Incidenti stradali. In 6 anni i pirati della strada causano 653 morti

ROMA – 653 morti in sei anni, per mano di pirati della strada. È questo il primo, indissolubile dato che emerge dall’analisi dei bollettini delle ultime sei annualità dell’Osservatorio il Centauro – Asaps sulla Pirateria Stradale, che si occupa di raccogliere le informazioni relative alle omissioni di soccorso e fuga e di analizzarle.

Alle 653 vittime si devono aggiungere i 4.168 eventi e 4.943 feriti. Dunque, una macro-emergenza, che è purtroppo sottostimata perché nessuno, a parte la nostra associazione, si è mai preoccupato di monitorare un fenomeno criminale così violento. Tanto per fare un paragone, la ben nota encefalopatia spongiforme bovina, nota agli studiosi come il morbo di Cruetzfeldt-Jakob e a tutti noi come la Mucca Pazza, ha provocato la morte, nell’ultimo quarto di secolo, di 207 persone in tutta Europa. 

I pirati vengono presi, ma non sempre. Pensate che nei 6 anni della rilevazione, solo 2.711 (65%) sono stati identificati, lasciando 2.233 casi aperti. Il 26,4% dei pirati identificati è risultato in stato di ebbrezza alcolica cioè 716 episodi, un dato che corrisponde anche a 172 delle 653 vittime totali e riconducibili all’ipotesi omicidio stradale, ma si tratta di un dato da considerare fortemente sottostimato, poiché essendo accertabile solo quando il pirata sia catturato nell’immediatezza del fatto, è evidente che quando la cattura del fuggitivo avviene a distanza di ore o giorni i fumi dell’alcol o della droga (comunque accertata in 70 casi) sono ormai svaniti. È facile stimare quindi che il 40/50% dei pirati fosse sotto l’effetto dell’alcol o droga.

 

Sono poi stati conteggiati 682 pirati della strada stranieri pari al 25,1% del totale. Si è dunque in una sfera di alta trasgressività e ogni caso letale diviene un caso esemplare di omicidio stradale: c’è l’arma, c’è il movente, c’è la vittima e c’è un omicida in fuga e sulle sue tracce ci sono gli agenti e carabinieri, pochi, male in arnese, scoordinati.  Se infatti, da un lato, parlare ormai apertamente di Omicidio Stradale rende l’ASAPS orgogliosa del proprio lavoro, dall’altro la prospettiva di un taglio radicale della risorsa pubblica destinata alle polizie, se operata senza un criterio funzionale, rischia di ingessare l’azione di polizia, che si fonda oggi sulla capacità degli organi investigativi di chiudere sempre più casi grazie alla tecnologia. E poi, c’è la prevenzione: perché prendere un pirata che fugge dopo aver investito una persona, è certo la risposta massima all’emergenza che si attiva con l’evento, ma fermare un potenziale pirata prima che l’ebbrezza o un’altra delle cause favorenti lo conducano a dare gas dopo un incidente, trasformando la strada in una scena del crimine significa bonificare il territorio stradale.

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