La Giornata della Memoria. Per non dimenticare mai l’orrore

Rievochiamo le principali tappe dello sterminio degli ebrei, determinato dal criminale “razzismo biologico” hitleriano. E’ il contributo che DazebaoNews vuole apportare al ricordo di una delle più grandi tragedie della storia. Per non dimenticare mai

ROMA – Sono trascorsi 68 anni dal giorno in cui le truppe sovietiche, inseguendo i tedeschi in ritirata dalla Polonia, liberarono Auschwitz.  Era il 27 gennaio del 1945 e con la scoperta del campo di concentramento più grande della Germania il mondo intero conobbe l’orrore del più tremendo genocidio che l’uomo avesse mai visto. Molti sapevano, troppi tacquero in quell’epoca nefanda della storia dell’umanità. Quando le porte di Auschwitz furono spalancate dai militari russi, lo scenario che si presentò fu scioccante. L’odore della morte era onnipresente. Migliaia di corpi scheletrici vagavano in uno stato di trance e l’odore acre dei forni toglieva il respiro. Ad Auschwitz-Birkenau trovarono la morte un milione e mezzo di ebrei nei modi più atroci, spesso raggiunta all’interno delle famigerate docce da cui invece dell’acqua usciva il letale Zyklon-B, un gas velenoso solitamente usato per sterminare gli insetti.ziklon.jpeg

shoah10.jpegMolti deportati furono usati per esperimenti criminali, per poi essere uccisi nelle camere a gas e inceneriti nei forni crematori. Altri erano tenuti in completa schiavitù per lavorare nei campi, nelle industrie belliche o nei laboratori fino a che morte sopraggiungeva per gli stenti, la fame e le malattie. Il genocidio che la storia ha conosciuto in quell’epoca non ha eguali. Nessuno avrebbe mai pensato che l’odio e il dolore che l’uomo è in grado di infliggere ai propri simili potesse raggiungere tale efferatezza. Eppure tutto questo è realmente avvenuto. Auschwitz, come gli altri campi di concentramento erano delle strutture organizzate, gestite in piena consapevolezza da assassini nazisti, i quali  avevano premeditato a tavolino la soluzione finale che prevedeva lo sterminio di tutta la popolazione ebrea. I prigionieri erano classificati con dei simboli e dei colori che potessero far risalire subito all’estrazione sociale del deportato. Il triangolo rosso era per i prigionieri politici, quello viola per gli appartenenti alle sette religiose, il nero per le persone definite asociali, il verde per i criminali comuni, il rosa per gli omosessuali e la stella di David di colore giallo per gli ebrei. In totale furono 6 milioni le persone sterminate nei campi di concentramento durante quel drammatico periodo ricordato come l’Olocausto.

Gli Einsatzgruppen

shoah.jpegNel 1941 i nazisti diedero inizio al massacro degli ebrei russi segnando il primo passo verso la soluzione finale del problema ebraico. Il compito fu portato avanti con sconvolgente efficienza dagli Einsatzgruppen composti da 3mila uomini direttamente al comando di Heinrich Himmler e Reinhard Heidrich. Tra 1941 e 1943 assassinarono circa 1milione di ebrei e centinaia di migliaia di rom, omosessuali, oppositori sovietici e malati di mente. Gli Einsatzgruppen erano il braccio militare della Polizia che operava nelle retrovie dell’esercito ed erano divisi in 4 unità A, B, C, D, per un totale di circa 3mila uomini arruolati e selezionati attraverso un mirata propensione alla diffusione dell’anti semitismo.


shoah9.jpegDai dettagliati rapporti segreti che gli Einsatzgruppen spedirono ai loro superiori si è potuto conoscere con precisione le dinamiche delle loro azioni. Dopo il passaggio delle truppe tedesce gli Einsatzgruppen radunavano gli ebrei residenti nella zona interessata e con il pretesto del ricollocamento li trasportavano fuori dai centri urbani in luoghi isolati dove veniva scavata una fossa comune. A gruppi o singolarmente venivano fucilati fino a riempire la buca, tra le urla dei moribondi che rimanevano schiacciati dai corpi.
Il rapporto stilato per il massacro di Babij Jar alla periferia di Kiev in Ucraina è impressionante. Tra il 29 e il 30 settembre del 1941 vennero fucilati 33.771 ebrei. Prima spogliati e poi percossi, tra pianti e risa isteriche. In breve questo compito inumano iniziò a pesare psicologicamente sugli ufficiali e lo stato tedesco ritenne che all’elevato costo delle munizioni e alla scomoda presenza di testimoni oculari si dovesse trovare un’alternativa più efficace che culminò con la criminale esigenza di costruire dei campi di concentramento e camere a gas per portare a termine il genocidio della popolazione ebraica.

