Caritas. Aumenta l’immigrazione, sale la paura del diverso. In calo gli irregolari

Eurostat : “Con  immigrazione zero l’Italia in mezzo secolo perderebbe un sesto della sua popolazione

ROMA – Gli immigrati regolari sono aumentati di 20 volte rispetto a dieci anni fa e ora sfiorano i 5 milioni di presenze nel 2010. E’ quanto emerge dal XX rapporto sull’ immigrazione della Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes. Tuttavia assieme all’incremento dei cittadini extracomunitari sale anche la paura e la diffidenza verso coloro che di fatto provengono da altre culture. Milano risulta essere la città con la maggior concentrazione di immigrati con 407mila persone, mentre a Roma ne vivono poco più di 405 mila.

Il primato regionale, invece, spetta alla Lombardia con un totale di 928.225 presenza. In pratica un immigrato su quattro vive in questa regione. A seguire il Lazio  con 497.940, poi il Veneto con 480.616 e l’ Emilia Romagna con 461.321, mentre il Piemonte e la Toscana stanno un pò al di sotto rispettivamente con 377.241 e 338.746 presenze.
La comunità più numerosa si conferma quella romena (21%), segue l’albanese (11%), la marocchina (10,2%).

I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri nel corso del 2009 sono stati 77.148 (21mila in Lombardia, 10mila nel Veneto e in Emilia Romagna, 7mila in Piemonte e nel Lazio, 6mila in Toscana, almeno mille in tutte le altre regioni italiane, fatta eccezione per il Molise, la Basilicata, la Calabria e la Sardegna. Queste nascite incidono per il 13% su tutte le nascite e per più del 20% in Emilia Romagna e Veneto. Se si aggiungono altri 17.000 nati da madre straniera e padre italiano, l’incidenza sul totale dei nati in Italia arriva al 16,5%. Il numero sarebbe ancora più alto se considerassimo anche i figli di padre straniero e madre italiana, per quanto tra le coppie miste prevalgono quelle in cui ad essere di origine immigrata è la donna (nel 2008 erano 23.970 figli nati da coppie miste in Italia, 8 su 10 da padri italiani e madri straniere). Altro dato significativo del rapporto: 572.720 (il 13%) dei residenti stranieri sono di seconda generazione. Si tratta per lo più di bambini e ragazzi nati in Italia, nei confronti dei quali l’aggettivo ‘stranierò è «del tutto inappropriato», osserva il dossier. Gli iscritti a scuola sono 673.592 (7,5% degli studenti). Nel 2009, sono stati censiti 6.587 minori non accompagnati dei quali 533 richiedenti asilo, per lo più maschi (90%) con età fra i 15 e 17 anni (88%); per questi, «non sempre, al raggiungimento dei 18 anni, le condizioni attuali (3 anni di permanenza e 2 di inserimento in un percorso formativo) consentono di garantire loro un permesso di soggiorno».

Gli irregolari, invece,  sono tendenzialmente in calo (lo scorso anno le stime ipotizzavano circa un milione) e ciò è dovuto agli effetti dell’ultima regolarizzazione (300 mila) oltre al fatto che la crisi economica ha attratto di meno gli immigrati. All’origine dell’illegalità non ci sono gli sbarchi ma l’entrata legale. Ossia arrivi per turismo, affari, visita e altri motivi che una volta scaduti diventa clandestinità. Il rapporto ribadisce che il «rigore»contro la clandestinità «va unito al rispetto del diritto d’asilo e della protezione umanitaria, di cui continuano ad avere bisogno persone in fuga da situazioni disperate e in pericolo di vita». Rispetto ai «flussi imponenti, e non eliminabili, anche la punta massima di sbarchi raggiunta nel 2008 (quasi 37 mila persone) è ben poca cosa. Risulterà inefficace il controllo delle coste, come anche di quelle terrestri, se non si incentiveranno i percorsi regolari dell’immigrazione». Ciò – prosegue il rapporto – «induce a pensare in maniera innovativa la flessibilità delle quote, le procedure d’incontro tra datore di lavoro e lavoratore». Riferendo un dato di Eurostat secondo il quale con ‘immigrazione zerò l’Italia in mezzo secolo perderebbe un sesto della sua popolazione, la Caritas sottolinea che «l’agenda politica è chiamata a riflettere sugli aspetti normativi più impegnativi, come quelli riguardanti la cittadinanza e le esigenze di partecipazione di questi nuovi cittadini, in particolare se nati in Italia».

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