Riflessioni e Imbroglioni

RAVENNA – Che l’agone politico, i centri del potere – globalmente intesi – non siano i luoghi migliori dove cercare persone perbene, chi ha un pò di dimestichezza con De Andrè (e con don Gallo che sempre ce lo ricorda) dovrebbe averlo imparato da un pezzo.

Attenzione! Non voglio assolutamente paragonare il “non ci sono poteri buoni” di Faber, al “tanto sono tutti uguali” del qualunquista uomo della “strada”: troppo profonda era la riflessione del “genovese” per piegarla (anche solo per sbaglio) all’analisi dei tanti piccolo borghesi che si “riflettono” in quello che, ormai, non solo in Italia, è diventato più simile ad un foro boario che al luogo del confronto delle idee e della ricerca dell’interesse collettivo.

Eppure, proprio la “Riflessione” di De André, può tornarci utile per capire come quel potere, che già allora (1968) era da intendersi “non buono” oggi, in realtà, sia anche divenuto sinonimo di malaffare, corruzione, affarismo, mediocrità, arrogante privilegio di casta, falsità. In una parola – per dirla con don Gallo – poco meno che “merda”.

Certo, affermare che tutti i politici (i potenti) – e chi li frequenta – siano malfattori, affaristi, “faccendieri”, bugiardi, puttanieri, corrotti e corruttori, malviventi – lo capisce anche un cretino – sarebbe (forse) troppo. Ma, in verità, non risulta troppo agevole, di questi tempi, negare che il livello di produzione di malfattori che ha la politica, sia arrivato a vette talmente preoccupanti da aver rimesso in discussione tutte le certezze e, perfino, tutti i fondamentali dell’economia.

Sono tra quelli, infatti, che ritengono che il vero motivo dell’aumento dello spread (il maggior esborso, cioè, in termini d’interesse sul capitale investito, che Banca Italia deve riconoscere ai risparmiatori per convincerli ad acquistare i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) invece dei “Bund” teutonici), non sia dovuto alla pressione degli speculatori che, pure, dal punto di vista capitalistico, non da oggi “fanno il loro mestiere” tentando di lucrare il massimo del rendimento senza fatica alcuna e, possibilmente, senza dover produrre assolutamente un cazzo di tangibile e di pubblico interesse.

Nè, del resto, ritengo che la causa sia da ricercare nel sistema produttivo ed economico nazionale che, quantunque traballante e in preda alle convulsioni dovute alla voglia dei capitalisti nostrani, anche quelli minori, di lucrare – sia in casa che all’estero – migliori condizioni di profitto per il proprio tornaconto, resta pur sempre nel novero delle prime 10 economie mondiali e che, soprattutto, può vantare – a fronte del terzo debito pubblico del pianeta (circa 1.917 mld di euro) – anche il minor indebitamento privato ed un patrimonio “mobiliare e immobiliare” che, tra Pubblico e Privato, ammonta a quasi 8 volte il valore complessivo del debito. Idoneo, insomma, a coprire ampiamente l’intero debito pubblico e il costo del suo finanziamento sia in termini diretti che di servizio per interessi.

Sono convinto, invece, e per questo mi distinguo dalla vulgata corrente degli “oppositori” di ogni colore, che il vero motivo dei nostri guai, come comunità nazionale, risieda proprio nell’inaffidabilità di chi sarebbe chiamato a gestire tale delicatissima fase economica resa, appunto, ancora più precaria da tale inaffidabilità, non solo di competenze.

In soldoni, mettendomi per un attimo nei panni di chi – riuscendo a “risparmiare” qualcosina sullo stipendio – volesse fare un investimento, il più possibile sicuro e remunerativo, mi sono chiesto: “Ma io, comprerei una macchina usata da questo ministro dell’economia piuttosto che da questo capo del governo?”.

E poi, ancora: “Affiderei la cassa del mio condominio ad uno qualsiasi dei signori della cosiddetta opposizione che, ormai da più di un anno, brancolando nel buio, non solo non trovano il sistema per allontanare questi azzeccagarbugli dal governo del Paese ma, addirittura, in nome di non si sa bene quale interesse generale, arrivano ad agevolare il percorso parlamentare dei provvedimenti, litigando e dividendosi sulla posizione da prendere sulle agitazioni dei lavoratori.

Ovviamente, non vi espliciterò la conclusione a cui sono giunto, limitandomi ad informarvi che ho già dato mandato alla mia legale per verificare la possibilità di azione per imperizia e dolo nei confronti degli attuali amministratori del condominio Italia.

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