 

 

I principali luoghi di morte

Auschwitz

shoah1.jpegIl lager di Auschiwitz situato a nord est di Cracovia venne aperto il 20 maggio del 1940 sotto il comando di Rudolf Höss. Fu creato per ospitare 100mila deportati che dovevano essere impiegati nella complessa rete industriale che si stava sviluppando intorno al campo stesso. Ben presto divenne uno dei campi più attivi in vista della soluzione finale della questione ebraica. Il nucleo iniziale era costituito da 32 edifici e una fabbrica per la produzione di gomma sintetica alla quale se ne aggiunsero altre, anche al di fuori del campo. L’aumento vertiginoso dei deportati rese necessaria la costruzione di altri due campi Birkenau e Monowitz, e in poco tempo l’area di Auschwitz diventò immensa trasformandosi in una vera e propria zona industriale. I prigionieri considerati abili sopravvivevano ai lavori forzati per 3 mesi al massimo, per gli altri c’erano le fucilazioni, le camere a gas, le condizioni di vita disperate, oltre alle sperimentazioni mediche sulle infezioni come l’aborto e la sterilizzazione.
Il lager di Auschwitz portò alla morte di almeno 1.300.000 persone in gran parte ebrei e costituisce oggi il simbolo della barbaria nazista prodotta negli anni della sua attività.
Nel gennaio del 45 davanti all’avanzata russa il campo fu sgomberato a forza costringendo i prigionieri a dirigersi in altri lager. Durante la fuga tedesca si compì un altra strage. Molti morirono durante il cammino e coloro che non riuscirono a proseguire vennero fucilati. 

Belzec

shoah13.jpegIl campo di sterminio di Belzec è meno noto al pubblico ma fu una delle più efficienti “fabbriche della morte” tedesche. Il lager distava a 121 chilometri da Lublino nella Polonia orientale, una zona densamente popolata dagli ebrei. Si divideva in tre sezioni l’amministrazione, il deposito dei beni prelevati ai deportati e la parte dedicata allo sterminio. Le camere a gas vennero realizzate in cemento e furono successivamente raddoppiate per velocizzare la “Aktion Reinhard” che prevedeva il genocidio della popolazione ebraica polacca. Le docce uccidevano contemporaneamente 1.200 persone che venivano condotte nelle camere a gas appena scese dal treno. Dopo la sua apertura nella primavera del 1943 il campo fu abbandonato e distrutto e per nascondere ogni traccia del lager vennero piantati alberi e fu costruita una fattoria. Solo con la testimoninaza dei sopravvissuti scampati alla carneficina, si confermò l’esistenza dell’attività del campo consegnando alla memoria del mondo una struttura al altissimo rendimento per il genocidio nazista. Le vittime stimate sono 600mila.

Dachau

shoah11.jpegE’ il primo campo di concentramento ufficiale, nato nel marzo del 1933 per contenere 5mila prigionieri. Tra il 37 e 38 venne ingrandito e arrivò ad ospitare 50mila persone. Le condizioni dei prigionieri avevano raggiunto un livello disastroso per il sovraffollamento, tanto che nel 44 un epidemia di tifo uccise migliaia di prigionieri. I reclusi erano sfruttati nelle industrie belliche siorte nelle vicinanze e nelle sperimentazioni mediche e farmacologiche. Le morti avvenivano per fame, per le malattie endemiche e per le esecuzioni sommarie. Non è accertata la presenza di camere a gas mentre erano attivi 4 forni crematori. Il 29 aprile 1945 i preigionieri del lager furono liberati dall’esercito americano.
Se questo è un uomo (Primo Levi 1919-1987) Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.

