Minori. L’uso precoce del touchscreen rallenta l’apprendimento

ROMA – “Hanno ragione, finalmente se ne sono accorti”. Cosi’ Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva, si esprime a proposito dell’allarme lanciato dal Cohen Children’s Medical Center di New York sull’uso del touchscreen come strumento per l’apprendimento di piccoli e piccolissimi.

“Forse il fatto che sia stato denunciato negli States, potra’ rendere l’allarme recepito anche in Italia”, continua Bianchi di Castelbianco, per il quale “quello che gli adulti non riescono a comprendere e’ che la capacita’ intuitiva dei bambini e’ una dote positiva, ma non puo’ essere un modo per sostituire l’esperienza e l’elaborazione del pensiero legato alla padronanza del linguaggio. Prova ne e’ che quello che viene esposto come rischio accertato e’ proprio un ritardo del linguaggio”. Per l’esperto, “bisogna considerare i tre anni come eta’ minima per l’uso dei device. Purche’, pero’, i tempi di contatto dei bimbi siano ridotti”.

In chiosa all’argomento, Federico Bianchi di Castelbianco coglie anche l’occasione per indicare che la migliore eta’ per un bambino di iniziare i rapporti sociali al nido e’ quella di due anni. Dice lo psicoterapeuta: “pur comprendendo che l’obbligo al lavoro dei genitori spesso impedisce che cio’ possa avvenire, sarebbe opportuno un provvedimento sociale che favorisca l’inserimento dei bambini al nido non prima dell’anno d’eta’. Le difficolta’ che comporta un inserimento precocissimo sono legate al senso di abbandono ed al conseguente sentimento di rabbia. Sono poi gli stessi adulti, genitori ed ‘esperti’, che, negando questo sentimento lo traducono in un bambino portatore di sindrome da deficit di attenzione e iperattivita’. (DIRE)

Condividi sui social

Articoli correlati