Università. Varato Fondo di Finanziamento Ordinario, confermati i tagli. Miur sordo alle istanze

ROMA – E’ stato varato oggi il decreto di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario del 2015. “Sebbene sia sicuramente positivo che il decreto di riparto di quest’anno sia arrivato in anticipo rispetto agli anni passati esso evidenzia subito una problematica grave – afferma Alberto Campailla – portavoce di LINK  – Coordinamento Universitario – e cioè che l’importo totale del FFO è diminuito.

Da 7.010 miliardi siamo passati a 6.923 miliardi. Questi tagli si sommano ad una situazione di sottofinanziamento ormai cronica del sistema universitario e preoccupano soprattutto perchè sono l’incipit di un trend negativo previsto dalla Legge di Stabilità fino al 2023. “

Ma l’entità del finanziamento non è l’unico motivo di preoccupazione – aggiunge Campailla – notiamo infatti un ulteriore aumento della quota premiale che si assesta al 20% dopo il balzo di 4,5 punti percentuali dell’anno scorso. Resta netta la nostra contrarietà all’utilizzo del concetto di merito con il fine di incrementare una logica competitiva tra atenei che può risolversi solo in un aumento delle diseguaglianze già purtroppo esistenti nel Paese. Ormai non siamo gli unici a dire, lo ribadisce anche la CRUI,  che la quota premiale deve essere necessariamente aggiuntiva rispetto al fondo di finanziamento degli atenei, il quale deve essere sufficiente a garantire loro la possibilità di mantenere l’ offerta formativa ed un buon livello di ricerca.”

Vi sono inoltre due indicatori di ripartizione del FFO legati anche alle carriere degli studenti: il primo è il costo standard per studente in corso (quest’anno al 25 % della quota base) e l’altro è l’indicatore contenuto nella quota premiale (parte didattica) che prevede un importo premiale basato sugli studenti che hanno conseguito i 20 crediti durante l’anno 2014. Una lieve modifica rigurada i criteri di riparto della quota premiale, dove il nuovo indicatore basato sugli studenti in corso con almeno 20 cfu sostenuti, viene ridimensionato nel peso, dal 12% all’ 8%, a vantaggio di quello sull’ internazionalizzazione che passa dal 3% al 7%.

Questi parametri – conclude Campailla – penalizzano gli atenei che hanno molti studenti fuoricorso o che non hanno conseguito abbastanza crediti. Essi rischiano quindi di spingere sempre di più gli atenei ad adottare politiche di penalizzazione degli studenti lenti oppure, in alternativa, a incentivare il conseguimento dei crediti tramite un abbassamento del livello degli esami o una riduzione dei contenuti dei diversi corsi.”


“Ancora una volta prendiamo atto che il Ministero non ha tenuto conto del parere fornito dal Consiglio Nazionale Studenti Universitari e nemmeno  – conclude Campailla – delle critiche sollevate dalla CRUI. Riteniamo inaccettabile che il MIUR si dimostri ancora sordo alle richieste dagli organi che rappresentano il modo accademico e persista in scelte che hanno portato ad un drastico ridimensionamento del sistema universitario, come dimostrato anche dai dati sul crollo delle immatricolazioni proposti da Almalaurea. Il fatto che i dati più negativi sulle immatricolazioni siano al sud, dove gli atenei sono più colpiti dal calo dei finanziamenti e dal blocco delle assunzioni non può essere accolto come una casualità, ed impone quindi una riflessione seria che coinvolga sia l’entità che le modalità di ripartizione dei finanziamenti.”

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