 

Maidanek

Maidanek sorto in Polonia ottobre 1941, venne aperto su esplicita richiesta di Himmler. Destinato inizialmente alla detenzione dei prigionieri di guerra, nel 1943 si trasformò in campo di concentramento. La struttura era divisa in diversi settori destinati al concentramento e alla prigionia ai bambini. I reclusi venivano impiegati nelle vicine fabbriche di munizioni e armi che rifornivano le forze militari naziste. Le prime due camere a gas in legno vennero sostitutite da 7 stanze in mattone e nel 1942 ebbero inizio le sistematiche operazioni di sterminio con lo Zyklon-B. Ma il lager era noto anche per le impiccagioni sommarie, gli annegamenti, le fucilazioni. Nel 43 furono sterminati 17mila ebrei, nel massacro che fu chiamato “erste festaktion”. Sgomberato nel 1944 sotto la pressione del fronte russo che avanzava il campo portò alla morte 800mila uomini, donne e bambini, anche se altre testimonianze parlano di 1milione e mezzo di vittime.

Mathausen

shoah6.jpegFu costruito nei pressi di Linz nel 1938, pochi mesi dopo l”Anschluss” cioè l’annessione dell’Austria allo stato tedesco. Venne trasformato subito in uno dei campi di sterminio più temibili del regime nazista. I prigionieri venivano annientati attraverso il lavoro forzato nelle fabbriche militari e nelle vicine cave di granito. Molti furono impiccati, fucilati e uccisi tramite iniezione letale e avvelenamento, e dal 1942 i nazisti passarono all’uso delle camere a gas.
L’accelerazione della soluzione finale, portò alla nascita di altri campi lager dipendenti da Mathausend dove venivani distribuiti i prigionieri subito dopo l’immatricolamento.
Nel 1945 le truppe americane liberarono il lager.

Treblinka1, Treblinka2

Nel 1941 nacque un campo di lavoro, a 50 km da Varsavia, per ebrei e polacchi considerati elementi sospetti al regime, Treblinka 1, e un anno dopo nel 1942, fu allestito il campo di sterminio per la progettata eliminazione di 2milioni di ebrei Treblinka 2. Composto da 13 camere a gas, e gestito direttamente da 30 militari dell’SS, la sua funzione fu quella di sterminare il maggior numero di ebrei in minor tempo possibile. Molti di loro fu ucciso al loro arrivo. In questo lager morirono 800mila persone, e fu smantellato nel tentativo di nascondere le tracce del genocidio prima dell’arrivo dei sovietici.
  

La fuga dei criminali nazisti

Alla fine della seconda guerra mondiale nacque Odessa una rete organizzata da ex ufficiali delle SS per permettere la fuga ai nazisti scampati all’arresto da parte degli alleati. shoah8.jpegOdessa non agì da sola, ma con gli appoggi di alcuni esponenti della chiesa cattolica, di alti funzionari elvetici e con l’accomodante atteggiamento del presidente argentino Juan Domingo Perón Sosa. Le fughe furono finanziate da alcuni industriali tedeschi legati al regime nazista. Non tutti i ricercati, però furono arrestati. Alois Brunner, braccio destro di Eichmann fuggì a Damasco e nonostante le condanne inflitte nei suoi confronti non fu mai catturato. Secondo alcune fonti morì nel 1992. Erich Priebke, conosciuto per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, fuggì in Argentina nel 1948 con l’aiuto del Vaticano. Ma nel 1995 fu catturato e estradato in Italia, dove sta scontando l’ergastolo. Il medico di Auschwitz, Josef Mengele, tristemente celebre per i suoi esperimenti sui gemelli che portarono alla morte di 3mila adolescenti fuggì in Argentina, ma nonostante le continue richieste di estradizione questa fu negata. Morì nel 1979 in Paraguay, e solo qualche anno dopo il suo corpo venne riesumato per confermare attraverso il DNA l’autenticità del cadavere.


Wiesenthal rimarrà per sempre il simbolo della lotta per la giustizia del popolo di Israele. “Io cerco giustizia, non vendetta. La cosa più importante che ho fatto è stato lottare contro l’oblio.” shoah15.jpegQuesta frase passata alla storia rimane la testimonianza dell’impegno di un uomo che dopo essere sopravvissuto all’inferno dei lager, fino alla liberazione degli alleati, dedicò tutta la sua vita alla ricerca e all’identificazione dei criminali nazisti. Le sue tenaci ricerche internazionali portarono alla cattura di migliaia di criminali come Karl Josef Silberbauer il maresciallo nazista che arrestò Anna Frank, o Franz Stangl l’ufficiale delle SS comandante dei campi di concentramento di Sobibor e Treblinka. Wiesenthal morì il 20 settembre nel 2005 all’età di 97 anni. Dal 1977 un centro internazionale sui diritti umani e la memoria che ha sedi in tutto il mondo porta il suo nome.

