Maturità, estate e poi? La scelta

A livello culturale e sociale, l’esame di maturità rappresenta un attraversamento di soglia. È un rito di passaggio che, almeno a livello simbolico, segna l’uscita dall’adolescenza e l’ingresso nella vita da giovane adulto/a. In effetti, è uno di quei momenti che può segnare dei cambiamenti fondamentali nel proprio percorso esistenziale.

Alcuni si trasferiscono, quindi passano dal vivere in casa con i genitori a stanze condivise con sconosciuti, dal non avere idea di che cosa sia una lavatrice all’abituarsi a provvedere a se stessi. Chi non cambia casa o città, invece, ha comunque modo di stravolgere la sua routine. I ritmi scolastici vengono abbandonati per lasciar posto a dei nuovi… ma come saranno e da cosa saranno determinati? Che cosa farà parte di questa nuova vita da adulto?

Le risposte a queste domande dipendono solo e soltanto da una cosa: la scelta di cosa si farà dopo la maturità. 

Sarà anche per questo che la maturità è particolarmente sentita. Dopo di essa, arriva il momento di decidere che cosa fare del proprio futuro. Ovviamente, si è ancora giovani e c’è sempre tempo per cambiare o per tornare indietro. Ma la pressione del “fare la scelta giusta” sta tutta lì. Si cerca di dissimularla pensando al viaggio dopo gli esami o alle serate da passare in compagnia in riva al mare. Ma il dilemma su cosa fare dopo sta sempre lì, pronto a insinuarsi nella mente spensierata che vorrebbe solo godersi momenti di relax dopo mesi passati a studiare per l’esame. 

Proseguire gli studi o specializzarsi in un settore per inserirsi da subito nel mondo del lavoro? Data l’incertezza di questi tempi, il dubbio rischia veramente di diventare più grande di quello amletico. Si potrebbe optare per una via di mezzo, scegliendo una laurea telematica con Unicusano o un’università simile e nel frattempo trovare un posto di lavoro dove iniziare uno stage o un percorso di formazione. 

Chi non è convinto di riuscire a lavorare e studiare contemporaneamente, allora non può fare altro che scegliere o l’uno o l’altro percorso. Su cosa basarsi? Innanzitutto, sulle proprie aspirazioni. È da quando siamo piccoli che ci chiedono che cosa vorremmo fare da grandi, quindi è impossibile non averci mai pensato. In 18 anni di vita, inoltre, si saranno vissute abbastanza esperienze da capire cosa ci piace e cosa no, per cosa siamo portati e per cosa no, quale tipo di carattere abbiamo, cosa di noi riusciamo a cambiare e cosa no. Quindi, i nostri desideri vanno necessariamente confrontati con le nostre attitudini e anche con le possibilità concrete che abbiamo. 

Ad esempio, se il tuo desiderio è sempre stato quello di aiutare le persone in difficoltà, potresti scegliere una facoltà attinente alle professioni medico-sanitarie soprattutto se ti piace studiare e hai una forte motivazione a diventare medico/a, infermiere/a, psicologo/a, ecc. Altrimenti, se vuoi fare un’esperienza lavorativa perché non provare con il servizio civile? È ovvio che la decisione potrebbe essere condizionata anche da motivi economici. 

Per chi avesse ancora dubbi, invece, su quale sia il percorso da intraprendere e cosa fare di sé, potrebbe provare con qualche test di orientamento. E se il peso di questa scelta diventa troppo pesante, c’è sempre la possibilità di prendersi un anno sabbatico! D’altra parte, si tratta di una scelta impegnativa e significativa. Va compiuta con serenità e consapevolezza, ma non con ansia. 

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