Le reliquie dell’ultima cena conservate nelle chiese della capitale

Un evento così importante nella vita di Cristo, inizio della passione, non poteva non aver prodotto diverse reliquie che ricordano questo momento. Alcune molto importanti, altre meno, alcune con pretese di essere autentiche, con tanto di ricerche effettuate, ed altre completamente fantasiose. 

Tanto per cominciare dobbiamo parlare del calice dell’ultima cena, quello che dal Medioevo in poi è conosciuto come il Santo Graal. Dopo aver squalificato una dozzina di candidati, che non hanno retto il minimo analisi storico, fra cui il Santo Catino di Genova, i due che ancora resistono sono il Santo Calice di Valencia e il Calice di Doña Urraca, ambedue conservati in Spagna.

Nella basilica di San Giovanni in Laterano, Roma, è conservata quella che, secondo la tradizione, sarebbe la tavola dove si celebrò l’Ultima Cena (o parte di essa), come anche indicato nella Tabula Magna Leteranensis*, presente nella Sacrestia di questa stessa basilica. La tavola dell’Ultima Cena è situata al di sopra dell’altare del Ss. Sacramento, transetto Sud, dietro un prezioso bassorilievo d’argento massiccio di mille libbre di peso, di Curzio Vanni (XVI secolo), che rappresenta l’Ultima Cena.

Schermata 2019-04-16 alle 15.32.50.png La tavola è formata da due pannelli di m 0,60 x 1,20 ciascuno, di legno di cedro. Secondo la tradizione, sarebbe stata portata a Roma dall’imperatore Tito nell’anno 70, insieme a tutto il bottino, conseguenza della Prima Guerra Giudaica e la distruzione del tempio. A Roma, all’interno dell’Arco di Tito, al Foro Romano, si può vedere un bassorilievo molto eloquente di come le truppe romane tornavano in patria cariche di tutto quello che avevano preso a Gerusalemme. Non mi risulta che siano stati realizzati studi seri su questo reperto né si sa con esattezza quando e in che circostanze arrivò questa reliquia alla basilica. Ma certamente prima del secolo XIII, perché è inclusa nell’inventario della Tabula Magna.

Nella vicina cappella del Sancta Sanctorum, invece, sulla parete di sinistra guardando l’altare è visibile una parte della panca dove sedette Gesù Cristo in occasione dell’ultima cena. La scritta che si può leggere nella stessa cornice dov’è esposta la reliquia recita: ‘Pars lectuli in quo D.N. Feria V. in Coena recubit’.  L’espressione ‘Feria V’ si riferirebbe al giovedì. Il giovedì santo. Anche su questo reperto non abbiamo altre notizie.

A Coria, (Cáceres) Spagna, è esposta quella che è ritenuta la tovaglia dell’Ultima Cena, un panno di lino decorato in azzurro, praticamente intatto, di 4,32 x 0,90 m, e che è stato sottoposto ad alcuni studi, anche se non del tutto concludenti, per dimostrarne l’autenticità. Inoltre, una strana teoria di uno scienziato americano, che ha studiato questo reperto, lo vuole mettere in relazione con la Sacra Sindone.

Sempre nella Tabula Magna Lateranensis, è incluso nella lista il panno con cui Gesù lavò i piedi dei discepoli la sera del giovedì santo, prima della cena. Il panno, però, non è esposto, e a quanto pare, neanche esiste. O forse sarà esistito in passato?
E non finisce qui.  A Barcellona, nel Museo di Vestigia Insolite, vi è una campana di vetro sotto la quale sono conservate due lenticchie, con una targhetta che spiega che si tratta delle lenticchie della Santa Ultima Cena, essendo una parte di quelle inventariate nel Sancta Sanctorum di Roma. La targhetta indica anche che nel suddetto inventario si citavano un totale de tredici lenticchie. Ossia, queste sono solo due delle tredici lenticchie che sarebbero avanzate nel pasto del giovedì santo…. Ma le altre 11 dove saranno? Chi avrebbe mai detto che la sera del giovedì santo, Gesù e gli Apostoli avrebbero mangiato lenticchie?

* La Tabula Magna Lateranensis è un pannello in mosaico del XIII secolo dove si elencano le reliquie presenti nella basilica e nel Sancta Sactorum. E’ scritta con caratteri dorati su fondo nero. Puoi leggere il mio articolosull’argomento.

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