Giuramenti

RAVENNA – “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”.

Se è vero, almeno nell’ambito delle democrazie liberali, che la politica è l’arte del possibile, non v’è dubbio che tra le prossime “riforme” che un governo qualsiasi dovrebbe realizzare non può non esserci quella della Legge 400/1988 e, nello specifico, la formula di giuramento che il presidente del consiglio e i ministri da lui nominati, debbono recitare prima di assumere il loro incarico.

Una formula che, a ben guardare, stante l’attuale sistema “bipolare”, nonché la volatilità e arbitrarietà delle “ideologie” che guidano gli attuali partiti italiani, non può che spingere a violare – insieme al giuramento di fedeltà alla Republica e alla sua Costituzione – anche quello all’interesse “esclusivo della nazione”.

Se, infatti, viene spontaneo chiedersi, alla luce di quasi vent’anni di Seconda Repubblica, come – dei personaggi che hanno fatto strame, in modo collettivo, degli articoli costituzionali, nell’ordine: 1 (sovranità popolare); 3 (pari dignità sociale e uguaglianza dei cittadini davanti alla legge); 4 (diritto al lavoro e promozione delle condizioni che ne rendano effettivo l’esercizio); 5 (promozione delle autonomie locali; decentramento politico e amministrativo; legislazione adeguata alle esigenze dell’autonomia e del decentramento); 8 (diritto di tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica di organizzarsi secondo i propri statuti); 9 (tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione); 10 (non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici); 11 (ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali), a quale “Carta” costitutiva e a quali leggi, lor signori giurino ancora “osservanza  leale”.

Ma, ancor di più – alla luce della guerra sociale per bande, innescata con i vari: condoni e scudi fiscali, leggi ad personam, accordi separati, contratti separati, leggi separate e, ancora, false alleanze, populismi e demagogiche proposte di nuovi Stati Sociali scevri dagli intralci di anziani, pensionati, bambini, diversi, svantaggiati, affidati alle cure amorevoli della pubblica elemosina – viene da chiedersi a quale interesse “esclusivo della nazione” i nostri governanti abbiano giurato devozione funzionale.

Non ci nascondiamo, dunque, che di fronte a tale situazione, il rito del “Giuramento” dei ministri nelle mani del Capo dello Stato, sia ormai diventato – se non proprio un inutile orpello – quasi sicuramente, un’istigazione allo spergiuro e al comportamento fedifrago dei nostri “ipotetici” governanti che, perdippiù, spesso e volentieri, anche nel privato, non sono stati degli esempi di provata virtù e di fedeltà alla parola data.

è solo per questo motivo, dunque, che – in attesa di una nuova classe dirigente, attualmente al ginnasio – propongo agli attuali parlamentari, in un ultimo barlume di senso dello Stato, di riformare, almeno, il 3° comma dell’articolo 1 della legge 400 così che, anche collettivamente, non ci si debba più sentire in colpa per aver indotto “scientemente” al tradimento e allo spergiuro i nostri governanti.

Oddio! Ad onor del vero, un’altra ipotesi di lavoro – se si vuole, per forza, mantenere il giuramento di fedeltà alla Costituzione e agli interessi generali del Paese – ci sarebbe pure. Anche se, di non facile realizzazione.

Infatti, prendendo atto che un Governo non può che essere di parte e che, solo essendo partigiani dei lavoratori e del lavoro si possono fare gli interessi della Nazione, si potrebbe lanciare una petizione popolare, una sorta di Elezioni Primarie di coalizione, perchè il duo Don Gallo-Pietro Ingrao, sempre fedeli ai loro impegni e ai loro giuramenti (sia pubblici che privati), accetti il compito di guidare la sinistra alle prossime elezioni con l’obiettivo di ridare credibilità e senso a parole come: onore, Stato, servizio, fedeltà, impegno, sacrificio, Costituzione, sovranità popolare.

Mi si potrà obiettare che i due, insieme, fanno quasi 180 anni. è Vero! Dico io. Ma, tenuto conto che è solo un pò più del ticket Prodi-Monti (140 anni), stante la gravità della situazione in cui versa il nostro Paese, sono certo che quello dell’età, per i due nostri eroi, non sarà certamente un problema. Proviamoci, almeno!!!

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