Il processo di Norimberga

Dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre 1946 nel Palazzo di Giustizia di Norimberga si tenne il processo che denunciò al mondo la verità sugli aguzzini criminali e le loro azioni divennero l’emblema del male. Proprio nella stessa città che tra il 1933 e il 1938 ospitò il “Reichsparteitag”, il raduno annuale che intendeva rappresentare simbolicamente la grandezza dell’ideologia nazista, e dove nel 1935 vennero promulgate le leggi che diedero il via la sistematico sterminio della popolazione ebrea. 
Nel 45 per Hitler la guerra era già persa, e quando gli alleati aprirono le porte dei lager rimasero completamente scioccati dalle immagini che si presentarono ai loro occhi. Scene irreali, in cui gli stessi testimoni ammisero di non riuscire a capire se le persone che avevano trovato all’interno fossero vive o morte. Tutti dovevano saper, e vedere le conseguenze dell’ideologia nazista e dell’antisemitismo, e i suoi responsabili giudicati e puniti per i loro crimini. 
Alla sbarra le più alte cariche del regime furono chiamate a rispondere per la prima volta delle atrocità commesse.
Il 20 novembre del 1945 Robert H. Jackson, il Procuratore capo degli U.S.A. aprì a Norimberga la prima requisitoria d’accusa e rivolgendosi agli imputati disse: “E’ difficile adesso vedere in questi uomini miserabili che ora sono prigionieri, il potere con il quale in quanto capi nazisti dominarono e terrorizzarono un tempo gran parte del mondo. Vi mostreremo che essi sono simbolo dell’odio razziale e della crudeltà del potere”.
Nella sala numero 600 del Palazzo di Giustizia di Norimberga si riunì per quasi un anno il tribunale internazionale militare con la partecipazione dei giudici dei quattro grandi paesi che sconfissero i tedeschi, Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. Dopo 407 udienze, più di 5milioni di pagine di documentazione, almeno mille addetti per la preparazione dell’accusa arrivarono le sentenze ai 21 fedelissimi di Hitler accusati di cospirazione contro la pace, guerra d’aggressione, crimini di guerra, e crimini contro l’umanità. 

I condannati avrebbero dovuto essere 24, ma Robert Ley si impiccò nella sua cella il giorno stesso in cui inizò il processo, Martin Bormann fece perdere le sue tracce dopo il bombardamento di Berlino e fu condannato a morte in contumacia e Gustav Krupp von Bohlen, l’industriale tedesco non fu processato per motivi di salute. urono 12 le sentenze di condanne a morte, 3 quelle all’ergastolo, 4 le condanne dai 10 ai 20 anni e 3 sentenze di assoluzione.

Hermann Göring, fu condannato all’impiccagione, si suicidò il giorno prima dell’esecuzione ingerendo del cianuro. Questa figura era conosciuta come il sanguinario del regime e oil diretto successore di Hitler. Fu l’ideatore della Gestapo e promotore della conferenza di Wansee dove si pianificò l’eliminazione degli ebrei. Condannati entrambi all’impiccagione anche Alfred Rosenberg, il vero ideologo del partito, cioè colui che fornì le basi teoriche per l’annientamento del popolo ebreo, e Ernst Kaltenbrunner, comandante in capo del RSHA, cioè l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich, che in pratica organizzò la caccia e la deportazione di tutte le persone considerate nemiche del regime tedesco.

Tra gli imputati al processo anche i supremi vertici militari come Wilhelm Keitel,(condannato all’impiccagione) Alfred Jodl (condannato all’impiccagione) con gli ammiragli Erich Raeder (ergastolo) e Karl Dönitz (10 anni). Anche i politici non furono esenti. Il ministro degli esteri Joachim von Ribbentrop, Ernst Kaltenbrunner e l’ex ministro Wilhelm Frick, il precursore delle leggi razziali furono condannati entrambi all’impiccagione. Stessa sorte toccò ai governatori dal pugno di ferro come Hans Frank, che insanguinò la Polonia e Arthur Seyß-Inquart che regnò in Austria. Il diplomatico Franz von Papen fu assolto e 15 anni furono inflitti a Konstantin von Neurath. Assolto anche Hjalmar Schacht l’esponenti del mondo finanziario , ministro dell’economia e capo della ReisBank. Ergastolo per il suo successore Walther Funk che accelerò il riarmo e incassò dalle SS i denti d’oro prelevati dalle vittime dei campi di concentramento.
Rudolf Heß, psicotico e devoto servitore del Fuehrer scrisse il Mein Kampf sotto dettatura di Hitler durante la prigionia condivisa nel 1923, dopo il tentativo del colpo di stato e venne condannato all’ergastolo, mentre 20 anni furono inflitti a Albert Speer e Baldur von Schirach, l’imputato più giovane e motore della gioventù hitleriana.

