Milano non rispetta gli artisti di strada

MILANO –  “Perché si spendono ogni giorno milioni per la guerra e nemmeno un centesimo per l’assistenza umanitaria, per gli artisti di strada, per i poveri?” Se lo chiedeva Anne Frank, mentre scriveva il suo Diario.

Oggi dobbiamo domadarci se l’umanità abbia tratto insegnamenti da quegli anni, in cui le persecuzioni degli emarginati si trasformarono in genocidio. La risposta, purtroppo, almeno in Italia, è negativa. A Milano esiste un regolamento comunale che toglie i diritti fondamentali agli artisti di strada, colpendoli con multe qualora non appartengano alla lista degli artisti muniti di autorizzazione, autorizzazione che si ottiene (non sempre) presentando domanda da sette a tre giorni prima dell’esibizione, indicando ora e luogo della stessa. Martedì, nel capoluogo meneghino, i vigili urbani hanno comminato una multa di 100 euro pro capite e hanno allontanato quattro zampognari. Stesse misure sono state attuate nei giorni precedenti contro mimi, cantastorie, violinisti e gruppi musicali.

 

A Londra, Parigi, New York, Los Angeles gli artisti di strada si esibiscono liberamente e sono molto amati dalla popolazione, in quanto rappresentano lo spirito libero dell’arte umana e sono tradizionalmente presenti in tutte le città di tutte le epoche della storia umana. “E’ giunta l’ora di liberalizzare le esibizioni degli artisti da strada,” ha  dichiarato giustamente il Codacons. “È contro la natura stessa dell’artista di strada, infatti, dover comunicare prima la via e l’orario dove si intende suonare, anche perché i musicisti itineranti, tipicamente, si esibiscono camminando e cambiando di continuo luogo”. Se Milano attua un regolamento che reprime la libertà degli artisti di strada, che in alcuni casi hanno subito atti di violenza a causa dell’intolleranza e di una cultura di rifiuto nei loro confronti, in altre città chi si esibisce per le vie e le piazze subisce provvedimenti ancora più severi e ottenere i permessi, specie da parte di artisti stranieri, risulta impossibile. Vi è da augurarsi che il nuovo regolamento, cui sta lavorando la giunta milanese, sia più tollerante verso la vera “arte povera”, che rappresenta l’aspetto più spontaneo e autentico della cultura contemporanea.

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