Brexit. A rischio esportazione spumante, l’Inghilterra primo mercato

ROMA – La Gran Bretagna è diventato nel 2016 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con le bottiglie esportate che hanno fatto registrare un aumento record del 38% nel primo trimestre consentendo il sorpasso sugli Stati Uniti.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della Brexit che, per effetto della svalutazione della sterlina, potrebbe sconvolgere i rapporti commerciali. La Gran Bretagna – sottolinea la Coldiretti – è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali Made in Italy con un valore annuale di ben 3,2 miliardi delle importazioni dall’Italia ed una tendenza progressiva all’aumento. Al contrario dalla Gran Bretagna – prosegue la Coldiretti – arrivano in Italia prodotti agroalimentari per appena 701,9 milioni di euro. Lattiero caseari, ortofrutta e vino e spumanti – spiega la Coldiretti – sono i prodotti alimentari Made in Italy maggiormente richiesti. La bilancia commerciale agroalimentare – continua la Coldiretti – è dunque fortemente sbilanciata a favore dell’Italia con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni. La Brexit determinerebbe pero’ effetti anche sulle politiche comunitarie con la Gran Bretagna che – spiega la Coldiretti – riceve il 7% delle risorse destinate alla politica agricola dall’Unione Europea e si posiziona al sesto posto nella classifica dei maggiori beneficiari nonostante sia al 13esimo posto come numero di aziende agricole che sono circa 187mila.  Inoltre storicamente – ricorda la Coldiretti – la Gran Bretagna è il Paese che ha contrastato maggiormente le politiche di tutela qualitativa delle produzioni agricole a favore di una standardizzazione verso il basso. L’ultima battaglia che oppone l’Unione Europea alla Gran Bretagna è quella sulle etichette a semaforo. Lo scorso aprile 2016 c’e’ stato il parere del Parlamento europeo che si è espresso sulla Relazione Kaufmann relativa al programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione europea, nella quale si invita la Commissione a “riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità del regolamento 1924/2006 nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”, ovvero quelle soglie tecniche di determinati nutrienti “critici” (come grassi, grassi saturi, zuccheri, sale). Fino ad ora, nonostante la prescrizione del Regolamento in questione di esprimersi entro il 2009, la Commissione non ha mai dato seguito alla loro definizione e ha di fatto tollerato – denuncia la Coldiretti – la decisione della Gran Bretagna di far adottare tale sistema dal 98% dei supermercati inglesi con un ostacolo alla libera circolazione delle merci che sta mettendo in pericolo alcuni settori cardine dell’export Made in Italy. Si tratta – spiega la Coldiretti – di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute. La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri – critica la Coldiretti – non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Il sistema – continua la Coldiretti – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale. Vittime illustri della normativa adottata ingiustamente dal Regno Unito che colpisce il 60% delle produzioni italiane sono – conclude la Coldiretti – le esportazioni delle principali denominazioni Made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche gli oli extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole.

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