Julius Streicher, la voce della propaganda nazista, il prototipo dell’antisemita, fu condannato all’impiccagione nonostante i tentativi di difendersi di fronte all’evidenza dei fatti. Prima di essere impiccato gridò “Heil Hitler”!
Ernst Kaltenbrunner, gerarca delle SS e Fritz Sauckel, plenipotenziario generale per la mobilitazione del lavoro, furono condannati all’impiccagione. Hans Fritzsche, il cronista della propaganda (assolto). Nessuno degli imputati prima della sentenza si dichiarò pentito per i crimini commessi.


Il processo Eichmann

Dopo il 1945, si chiuse un capitolo della storia tra i più nefasti che l’occhio umano avesse mai conosciuto nella storia. Per anni un silenzio assordante di dolore, di impotenza regnò negli animi dei sopravvissuti, nell’indelebile atroce sofferenza a cui avevano assistito. Tuttavia l’eccezionalità del male e delle sfaccettature che lo componevano emerse nuovamente in tutta la sua atroce verità l’11 aprile del 1961, quando si aprì il processo che vide come imputato Adolf Eichmann, uno dei maggiori artefici di un genocidio studiato a tavolino. Responsabile della sezione “Questioni ebraiche ed evacuazione” che diventerà nota con la famigerata sigla 4B4, Eichmann, dopo la conferenza di Wannsee nel 1942 gestì e curò personalmente il criminale piano di sterminio per la “soluzione finale”. A lui faceva capo l’imponente macchina che gestiva le deportazioni. Visitò più volte i lager ed era dunque a conoscenza del suo operato. Dopo il 1944 fu trasferito a Budapest e nominato capo di un reparto speciale incaricato di organizzare le deportazioni ad Auschwitz in collaborazione con i fascisti ungheresi. In pochi mesi, nonostante da Berlino gli avessero chiesto di interrompere le operazioni, riuscì a trasferire nei lager 300mila ebrei. 
Alla fine della guerra Eichmann venne rinchiuso dagli americani in un campo per le SS dove riuscì a mantenere segreta la sua vera identità, e nel 1946 evase. Visse in Germania per altri 4 anni sotto falso nome, e nel 1950 si recò a Roma in un monastero francescano. Grazie all’aiuto di Padre Weber uno dei capi della Lega di San Raffaele, che aveva conoscenze influenti all’interno dello Stato Vaticano, si procurò un passaporto per l’espatrio. Il 14 luglio 1950 sotto il falso nome di Riccardo Klement salpò da Genova verso l’Argentina. Nel 1960 attraverso le minuziose ricerche di Simon Wiesenthal, il Mossad, i servizi segreti israeliani, inviarono un’unità speciale in Argentina e dopo una serie di appostamenti riuscirono a catturare Eichmann. Trasferito al carcere Rample a Tel Aviv nel 1960 fu incarcerato in attesa del processo. Il 15 dicembre del 1961 alle ore 9, dopo mesi di processo che coinvolse 111 testimoni venne pronunciata la sua condanna a morte e il 31 maggio del 1962 venne impiccato.

Conclusioni. Per non dimenticare


Questo testo in sintesi rappresenta solamente le tappe più significative del periodo storico più terrificante che l’essere umano abbia mai conosciuto. Negli anni è stata realizzata un’ampia documentazione sul genocidio degli ebrei e si è sviluppata un’infinita letteratura a riguardo. Ma resta il fatto che ancora oggi il fenomeno riconducibile al nazismo, seppur marginalmente e con alcune differenze, continua a sopravvivere, e attecchisce spesso in quei luoghi legati all’ignoranza storica, dove trova terreno fertile per la sua propagazione. Per questo è importante non dimenticare questo infame capitolo storico, affinché nelle coscienze si plasmi la consapevolezza e la conoscenza dell’immane sofferenza umana che ha determinato l’ideologia nazista. Perché questa tragedia non si ripeta mai più.

 

 

 

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