Amnesty: Renzi in Iran chieda impegni sulla pena di morte

TEHERAN – “Nel 2015 in Iran sono state eseguite almeno 977 condanne a morte.

Sono stati messi a morte almeno quattro minorenni al momento del reato e 16 donne. La nostra organizzazione ha inoltre registrato almeno 58 esecuzioni avvenute in pubblico”. Lo dice Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, che ha scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione dell”imminente visita a Teheran, invitandolo a manifestare alle autorità dell”Iran preoccupazione per l”incessante uso della pena di morte nel paese. “La maggior parte delle esecuzioni – sottolinea Amnesty – è collegata a reati di droga. La legge iraniana anti-narcotici prevede l”obbligatorietà della pena di morte per un”ampia serie di reati, tra i quali il traffico di quantitativi superiori ai cinque chilogrammi di oppio o di 30 grammi di eroina, morfina, cocaina e altri derivati chimici”. “Molte sentenze capitali in Iran – continua – vengono emesse a seguito di processi non in linea con gli standard internazionali sul giusto processo. Spesso gli imputati non hanno accesso agli avvocati durante gli interrogatori nella fase pre-processuale; i tribunali generalmente rigettano le denunce di tortura e ammettono come prova “confessioni” ottenute sotto tortura”.

Nella sua lettera al presidente del Consiglio, Amnesty International ha segnalato due casi di prigionieri a rischio d”imminente esecuzione e ha sollecitato il governo italiano a fare gli opportuni passi per chiedere che sia loro risparmiata la vita. Si tratta di Hamid Ahmadi, giudicato colpevole di aver ucciso a coltellate un giovane durante una lite con altri coetanei, quando aveva 17 anni; e di Saman Naseem, condannato a morte per avere, secondo l”accusa, partecipato ad attività armate contro lo Stato quando era ancora minorenne. Non avendo avuto riscontro circa eventuali colloqui in tema di diritti umani nel corso della recente visita del presidente iraniano Rouhani a Roma, la lettera di Amnesty International Italia si chiude rinnovando la richiesta che il governo italiano colga l”occasione per farsi promotore di un miglioramento della situazione dei diritti umani in Iran, nel contesto delle relazioni bilaterali tra i due paesi.

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