Il clima cambia le città. Nuove strategie per rispondere all’emergenza climatica

Presentato oggi a Roma il libro a cura di Legambiente e IUAV. Legambiente: “L’adattamento al clima diventi una priorità nazionale.  Occorre un cambio di passo da parte di Governo e Comuni”

 

ROMA – I cambiamenti climatici in atto richiedono nuove forme di risposta alle emergenze e ai pericoli che incombono anche sulle nostre città. Nuove forme di pianificazione e di gestione delle aree urbane sono necessarie per mettere in sicurezza i cittadini e ridurre gli impatti sui quartieri e sulle infrastrutture dei centri urbani. Secondo gli esperti dell’IPCC, infatti, saranno proprio le aree urbane a pagare i costi sociali maggiori del global warming in particolare nell’area del Mediterraneo.

E’ questo il tema del convegno che si è tenuto oggi a Roma presso la sala del Carroccio in Piazza del Campidoglio, al quale hanno partecipato Estella Marino (Assessore all’Ambiente del Comune di Roma), Francesco Musco (IUAV), Silvia Velo (Sottosegretario all’Ambiente), Erasmo D’Angelis (Responsabile Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico), Bernardo De Bernardinis (Presidente Ispra), Donatella Emma Ignazia Spano (Assessore all’Ambiente della Regione Sardegna), Giorgio Zampetti (Responsabile scientifico Legambiente), Alessandro Coppola  (Coordinatore Roma Resiliente) e Edoardo Zanchini (Vicepresidente Legambiente), durante il quale è stato presentato il libro Il clima cambia le città. Nuove strategie e politiche di adattamento per rispondere all’emergenza climatica promosso da Legambiente e Università IUAV di Venezia, e curato da Francesco Musco e Edoardo Zanchini che raccoglie numerosi contributi di ricercatori e esperti di clima, geologi, urbanisti, pianificatori e paesaggisti. Dalle ondate di calore alle piogge estreme nel volume sono analizzati gli impatti e gli scenari che si potrebbero determinare nelle città, con ricerche realizzate in diversi contesti. Inoltre, sono presentati piani clima di città europee e statunitensi che propongono un approccio innovativo nei confronti dell’adattamento ai cambiamenti climatici, con soluzioni urbanistiche e architettoniche originali.

“I cambiamenti climatici stanno determinando impatti sempre più evidenti nelle città, con rischi per le persone e problemi che in Italia sono resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Serve un cambio di passo nelle politiche, che va affrontata con una visione delle priorità nazionali, con piani di intervento e risorse per l’adattamento al clima nelle città, come ci chiede l’Unione Europea che ha stanziato rilevanti risorse nell’ambito della programmazione 2014-2020. E’ una occasione che non dobbiamo perdere per realizzare interventi strutturali e per ripensare le stesse forme di intervento che riguardano il dissesto idrogeologico. Ma urge anche un cambio radicale delle scelte urbanistiche da parte dei Comuni, per mettere in sicurezza le aree più a rischio attraverso interventi innovativi, fermando il consumo di suolo e riqualificando gli spazi urbani, le aree verdi e gli edifici per aumentare la resilienza nei confronti di piogge e ondate di calore”.

Il volume presentato oggi nasce nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Città-Clima promosso da Legambiente e IUAV, che ha realizzato una mappa interattiva (http://www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico) sempre aggiornata che raccoglie informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici dal 2010 ad oggi, con particolare attenzione alle città. Nella mappatura, ad ogni episodio sono associate informazioni che riguardano sia i danni che riferimenti e materiali riferiti a episodi precedenti già avvenuti nel comune, in modo di contribuire a chiarire i caratteri e l’entità degli impatti provocati, individuare le aree a maggior rischio, registrare dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza e analizzare gli impatti provocati per cominciare ad evidenziare, laddove possibile, il rapporto tra accelerazione dei processi climatici e problematiche legate a fattori insediativi o infrastrutturali nel territorio italiano: sono 130 i fenomeni meteorologici riportati dalla mappa che dal 2010 ad oggi hanno provocato danni nel territorio italiano. Nello specifico si sono verificati 34 casi di allagamenti da piogge intense, 38 casi di danni alle infrastrutture da piogge intense con 33 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 8 casi di danni al patrimonio storico, comprese le conseguenze delle piogge torrenziali che hanno colpito la città di Genova il 9 e 10 ottobre 2014 e l’Emilia-Romagna a il 6 Febbraio 2015, 20 casi di eventi causati da trombe d’aria, e 30 gli eventi causati da esondazioni fluviali. Ma ancora più rilevante è il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti, con 139 persone vittime del maltempo dal 2010 ad oggi.  Sempre dal 2010 ad oggi, ci sono stati 33 i giorni di stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane a causa di eventi climatici estremi: 12 giorni a Roma, 12 giorni a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino. Le conseguenze sul traffico urbano, la vita delle persone, il lavoro sono raccontate dalla cronaca di quei giorni. 

Nello stesso arco temporale, si sono registrati 43 giorni di blackout elettrici dovuti al maltempo, in varie regioni, con una sequenza costante (cinque nel 2015, sette nel 2014, sette nel 2013, dieci nel 2012, sei nel 2011 e otto nel 2010).

Questi dati dimostrano anche che c’è stato un cambiamento nella quantità e intensità dei fenomeni di pioggia, che sempre più spesso si concentra in pochi minuti con quantitativi di acqua che mediamente dovrebbero scendere in diversi mesi o in un anno, e che quindi c’è bisogno di attivare un sistema di risposta più efficace, in base alle caratteristiche dei diversi territori, a volte condizionati da fenomeni di dissesto idrogeologico, altre dalle conseguenze di una gestione disinvolta del consumo di suolo, dell’edilizia o della rete di smaltimento delle acque. Non meno frequenti sono i danni ai beni archeologici e al patrimonio storico culturale del nostro Paese. Come a Genova, dove i danni causati dalle piogge, durante l’alluvione dello scorso 9 e 10 Ottobre, hanno provocato danni anche all’Archivio di Stato, alla biblioteca nazionale e al Palazzo Reale. Oppure a Roma, dove la forte pioggia del 7 Novembre le Mura Aureliane. 

“Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici – ha concluso Zanchini -. Perché un Paese dove l’81,2% dei Comuni e circa sei milioni di persone convivono col rischio idrogeologico non può crescere e svilupparsi  senza una strategia che dia risposte urgenti e integrate a questi eventi climatici. Per tante ragioni, non ultime quelle economiche, con 61,5 miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi. Proprio l’adattamento al clima può diventare allora la chiave con cui ripensare le nostre città,  per arrivare a cambiare impostazione e priorità di intervento dell’urbanistica in Italia”.

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