Il Mondo volta le spalle ai diritti umani

ROMA – Nel 2017 le crisi in corso peggioreranno a causa della debilitante assenza di leadership nel campo dei diritti umani.

Lo dice il rapporto di Amnesty International che ha monitorato lo stato dei diritti umani in 159 paesi. La politica del “noi contro loro” sta prendendo forma a livello internazionale, sostituendo al multilateralismo un ordine mondiale piu’ aggressivo e basato sulla contrapposizione, si legge nel report. “La mancanza della volonta’ politica necessaria per esercitare pressione sugli stati che violano i diritti umani significa mettere a rischio i principi basilari dell’accertamento delle responsabilita’ per i crimini di massa e del diritto d’asilo”, ha spiegato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.”Anche gli stati che un tempo sostenevano di difendere i diritti umani nel mondo adesso sono troppo occupati a violarli al loro interno per pensare a chiamare gli altri a risponderne. Piu’ paesi faranno un passo indietro rispetto agli impegni assunti sui diritti umani fondamentali, piu’ ci sara’ un effetto-domino che vedra’ altri leader indebolire protezioni consolidate in materia di diritti umani”. Stiamo assistendo a una lunga serie di crisi a fronte della scarsa volonta’ politica di affrontarle: Siria, Yemen, Libia, Afghanistan, America centrale, Repubblica Centrafricana, Burundi, Iraq, Sud Sudan e Sudan. Secondo il rapporto ci sono crimini di guerra in almeno 23 paesi.

L’indifferenza internazionale verso i crimini di guerra e’ diventata la norma. “All’inizio del 2017, molte delle principali potenze stanno perseguendo interessi nazionali piu’ limitati a danno della cooperazione internazionale. Questo atteggiamento rischia di condurci verso un mondo piu’ caotico e pericoloso”, ha rilevato Shetty, “Un nuovo ordine mondiale in cui i diritti umani sono dipinti come un ostacolo agli interessi nazionali rende pericolosamente bassa la capacita’ di reagire ad atrocita’ di massa e lascia aperta la porta a violenze che ricordano i periodi piu’ oscuri della storia umana”, ha aggiunto. “La comunita’ internazionale ha gia’ risposto con un assordante silenzio alle innumerevoli atrocita’ del 2016: dall’orrore di Aleppo in Siria alle migliaia di persone uccise dalla polizia delle Filippine in nome della ‘guerra alla droga’ fino all’uso delle armi chimiche e all’incendio di centinaia di villaggi nel Darfur, in Sudan. La grande domanda del 2017 e’: quanto dovranno proseguire queste atrocita’ prima che il mondo faccia qualcosa?”, ha chiesto Shetty. Chi stara’ dalla parte dei diritti umani? Alla societa’ civile si chiede di resistere: uccisi i difensori dei diritti umani in 22 paesi. In occasione del lancio del Rapporto 2016-2017, Amnesty International ha chiesto alle persone di ogni parte del mondo di resistere ai cinici tentativi di rimettere in discussione diritti umani consolidati da lungo tempo in cambio della vaga promessa di prosperita’ e sicurezza. Secondo l’organizzazione nel 2017 la solidarieta’ globale e la mobilitazione dell’opinione pubblica saranno particolarmente importanti per difendere coloro che sfidano i poteri e difendono i diritti umani, spesso considerati dai governi una minaccia allo sviluppo economico, alla sicurezza o ad altre priorita’. Il Rapporto 2016-2017 di Amnesty International denuncia uccisioni di difensori dei diritti umani in 22 paesi: persone prese di mira per aver contrastato profondi interessi economici, aver difeso minoranze e piccole comunita’ o aver cercato di rimuovere gli ostacoli posti ai diritti delle donne e delle persone Lgbti. L’uccisione della nota leader nativa e difensora dei diritti umani Berta Cáceres in Honduras ha trasmesso un messaggio raggelante agli attivisti ma nessuno e’ stato portato di fronte alla giustizia.

Violazioni in 159 paesi. Il dossier offre una panoramica sullo stato dei diritti nel mondo. A cominciare dall’Arabia Saudita dove voci critiche, difensori dei diritti umani, attivisti per i diritti delle minoranze sono stati imprigionati e condannati per vaghe accuse come quella di “offesa alle istituzioni dello stato”. In Yemen, poi, le forze della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui possibili crimini di guerra, bombardando scuole, mercati e moschee, uccidendo e ferendo migliaia di civili anche grazie ad armi fornite da Usa e Regno Unito e persino vietate a livello internazionale come le bombe a grappolo. A preoccupare e’ ancora la situazione in Cina dove e’ proseguita la repressione contro avvocati e attivisti, anche attraverso la detenzione senza contatti col mondo esterno, le confessioni trasmesse in televisione e le intimidazioni ai familiari. E in Egitto, paese in cui per indebolire, diffamare e ridurre al silenzio la societa’ civile, le autorita’ hanno fatto ricorso a divieti di viaggio, restrizioni finanziarie e congelamento di conti bancari. In Europa si cita il caso della Francia per le drastiche misure di sicurezza adottate nel contesto del prolungato stato d’emergenza hanno dato luogo a migliaia di perquisizioni, a divieti di viaggio e ad arresti. Ma anche il Regno Unito per un’ondata di crimini d’odio che ha fatto seguito al referendum sull’appartenenza all’Unione europea. Infine si parla della situazione negli Stati Uniti d’America: a cominciare dalla campagna elettorale marcata da una retorica discriminatoria, misogina e xenofoba che ha fatto sorgere forti dubbi sul peso effettivo dei futuri impegni nel campo dei diritti umani, a livello nazionale e internazionale. 

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