Parte la prima Conferenza nazionale sui rifiuti. Dalle emergenze alle opportunità

Tra i focus della giornata quello sulla raccolta differenziata di umido che interessa 4.200 comuni. Ben 4,8 milioni di tonnellate trattate nel 2012. Estendendo la raccolta di umido a tutta Italia si ridurrebbero di 7,7 milioni di tonnellate le emissioni annuali di CO2. Legambiente e Kyoto Club: “Per uscire dall’emergenza e combattere lo smaltimento, applicare il principio ‘chi inquina paga’ e sostenere l’industria del riciclo”

ROMA – La definizione di politiche nazionali e locali per il riciclaggio e la prevenzione dei rifiuti, a partire dalla tariffazione puntuale. Le opportunità ambientali e sociali garantite dal riuso. Gli sviluppi della tecnologia per avviare a riciclaggio rifiuti considerati fino ad oggi non riciclabili, come i pannolini e le plastiche miste. L’integrazione del settore con l’industria manifatturiera italiana. Ed ancora le esperienze di green economy della rigenerazione dell’olio minerale usato, del recupero dei pneumatici fuori uso e dei rifiuti inerti nelle opere stradali e della produzione di biogas dalla digestione anaerobica. I problemi irrisolti dello strapotere della discarica in alcuni territori, dei traffici illegali delle ecomafie, della bonifica e smaltimento dell’ amianto. Sono questi alcuni dei temi principali della prima conferenza nazionale “Forum Rifiuti: dalle emergenze alle opportunità”, organizzata per oggi e domani 18-19 giugno a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, con la partnership del COOU, Consorzio obbligatorio oli usati. Una due giorni per analizzare lo scenario italiano, le criticità e le vere potenzialità di un sistema virtuoso troppe volte sottovalutato; ma anche per discutere insieme ad esperti del settore sulla green economy, sugli sviluppi della ricerca, sugli aspetti gestionali e sulle esperienze virtuose messo in campo in questo settore. Tra i focus principali della prima giornata del Forum Rifiuti, il riciclaggio da raccolta differenziata della frazione organica, una tappa fondamentale nella corretta gestione dei rifiuti, come emerge dalla ricerca “Analisi della filiera del compostaggio”, realizzata dalla SDA Bocconi School of Management.

“La questione rifiuti – dichiara Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – resta uno dei temi ambientali più scottanti del nostro Paese e un’emergenza da affrontare sia attraverso politiche ambientali ad hoc sia attraverso la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini. La terra dei Fuochi in Campania, ma anche le tante storie di emergenza legate al traffico e allo smaltimento dei rifiuti riguardanti diversi regioni, ed ancora il business dell’ecomafia nel ciclo dei rifiuti, dimostrano che il Paese deve dare avvio ad una nuova stagione di azione e mobilitazione che porti ad un reale cambiamento, a partire dall’approvazione definitiva in Senato del disegno di legge che prevede l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale. A ciò deve seguire una seria, trasparente ed innovativa gestione dei rifiuti, in grado di migliorare la qualità ambientale, di aprire nuove strade alle filiere industriali, di creare occupazione”.

Tra i presenti alla prima giornata del Forum Rifiuti: oltre a Rossella Muroni, anche Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente, Ermete Realacci, Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati, Estella Marino, Assessore Ambiente, Agroalimentare rifiuti Comune di Roma; Filippo Brandolini, Presidente Federambiente, Maurizio Pernice, Direttore Generale Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare; Francesco Ferrante, Vicepresidente Kyoto Club, Paolo Masini, Assessore Lavori Pubblici e Periferie Comune di Roma, Giovanni Corbetta, Direttore Generale di Ecopneus, Franco Barbetti, Direttore Tecnico

Operativo COOU, Cristiana Avenali, Commissione Ambiente Regione Lazio, Francesco Bertolini, Università Bocconi.

