Istat. Con crisi peggiora salute mentale italiani. In aumento depressione

ROMA –  Quella italiana è una popolazione depressa. E’ l’Istat a scattare questa foto poco incoraggiante dello stato di salute del nostro Paese, nell’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, condotta tra il 2012 e il 2013 e presentata questa mattina presso il ministero della Salute. Quella italiana, sempre secondo il rapporto, è anche una popolazione destinanta ad invecchiare (visto la scarsa natalità) e in cui le patologie croniche sono sempre più diffuse.

La crisi insomma oltre ad aver svuotato le tasche degli italiani, sembra aver minato non poco il loro  stato di salute mentale. Non è infatti un caso che sia la depressione ‘il malessere’ più diffuso, visto che riguarda qualcosa come 2,6 milione di persone, in prevalenza donne di qualsiasi età. Patologia questa, tuttavia, tristemente in aumento anche tra i giovani, soprattutto quelli al di sotto dei 35 anni. Anche in questo caso complice è l’impatto della crisi con il conseguente aumento della disoccupazione. I dati Censis lo confermano,  solo nell’ultimo decennio infatti, sono andati persi 2,3 milioni di posti di lavoro.

Nello specifico l’indagine dell’Istat riporta invece dati stabili in relazione alla salute fisica, con variazioni piuttosto limitate nel corso degli anni.  

L’istituto di statistica in particolare ha rilevato il permanere delle disuguaglianze sociali e delle differenze territoriali, con un forte gradiente Nord-Sud, nella salute, nei comportamenti non salutari, nelle limitazioni di accesso ai servizi sanitari, con uno svantaggio nel Mezzogiorno rispetto a tutte le dimensioni prese in considerazione. 

Tra le patologie croniche più ampiamente diffuse nella popolazione italiana, si registrano l’ipertensione arteriosa (17,1%), l’artrosi/artrite (16,2%), le malattie allergiche (13,7%), la cefalea/emicrania ricorrente (10,8%). In netto aumento soprattutto tumori maligni, alzheimer e demenze senili. 

Gli esperti dell’Istat spiegano che le variazioni nel tempo sono il riflesso di molti fattori. Tra questi, oltre i progressi della medicina e il miglioramento delle capacità diagnostiche, c’è da considerare la migliore consapevolezza e informazionedelle persone intervistate, rispetto al passato, in relazione alle principali patologie. 

I dati riportano inoltre una netta diminuzione di assidui fumatori, anche se la percentuale subisce un’impennata tra gli adolescenti e tra le donne giovani. In aumento risultano anche gli obesi, visto che solo il solo il 20,6% della popolazione di 5 anni e più pratica almeno un’attività fisica, ritenuta protettiva per la propria salute. In aumento la prevenzione, soprattutto dei tumori femminili grazie in particolare alla diffusione di programmi di screening periodici. 

Per quanto concerne le limitazioni funzionali, che riguardano circa 3,2 milioni di persone, l’Istat osserva una carenza assistenziale che non è colmata neppure dai servizi domiciliari a pagamento. Sono comunque oltre il 70% le famiglie che non usufruiscono di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica.

L’indagine evidenzia che il 13,5% delle persone con limitazioni funzionali sole e il 20,2% delle famiglie in cui tutti i componenti hanno difficoltà funzionali, dichiarano di aver dovuto rinunciare all’assistenza domiciliare per motivi economici, o perché i servizi pubblici non l’hanno ancora concessa.

 

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