Forconi. La protesta continua

Ormai da diversi giorni l’Italia è teatro di manifestazioni. L’ insurrezione, che va da nord a sud della Penisola, è chiamata la Protesta dei Forconi.

Il Movimento prende piede lo scorso 2012 in Sicilia, e nasce come una ‘’Associazione di allevatori, agricoltori e pastori stanchi del disinteresse quando non del maltrattamento da parte delle istituzioni’’ , frase che campeggia sul sito Facebook del Movimento.

È per definizione un movimento apartitico, slegato da ogni sigla sindacale poiché mosso proprio da malcontento nei confronti della politica italiana in generale.

Il Movimento è riuscito a diffondersi in modo capillare dalla Sicilia non solo tra agricoltori e allevatori ma anche tra gli autotrasportatori,categoria che sta mettendo in allarme l’intero paese con blocchi e marce lentissime sulle autostrade, ma anche gente comune,studenti delle superiori e universitari, mano a mano la protesta ha trovato adesioni tra disoccupati, piccoli commercianti, giovani e precari.

Obbiettivo principale del Movimento è quello di far cadere il governo Letta, un governo ,secondo uno degli organizzatori del Movimento, Mariano Ferro, ‘’che non fa gli interessi del popolo’’.

I Forconi chiedono uguaglianza, giustizia, la restituzione del lavoro e la serenità.

I Forconi si definiscono un movimento aperto al dialogo e pacifico, determinato, forte delle massicce adesioni, purtroppo non è facile però identificare chi ne faccia realmente parte.

Questo è uno dei principali motivi per cui, alla vigilia della manifestazione per eccellenza organizzata dal Movimento e prevista per mercoledì 18 a Roma, i Forconi hanno subito uno scisma.

Gli organizzatori e portavoce del Movimento –Ferro e Chiavegato-  hanno infatti spiegato i motivi per i quali si dissoceranno dalla manifestazione in piazza del popolo a Roma, gestita invece da un altro degli organizzatori, Calvani.

Ferro e Chiavegato hanno dichiarato che si dissociano da alcune dichiarazioni che non avrebbero nulla a che fare con i motivi della protesta, inoltre parlano di ‘’aria pesante’’ poiché come già successo nei giorni precedenti a Roma, si sono infiltrati affiancandosi ai Forconi, elementi di CasaPound. Ferro e Chiavegato temono strumentalizzazioni e facendo un passo indietro chiedono un dialogo con il Presidente, dichiarano che probabilmente una manifestazione a Roma ci sarà prima di sabato ma non a Piazza del Popolo.

Calvani replica che la volontà degli altri organizzatori è quella di formare un partito, poiché la convocazione di Letta per iniziare un dialogo era stata respinta e che la manifestazione di domani ci sarà alle 15 a Piazza del Popolo e sarà pacifica.

È vero però che visto il gran numero di consensi alla protesta molti personaggi politici –da Berlusconi a Grillo- si sono dichiarati ‘’al fianco’’ dei Forconi cercando di cavalcare l’onda.

Netta è invece la risposta del ministro degli Interni Angelino Alfano, che ha assicurato ‘’lo Stato metterà tutta la forza necessaria’’ contro i più estremisti e violenti del Movimento.

Si temono scontri soprattutto con gli attivisti di CasaPound che probabilmente scenderanno in piazza per chiedere la liberazione del vicepresidente della formazione di estrema destra,Simone Di Stefano,  arrestato perché stava togliendo la bandiera UE dalla sede di via IV Novembre per sostituirla con il tricolore. Per lui tre mesi di carcere e una multa di cento euro.

Di tutta risposta Calvani replica ‘’ci vogliono far passare per violenti, estremisti e mafiosi. Non è così. È il popolo arrabbiato e desolato che è sceso in piazza. Gli estremisti non hanno nulla a che vedere con noi.’’

È infatti facile ipotizzare che ci sia un coinvolgimento mafioso poiché i Forconi suscitano l’interesse di Cosa Nostra, che detiene il controllo sui trasporti su gomma in gran parte dell’ Italia. 

Già infatti nel 2012 era stato dimostrato un coinvolgimento con la mafia durante la prima protesta dei Forconi in Sicilia.

Insomma tra infiltrazioni e divisioni interne la protesta dei Forconi indubbiamente arranca nel raggiungere i suoi obbiettivi anche se per ora non sembra destinato a spegnersi facilmente il fuoco insurrezionale.

 

 

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