare: liberaci, Padre, dal nostro male”.
Abbiamo raccolto faticosamente queste inverosimili testimonianze per dimostrare quanto la cultura nella quale siamo immersi sia impregnata dell’idea delirante che pervicacemente afferma che la natura umana è naturalmente perversa dalla nascita a causa del peccato originale: il bambino è un mostro solo per il fatto che è stato concepito da un peccato. Un bambino, ma si, anche quello che state amorevolmente allattando è, secondo la dottrina cattolica e secondo Freud, un ‘polimorfo perverso’, perché dentro di lui c’è il ‘male’ e solo la ragione e la religione possono, se non debellarlo, almeno tenerlo a bada.

Questa faccenda assomiglia un po’ alla truffa delle industrie farmaceutiche le quali inventano, ex novo, malattie psichiche, come la ‘sindrome mestruale’, per vendere il rimedio in pillole.
La stessa cosa fanno questi ‘maestri del pensiero’ in sottana sacerdotale o in giacca, cravatta e studio con foto dello ‘scopritore dell’inconscio’: il ‘male’ va ‘curato’ con l’acqua santa, che tiene a bada il demonio, e/o con il ‘super io’ freudiano.  Il gioco è fatto: l’invisibile, che diviene visibile con il comportamento criminoso dell’omicida, è il male che non si è saputo tenere all’interno di sé. La guarigione si ha o pregando ogni giorno “dio liberaci dal male”, o andando dagli strizzacervelli freudiani che, a fior di bigliettoni, aiutano i malcapitati clienti, a tener buona la bestia che risiede negli esseri umani da tempo immemorabile e che viene tramandata geneticamente dagli avi scimmie, tigri, lupi feroci ecc. ecc. amen. E così via: un delirio mistico e un concetto freudiano, un frase senza senso e una favoletta per decerebrati.

Siamo di fronte ad un Moloch culturale quasi impossibile da superare. Di fronte a fatti drammatici, come quello delle due adolescenti uccise da chi non poteva essere sano di mente, ci troviamo sempre di fronte a queste credenze radicate che si esplicitano in queste frasi demenziali. Da sempre la ragione ha demandato alla religione, e ai suoi guardiani laici, il controllo ed il governo della realtà umana invisibile, vale a dire l’irrazionale con le sue passioni, i suoi affetti, e anche il suo desiderio per l’altro da sé. La ragione e la religione sono d’accordo nel definire l’irrazionale naturalmente perverso o preda del ‘male’: la ragione decidendo che l’irrazionale è a-ragione e quindi solo bestialità, che si manifesta, solo, con la pazzia manifesta; la religione decidendo che l’irrazionale invisibile è dominio del ‘male’ e quindi del demonio.

L’invisibile umano, in realtà, non è né animale, né demoniaco, è solo ciò che nell’essere umano non è, immediatamente, percepibile sensibilmente. È qualcosa che è celato ai più che hanno perduto la capacità di sentire e di ‘vedere’, al di là della figura e del comportamento, la vera realtà umana di coloro che gli stanno vicino. E così scacciano quelli che sono diversi somaticamente, e non rifiutano quelli che, pur perfetti nel comportamento,  si sono ammalati e si servono di ragione e di religione come una gabbia di contenzione, che quando si rompe…
Corona è senza dubbio, nella figura un uomo che molti definirebbero piacente, sembra che anche una certa Belen lo percepisca in questo modo, eppure egli è quello che è, abbiamo visto ad Avetrana quello che ha fatto, ma ancora pochi vedono dentro di lui l’immagine corrotta ed orribile come ne ‘Il ritratto di Dorian Gray’.

Sulle strade delle nostre città non camminano né angeli né orchi, né santi né diavoli; camminano accanto a noi persone sane e persone malate. Quelle malate sono una minoranza, si calcola all’incirca il 6/7% della popolazione, prova ne è l’elevatissimo utilizzo degli psicofarmaci e il fatto che tra pochi anni la malattia più diffusa ed invalidante sarà la depressione. Quindi dire che dentro ogni individuo si nasconde il male o la malattia mentale geneticamente predisposta, è, non solo una cattiveria ma una vera e propria percezione delirante della realtà umana. È certamente vero che, nei limiti descritti, vi sono moltissime persone malate; è anche chiaro però che, non essendo la malattia mentale organica, ma malattia di rapporto, questi malati si possono in gran parte curare, soprattutto se presi nel primo manifestarsi della malattia, con la psicoterapia fatta da medici psichiatri e psicologi che non solo conoscano bene la psiche umana ma abbiano una propria realtà mentale non alterata.
Nei precedenti articoli contenuti nella nostra rubrica ‘Cronache dal sottosuolo’,  alcuni psichiatri e psicologi, rifacendosi alla ‘Teoria della nascita’, dello psichiatra Massimo Fagioli,  hanno spiegato meglio di noi le dinamiche psichiche che sottintendono alla malattia mentale e la loro cura. È chiaro però che finché la malattia mentale verrà percepita dalla cultura come animalità o come ‘male’ non si potrà mai pensare ad una cura. Avete mai visto un coccodrillo guarire dalla depressione o un diavolo dalla schizofrenia?

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