Parte la campagna He for She. In Italia protagoniste le istituzioni

Ad unirsi a tutte le donne per l’uguaglianza, il Presidente Barack Obama ed il primo ministro giapponese, Shinzo Abe

ROMA – ‘He for she’ -insieme verso la parità di genere- continua a volare. Di continente in continente. Sospesa sulle ali del pensiero più evoluto e delle idee di donne ed uomini che, nelle nazioni cosiddette avanzate, condividono vite frenetiche ed impegni di cambiamento.
La campagna promossa da UnWoman per l’uguaglianza di genere ha coinvolto nel mondo oltre 560 mila uomini, fra capi di stato e di governo come Barack Obama e Shinzo Abe, Ad di multinazionali, rettori universitari, tutti calamitati dall’appello lanciato lo scorso anno dalle Nazioni Unite e rivolto proprio a loro, gli uomini, perché collaborino nell’impresa di infrangere quello schermo innaturale, meglio noto come tetto di cristallo, che impedisce alle donne di ‘volare’.
E se la sua propagazione virale ha raggiunto livelli inusitati grazie alle parole sorprendenti pronunciate di fronte all’attonita Assemblea Onu da una testimonial altrettanto sorprendete, la giovane attrice americana Emma Watson, la campagna He for She incede senza sosta solo grazie alla spinta cocciuta di chi prende in mano la ‘staffetta’ egualitaria, marciando contro le rigide barriere e le resistenze opposte dal muro di pregiudizi culturali sedimentati che frenano, quando non impediscono, un benessere più diffuso, una società più giusta ed eguale, la piena e pari dignità di donne ed uomini nella vita e nel lavoro.
Pregiudizi persistenti anche in Italia. Dove ad impugnare questa bandiera di civiltà sono le stesse istituzioni. Ed in particolare la vicepresidente del Senato, convinta che “l’eguaglianza di genere è una questione di diritti umani, e in quanto tale riguarda tutte e tutti”. Radunate le associazioni delle donne ed i sempre più numerosi gruppi maschili schierati contro il divario di genere, Valeria Fedeli rilancia l’iniziativa He for She promettendo una campagna “diffusa, continua e costante sul territorio” e con l’impegno a “farla vivere ovunque ed ogni giorno”. Sulla scena della parità si affacciano quest’anno diverse aziende interessate a sostenere anche economicamente l’obiettivo di uno sviluppo più equilibrato fra i diversi individui, e, in attesa di quella ripresa economica che tarda ad arrivare, a traguardare questo messaggio in tutti i luoghi di lavoro.
È cosi che parte, con la sponsorizzazione di Carrefour, Ferrovie dello Stato, Atlas Consulting, Federmeccanica, Deutsche Bank, Legacoop, Stati Generali dell’innovazione, Sodexo, Vodafone, L’Oreal Italia, Telecom Italia, Facebook, Enel, Barclay’s Italia, Pubblicità Progresso, la campagna ‘made in Italy’ che si avvale della collaborazione di Rai Sport. Il suo direttore Carlo Paris, intervenuto nella sala Zuccari del Senato al lancio della campagna, non fa infatti mistero dello lunga strada che anche il mondo dello sport deve compiere per essere più women friendly.
Anche perché tutti sanno, e gli uomini che parlano dal podio ne paiono convinti, che l’abbandono delle discriminazioni, del modello a trazione machista, della subcultura della disparità accresce la salute collettiva dell’intera comunità, la sua economia, la sua cultura, il suo equilibrio. In una parola, la sua felicità!
Cambiare la cultura, si sa, è opera improba ma, dai e dai, si può effrangere qualche cardine arrugginito. Magari iniziando proprio da dove i pregiudizi vengono, magari non per scelta, istillati: la scuola. Ecco quindi giungere all’uditorio l’impegno ed il sostegno del Miur (ministero istruzione università ricerca) presente con la sottosegretaria Angela D’Onghia, ad attuare la legge 107 del 2013 per l’educazione alla parità. Ed ecco le parole semplici e chiare di un atleta coi fiocchi e due volte campione mondiale di nuoto, Filippo Magnini, che vuole” metterci la faccia” avendo la fiducia di poter sensibilizzare il mondo dello sport ad essere ‘He for She’. Tre brevi paroline, “già pronunciate da centinaia di migliaia di uomini nel resto del mondo” rivendica orgogliosa Simone Ovart di UnWomen la cui impresa è stata fin qui far riconoscere a tanti uomini che “l’eguaglianza delle donne è un diritto umano fondamentale che avvantaggia tutti”.
Ma si sa, l’educazione o la rieducazione ha tempi lunghi. Meglio attrezzarsi anche con qualche spot che ‘scuota’ le coscienze degli adulti. Pubblicità progresso ne ha lanciati due, proiettati entrambi durante l’incontro. Con l’espediente della telecamera nascosta essi mettono a nudo una realtà fatta di stereotipi, di volgarità offensive e vigliacche, sempre dirette a modelli di donne che non esistono più.
Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato la prima personalità a prendere la parola nella storica ed affollata e sala senatoriale. Ci piace però parlarne a chiusura di questo articolo perchè non era mai capitato che una così alta carica istituzionale, incarnata da un uomo, usasse parole cosi nette, definitive: “Lo studio “Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere” presentato dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Istat ci consegna il ritratto di una nazione dove gli stereotipi sessisti sono tuttora duri a morire”. Mostrando tutta la riprovazione del caso, Il titolare di Palazzo Madama descrive nel dettaglio: “Ci dice, infatti, che, nonostante per il 40 p.c. dei cittadini le donne subiscano evidenti discriminazioni di genere, un italiano su due valuta che gli uomini siano meno adatti ad occuparsi delle faccende di casa”. E non è tutto: “la metà della popolazione trova giusto che in tempo di crisi i datori di lavoro diano la precedenza ai maschi”. Grasso non ha dubbi: “In ambito lavorativo le donne sono più svantaggiate nel trovare una professione adeguata al titolo di studio, nel guadagnare quanto i colleghi maschi, nel fare carriera e conservare il posto di lavoro. Infatti -rimarca con l’evidenza dei dati- il 44,1 p.c. delle donne contro il 19,9 p.c. degli uomini ammette di aver rinunciato ad opportunità per essersi dovute occupare della famiglia e dei figli”.
Ben venga perciò, diciamo noi insieme a Grasso “ogni azione tesa a ridurre il divario di genere. Purtroppo ce n’è ancora estremo bisogno. Anche nelle società più evolute”.

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