“La seconda che hai detto”: il papa risponde alle sette domande

ROMA – Ve lo ricordate Quelo? Ma si, quel personaggio inventato da Corrado Guzzanti nel 1997, quel profeta della nuova era informatica che si serviva di una connessione internet ante litteram per diffondere la “parola” di un semplice parallelepipedo di legno, simulacro di una divinità, proposto come l’unico mezzo per combattere e sconfiggere il dolore e la violenza imperanti nel mondo moderno. La creazione di Corrado Guzzanti fece scalpore tanto che i ragazzini andavano in giro con il simulacro copiato da Quelo e ad ogni domanda ripetevano continuamente il tormentone “ la seconda che hai detto”. Quelo rispondeva ad ogni domanda: se un persona gli chiedeva: “Esiste vita su Marte?” egli imperturbabile rispondeva con un forte accento romanesco: “Si, c’è vita, soprattutto il sabbato sera”.

 

 

Ora, con qualche anno di ritardo, ci si è messo anche il pastore tedesco a rispondere come Quelo. Ieri pomeriggio Ratzinger nel corso della trasmissione ‘A Sua Immagine – Speciale Venerdì Santo’, trasmessa su Rai Uno e su Tv2000, ha risposto a sette domande “scelte tra gente comune”. Tra le domande vi erano, quello sulla sofferenza, sulla presenza dell’anima in un malato in stato vegetativo, sulla resurrezione della carne, e altre amenità religiose del genere.

Elena, una bambina giapponese di sette anni, povera creaturina, ha chiesto ragione al papa, in quanto rappresentante dell’onnipotenza della divinità cattolica, del terremoto che ha devastato la sua terra ed ha provocato migliaia di vittime e un dolore immenso. Ratzinger, imperturbabile, perché abituato fin da giovane quando militava nella gioventù hitleriana a non scomporsi, ha risposto alla bimba: “Dio sta dalla mia parte, e dovete essere sicuri che nel mondo, nell’universo, tanti sono con voi, pensano a voi, fanno per quanto possono qualcosa per voi, per aiutarvi. Ed essere consapevoli che, un giorno, io capirò che questa sofferenza non era vuota, non era invano, ma che dietro di essa c’è un progetto buono, un progetto di amore.”
Certo la bambina non avrà capito che è “stato un progetto di amore” a far morire migliaia di persone, e francamente non abbiamo capito neppure noi, ma visto che ha detto “un giorno, io capirò che questa sofferenza non era vuota, non era invano” aspettiamo che il pastore tedesco ci renda partecipi della sua immane conoscenza.
Eppure, proprio per essere pignoli , padre Raniero Cantalamessa, riflettendo in particolare sul terremoto che ha colpito il Giappone, ha affermato ”Terremoti, uragani e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti, non sono mai un castigo di Dio. Sono per – ha voluto doverosamente precisare padre Cantalamessa – un ammonimento”. È chiaro che il Cantalamessa si riferiva tacitamente alle dichiarazioni del vicepresidente del Cnr, il cattolico intransigente Roberto De Mattei, che aveva che definito il sisma in Giappone “manifestazione del castigo di Dio”.
Ma in realtà ci si può rasserenare perché la massima autorità cattolica ha chiarito che quel terremoto che ha portato tanta sofferenza non è un castigo di dio ma bensì un regalo che si cela, per adesso, dietro un imperscrutabile “progetto d’amore” divino.

Poi c’è stato il ‘casuale’ intervento di una madre di un figlio in stato vegetativo, con l’encefalogramma piatto,  dalla Pasqua del 2009, che ha domandato se l’anima avesse per caso abbandonato il corpo del figlio, visto che è evidente che il corpo non è più animato. La risposta è stata più da teomusicologo che da neurologo, “Certamente l’anima è ancora presente nel corpo. La situazione, forse, è come quella di una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare. Così anche lo strumento del corpo è fragile, è vulnerabile, e l’anima non può suonare, per così dire, ma rimane presente”. Ma che bella parabola, ma allora tutti i musicisti che credevano di suonare con la propria creatività che faranno adesso dopo una tale illuminazione pastorale? Più seriamente ci si chiede come mai la donna non va da un neurologo a farsi spiegare la morte psichica del figlio, ma si sa,  la credenza non è mai un pensiero, e Platone ha sostituito l’immagine di Psyché raccontata da Apuleio con il concetto di anima immortale, poi rubacchiato malamente dai cristiani.
Tornando al prode crociato De Mattei, vicedirettore del Consiglio Nazionale delle ricerche, quindi pagato con i nostri contributi per far ricerca scientifica,  anziché desistere dal rendere noti i suoi compulsivi deliri metafisici, il 20 aprile, dai santissimi microfoni di radio Maria, ha dichiarato: a) che il terremoto di Messina fu dovuto alla volontà divina per punire i peccati dei Messinesi, un replay di Sodoma e Gomorra; b) che la rovina della città di Varsavia, – nella quale morirono o furono deportati duecentomila ebrei – fu anche quello dovuto all’ira di dio per gli aborti che venivano praticati. Se il Prode De Mattei, invece di parlare di castigo divino parlasse di ‘progetto d’amore divino’, come ha fatto Ratzinger, tutto sarebbe sistemato, basta cambiare due paroline e il contenuto del delirio è salvo, e teologicamente ineccepibile.
Delle altre 5 domande e delle conseguenti illuminate risposte di Ratzinger, è meglio non parlarne, francamente non le abbiamo ‘profondamente’ capite; capiamo di più le risposte dell’ormai famoso opinionista Estikazi, della trasmissione di Rai2 ‘Sei Uno Zero’, oppure quelle del santone informatico Quelo, il quale per lo meno almeno, quando era in imbarazzo intellettuale, rispondeva “S’è fatto tardi”.

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