Minori. Sviluppo, Ido: neuropsichiatria riparta da vulnerabilità

ROMA – Vulnerabilità, propositività e resilienza sono le parole d’ordine di una neuropsichiatria infantile che voglia dirsi rispettosa dello sviluppo evolutivo di ogni bambino. Da questa convinzione prenderanno il via le giornate di studio su ‘Le variabili dello sviluppo neuropsichico da 0 a 3 anni’, promosse il 13 e 14 settembre a Roma dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) presso l’Aula magna dell’Istituto comprensivo Regina Elena in  via Puglie 6 dalle 9 alle 18.30.

   GLI INDICI DI VULNERABILITÀ- “Gli indici di vulnerabilità sono quell’insieme di segni di presentazione e di profili funzionali che originano da fattori genetici/costituzionali e risentono di quelli ambientali”, in primis del sistema familiare seguito da tutti i contesti sociali e riabilitativi in cui è inserito. “Ricercarli, lavorandoci, nei periodi di esordio di specifiche psicopatologie- spiega Emanuele Trapolino, dirigente medico di primo livello presso l’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina (ARNAS Civico – Di Cristina) e direttore dell’Unità operativa semplice di Neurologia neonatale ad essa afferente- può consentire a tanti minori di superare la fase critica uscendo fuori dalla diagnosi”. Questa tesi scaturisce da una ricerca intitolata ‘Indicatori precoci di vulnerabilità e possibilità di resilienza nei primi anni di vita’ – portata avanti dal neuropsichiatra insieme ad Elena Vanadia, neuropsichiatra e direttore sanitario del centro di  riabilitazione ‘Io Comunico di Partinico’ – e condotta su 35 bambini. Venti di questi di età compresa tra i 2 e i 5 anni, di cui 10 affetti dal Disturbo della regolazione della processazione sensoriale (Drps).

   GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA- Tre gli obiettivi principali dello studio: capire come aumentare in questi bambini i livelli di connettività funzionale in aree biologiche immature, constatando che “le loro traiettorie di sviluppo possono essere modificate aldilà di quella che è la neurobiologia, poiché hanno la capacità di rimodularsi rispetto ai contesti in cui si muovono”. Arrivare a identificare dei costrutti intermedi tra il disturbo finale e la base iniziale della neurobiologia nei momenti di transito, che nei piccoli “sono legittime e testimonianza di scelte comportamentali e fisiologiche rispetto a dei contesti difficili”. Attivare infine un percorso abilitativo e/o riabilitativo che “coinvolga direttamente i genitori, attraverso una presa in carico che parta dalla collaborazione con neonatologi e pediatri di base. In particolare, ci rivolgiamo ai bambini prematuri- chiarisce il medico- e a quelli nati piccoli per età gestazionale, che costituiscono una delle maggiori categorie a rischio”. 

   DAL RICONOSCIMENTO DELLA DISFUNZIONE ALLA GIUSTA ASSISTENZA- Riconoscere le strutture neuropsicologiche transitorie “permette un corretto approccio al disturbo e una corretta pratica assistenziale. Significa riconoscere la disfunzione specifica e- conclude- risolvere tutta una serie di problemi connessi, come l’assenza della rappresentatività mentale, il deficit di attenzione o il comportamento disfunzionale che un bambino con Adhd manifesta. Per partecipare, dato il numero limitato di posti, è necessario scrivere a [email protected], oppure chiamare lo 06/44291049 o inviare un fax allo 06/44290410. Verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

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