Referendum trivelle, evitare il suicidio della terra. Le ragioni del Sì

ROMA – Rischi geologici ambientali, produzione di rifiuti pericolosi, inquinamento del suolo, sottosuolo, acque superficiali e profonde e risorse idriche di primaria importanza, solo 402 milioni di euro nel 2014 di royalties di concessione a fronte di un utile dell’attività estrattiva di ben 7 miliardi, saldo negativo di nuova occupazione. Ecco alcune delle ragioni evidenziate da Italia Nostra che attraverso  motivazioni economiche e tecnico-scientifiche confermano il parere negativo sulle attività di estrazione di gas e idrocarburi. 

Insomma, in un ambiente già compromesso la trivellazione non farebbe altro che accellerare quel processo di cambiamento climatico già in atto. Un vero suicidio. Con il seminario “Trivellazion Italia Nostra ha infatti evidenziato tutte le motivazioni tecnico-scientifiche ed economiche che portano a confermare il parere del tutto negativo sulle attività di estrazione di gas e idrocarburi a livello nazionale e a sottolineare la necessità che la maggioranza dei cittadini italiani si rechi il 17 aprile a votare “SI” al referendum.

Gli esperti, intervenuti all’incontro sabato 27 febbraio presso la sede nazionale di Italia Nostra, hanno messo in risalto le seguenti criticità:
• Il prof. Giuseppe Gisotti, presidente SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), ha evidenziato tutti i rischi geologici ambientali dell’attività di trivellazione quali la subsidenza indotta dalla attività estrattiva e della sua pratica irreversibilità, la produzione di rifiuti pericolosi con rischio di inquinamento del suolo, sottosuolo, acque superficiali e profonde.
• Il prof. Franco Ortolani, docente di Geologia all’Università Federico II di Napoli, ha posto l’accento sulle problematiche più sensibili quali la possibilità che in alcuni casi tale fenomeno possa influenzare l’attività sismica e il rischio di compromettere in modo definitivo e irreversibile la disponibilità qualitativa e quantitativa delle risorse idriche che dovrebbero invece essere definite con apposito provvedimento legislativo come “piani di tutela delle acque”, nonché la pericolosità del riutilizzo delle cavità sotterranee per lo stoccaggio periodico del gas metano, anche in alternativa alla anidride carbonica.
• Il prof. Alessandro Segale, docente di Economia Ambientale e Marketing del turismo alla Statale di Milano, ha posto in risalto la mancanza di convenienza economica dell’impresa estrattiva nella situazione italiana e il danno che invece essa provoca alle altre attività economiche del territorio con particolare riferimento all’agricoltura, al paesaggio, alla pesca e al turismo sostenibile. Inoltre il ritorno economico per la collettività di tale attività si traduce in royalties di concessione per 402 milioni di euro nel 2014 a fronte di un utile dell’attività estrattiva di ben 7 miliardi.
• La prof.ssa Mariarita D’Orsogna, docente presso la Columbia University di Los Angeles, ha sottolineato come a livello mondiale esiste un saldo del tutto negativo dei livelli occupazionali tra la “nuova” occupazione e quella preesistente nei territori interessati dalle perforazioni .
L’Associazione si impegna a fare tutte le azioni necessarie, in ogni sede, per conseguire la modifica dell’attuale disciplina in materia di estrazione di gas e idrocarburi, anche attraverso una adeguata programmazione e pianificazione delle aree, per garantire l’uso corretto del territorio e delle risorse.
E’ necessario far prevalere gli interessi delle comunità locali all’integrità dei beni comuni, ossia l’acqua, l’aria e la terra, a rispetto anche degli artt. 9 e 32 Cost.
Italia Nostra attende infine l’esito, che ci si augura positivo, del ricorso di 6 regioni alla Corte Costituzionale per conflitto di competenza nei confronti dello Stato, sulla normativa vigente.

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