Il cambiamento climatico potrebbe uccidere una specie su 10 entro la fine del secolo

LONDRA – Il cambiamento climatico sta accelerando la velocità di estinzione di una specie vivente su dieci, tra animali e piante. A riportarlo oggi il Fatto Quotidiano che riprende fedelmente un articolo apparso già lo scorso 12 luglio sul “The Indipendent” a firma di Steve Conner.

Lo studio, condotto da Ilya Maclean e Robert Wilson, dell’Università di Exeter ha esaminato quasi 200 predizioni precedenti su come i cambiamenti climatici possono influenzare l’estinzione delle specie e le stesse sono state confrontate con circa 130 segnalazioni di alterazioni già osservate. Entro la fine del secolo, ipotizzano i ricercatori inglesi, una specie su 10 potrebbe essere sul punto di estinguersi a causa degli effetti del riscaldamento globale. I risultati infatti, sostengono l’idea che la terra sta attualmente attraversando una estinzione di massa globale dove la velocità con cui le specie si stanno perdendo è molte volte superiore al tasso di estinzione storico. «È la sesta grande estinzione di massa nella storia della vita sulla terra.- hanno detto gli scienziati- le previsioni portano a calcolare che circa il 10 per cento delle specie viventi oggi potrebbe essere a rischio di estinzione entro il 2100».

Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences, colloca il riscaldamento globale al fianco della perdita di habitat delle specie invasive divenendo una grave minaccia per gli animali in via di estinzione e per le piante. In esso le conclusioni riportano che la velocità con cui il clima è destinato a cambiare in futuro rischia di travolgere la velocità con cui le specie sono in grado di adattarsi.

L’obiettivo dello studio era quello di valutare l’accuratezza delle stime effettuate dagli scienziati in passato circa le previsioni dei cambiamenti climatici in relazione all’estinzione delle specie. Ma i ricercatoti sono andati oltre ed hanno concluso che le minacce osservate si abbinano bene alle minacce attuali basate su osservazioni reali.

«Abbiamo cercato di vedere se le previsioni erano accompagnati da cose che sono già accaduto e questo era ciò che abbiamo trovato- ha detto il dottor Maclean- L’aumento delle temperature, il cambiamento dei modelli delle precipitazioni e l’aumento dell’acidità degli oceani stanno tutti avendo un impatto sulla vitalità delle specie vulnerabili. Negli oceani, per esempio, l’aumento dell’acidità minaccia la sopravvivenza degli organismi che costruiscono le barriere coralline, mentre l’aumento delle temperature sta spingendo alcune specie di montagna, siano piante e animali, ad altitudini più elevate. Il nostro studio è un campanello d’allarme per agire perché molte specie, che sono già in declino, potrebbero estinguersi se le cose continuano così come sono. È ora di smettere di usare le incertezze. La nostra ricerca – ha detto il dottor Maclean- mostra che gli effetti dannosi del cambiamento climatico stanno già accadendo e, semmai, superano le previsioni».

«Osservando una tale gamma di studi di tutto il mondo, abbiamo scoperto che l’impatto del cambiamento climatico si respira ovunque, tra tutti i gruppi di animali e piante-ha detto Robert Wilson – Dagli uccelli, ai vermi, ai mammiferi marini, dalle alte catene montuose, alle giungle ed agli oceani, il cambiamento climatico è una vera minaccia per le specie”, sottolinea Wilson: “Dobbiamo agire ora per evitare che quelle in pericolo si estinguano.Riducendo le emissioni di carbonio e proteggendo le specie dalle altre minacce che devono affrontare, come la perdita di habitat e l’inquinamento»

Al di là dello studio, che evidenzia fattori di preoccupazione ma anche moniti alla comunità scientifica internazionale per intervenire tempestivamente al fine di evitare ciò che le previsioni lasciano immaginare, sono i paesi dell’Unione Europea che già da tempo studiano una serie di interventi per arginare le estinzioni e conservare il patrimonio delle diversità biologiche. Alla perdita di biodiversità si possono condurre malattie come cancro, obesità, diabete, malformazioni genetiche, infertilità, patologie del sistema nervoso come morbo di Alzheimer e Parkinson. «In Europa- è riportato nel documento dell’UE- la perdita di biodiversità è soprattutto dovuta all’inquinamento, sfruttamento eccessivo delle risorse e del territorio, diffusione incontrollata di specie non autoctone e cambiamenti climatici. Si stima che nell’UE circa il 25% delle specie animali, tra cui mammiferi, anfibi, rettili, uccelli e farfalle, siano a rischio di estinzione, mentre l’88% degli stock ittici è troppo sfruttato e impoverito. Solo il 17% degli habitat e delle specie gode di uno stato di conservazione soddisfacente mentre gli ecosistemi non riescono più a garantire un’impollinazione sufficiente delle colture, aria e acqua pulite, il controllo delle inondazioni o dell’erosione». Commissione europea cerca di dare una risposta nei prossimi dieci anni con il tentativo di legare i finanziamenti della Politica Agricola Comune (PAC) e della Pesca (CFP) al rispetto della biodiversità.

 

 

 

 

 

 

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