“Sul fronte rifiuti, l’Italia si presenta come un Paese spaccato a metà – dichiara Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente -. Da un lato c’è il Paese dell’emergenza rifiuti, dall’altro lato c’è un Paese che ha avviato una decisa rivoluzione basata sulla raccolta differenziata, sugli impianti di riciclaggio, sui centri del riuso, sulle buone pratiche di prevenzione e sulle performance ambientali di molti comuni che diventano modelli da seguire. Tra tutti vale la pena di citare l’esperienza del comune di Milano che nelle prossime settimane ultimerà l’estensione della raccolta domiciliare dell’umido domestico all’ultima parte di città con risultati straordinari tali da farla diventare il modello metropolitano da seguire a livello internazionale”.

Come detto in apertura, tra i focus principali della prima giornata del Forum Rifiuti c’è stato quello dedicato al riciclaggio da raccolta differenziata della frazione organica. Dalla ricerca, realizzata dalla SDA Bocconi School of Management, emerge che la raccolta differenziata di umido (FORSU) e scarto verde rappresenta oggi il primo settore di recupero di rifiuti urbani in Italia, con 4,8 milioni di tonnellate trattate nel 2012, pari al 40% dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, in 252 impianti di compostaggio e 27 impianti di digestione anaerobica. Ad oggi la raccolta dell’umido interessa circa 4.200 comuni italiani, con circa 34 milioni di abitanti coinvolti. Se la raccolta della frazione umida venisse estesa a tutti i comuni italiani, la quantità di materiale raccolto potrebbe quasi raddoppiare, passando a 8,6 milioni di tonnellate; ciò comporterebbe un aumento del numero di impianti di compostaggio e digestione anaerobica (ne servirebbero altri 75). A ciò vanno aggiunti i vantaggi ambientali (la raccolta di 8,6 milioni di tonnellate di organico comporterebbe complessivamente una riduzione delle emissioni annue di CO2 compresa tra 5,3 e 7,7 milioni di tonnellate), e i benefici economici e occupazionali che la filiera dell’organico determina (gli occupati del settore arriverebbero a 3600 addetti).

Iniziata negli anni ’90, il settore della raccolta differenziata delle frazioni organiche e del loro recupero mediante compostaggio ha conosciuto una crescita annua costante. In 20 anni in Italia sono state recuperate negli impianti di compostaggio circa 42 milioni di tonnellate di scarti organici e sono state prodotte circa 15 milioni di tonnellate compost di qualità. La quantità di frazione organica trattata negli impianti di compostaggio è cresciuta di pari passo con l’estensione della raccolta differenziata dello scarto di cucina e dello scarto verde; le due frazioni insieme rappresentano mediamente l’80% degli scarti organici trattati negli impianti di compostaggio. La filiera dell’organico racchiude, dunque, grandi potenzialità di sviluppo anche se ci sono ancora alcuni problemi da risolvere prima fra tutti l’uso dei sacchetti non compostabili per conferire i rifiuti organici. Gli imballaggi plastici, tra cui i sacchetti in polietilene illegali da qualche anno, rappresentano infatti  il 60-70% del totale dei materiali non compostabili rinvenuti all’interno delle raccolte (Fonte Cic 2013). La media italiana di materiali non conformi presenti nella raccolta dell’umido è pari al 5,4% e le 215 mila tonnellate di “impurità” presenti nella frazione organica in ingresso in impianti di compostaggio e digestione hanno un costo annuo di smaltimento di circa 42 milioni di euro. Nel momento in cui tutta la frazione organica raccolta venisse trattata i costi salirebbero a 51 milioni di euro, che potrebbero essere evitati se venissero applicate le sanzioni previste dalla normativa che ha bandito i sacchetti non compostabili ormai da qualche anno. In aggiunta, rispettando il bando sugli shopper non compostabili, si libererebbero anche risorse economiche che potrebbero essere destinate alla realizzazione di un sistema di comunicazione efficace in grado di ridurre le inefficienze della raccolta causate dalla presenza di materiali non compostabili.

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