Rapporto-denuncia del Gruppo EveryOne contro il traffico di migranti e organi nel Sinai (Egitto)

Una rete di predoni collegata alla criminalità organizzata internazionale. I nomi dei trafficanti più pericolosi e i loro legami con le organizzazioni di lotta armata. Un appello e contemporaneamente una denuncia ai governi della Repubblica di Egitto e dei Territori Palestinesi, alle Nazioni Unite e alla Corte Penale Internazionale de L’Aja, alle autorità di Israele, Sudan, Etiopia, Eritrea, Libia, Tunisia, nonché a quelle del Dubai, dell’Arabia Saudita, dei Paesi dell’Unione europea e di quelli extraeuropei nei quali sono presenti collegamenti con i traffici del Nord del Sinai.

La lettera denuncia
All’attenzione di:
UN High Commissioner for Human Rights, Navanethem Pillay
UN High Commissioner for Refugees, António Guterres 
UN Special Rapporteur on trafficking in persons Joy Ngozi Ezeilo
President of the European Parliament Jerzy Buziek
Commissioner for Human Rights of the Council of Europe, Thomas Hammarberg
President of the European Commission, José Manuel Barroso
Vice-president and high representative of the Union for foreign affairs and security policy, Catherine Margaret Ashton
OSCE Special Representative and Co-ordinator for Combating Trafficking in Human Beings, Maria Grazia Giammarinaro
Secretary General of the Council of Europe, Thorbjørn Jagland
President of the European Council, Herman Van Rompuy
Egypt Embassy to Vatican
Supreme Council of the Armed Forces in Egypt, Mohamed Hussein Tantawi
Palestinian National Authority
International Criminal Court
Civil Society

ROMA – Il Gruppo EveryOne prosegue nella sua campagna contro il traffico di migranti subsahariani e organi umani nel Sinai, un fenomeno criminale che prosegue da molti anni, senza che le autorità della Repubblica dell’Egitto né le istituzioni dei Territori Palestinesi lo contrastino, pur essendo a conoscenza delle identità e della locazione dei covi dei trafficanti. Prima della campagna internazionale che il Gruppo EveryOne sta conducendo da alcuni anni, insieme ad altre organizzazioni per i diritti dei rifugiati e contro la tratta di esseri umani, i traffici nel Sinai erano ignorati sia dalla stampa che dalle autorità locali e internazionali. Oggi se ne parla. Le Nazioni Unite, l’Unione europea e i principali media del mondo civile hanno dato spazio agli orrori del Sinai: i rapimenti, le gravose estorsioni, gli omicidi, gli espianti di reni, le torture, gli stupri. Tuttavia, se l’informazione riguardante la tragedia dei migranti del Sinai si interromperà, tali odiosi traffici continueranno a svolgersi nell’indifferenza del mondo. Tutti noi dobbiamo aumentare il nostro impegno e trasformare lo sdegno in azioni civili, perché il mondo dica no definitivamente a questi crimini contro l’umanità.

Con questo nuovo rapporto, il Gruppo EveryOne denuncia ancora una volta gli autori di alcuni degli abusi più efferati che siano mai stati commessi da esseri umani. La denuncia viene trasmessa alle autorità egiziane, alle autorità dei Territori Palestinesi, alle autorità di Israele, del Sudan, della Libia, dell’Etiopia e dell’Eritrea. Tutti questi paesi hanno un ruolo nel fenomeno dei traffici di migranti e organi. La tratta inizia già in Eritrea, Etiopia e Sudan, dove bande di beduini Rashaida promettono una vita migliore ai giovani eritrei a rischio di persecuzione o arruolamento coatto. Quando i migranti accettano di partire per Israele, la trappola è scattata. Oltre alle bande Rashaida, altre bande beduine gestiscono il traffico all’interno del Sinai. Queste bande si avvalgono anche di complici eritrei, etiopi e sudanesi, che comunicano con i prigionieri e si assicurano che essi chiedano ai familiari il denaro per il loro riscatto senza fornire altre informazioni. Alcuni capi-trafficanti hanno tenuto con sé donne eritree, come mogli o concubine, e giovani schiavi che non hanno pagato il riscatto. Giovani donne subsahariane sono inviate inoltre alla prostituzione in Egitto e nei Territori Palestinesi, dove negli ultimi anni il traffico di donne è particolarmente sviluppato e ignorato dalla autorità internazionali:

http://fr.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1260436032612&pagename=JPArticle/ShowFull

Per combattere con efficacia il traffico di esseri umani, bisogna comprenderne la struttura e le dinamiche. Grazie alle testimonianze dei profughi, le Ong e gli Human Rights Defenders sono risaliti ai nomi dei trafficanti di esseri umani, i quali sono palestinesi e membri di organizzazioni di lotta armata. Il fondamentalismo jihadistico si autofinanzia con attività criminali. Non a caso, i leader dei movimenti jihadistici e i capi-mafia arabi sono le stesse persone. Armi, droga, prostituzione, traffico di schiavi e organi umani sono fonti di finanziamento della lotta armata, che ha fatto proprio il motto secondo cui “il fine giustifica i mezzi” e opera accanto alle organizzazioni criminali di tutto il mondo. Le organizzazioni politiche paramilitari funzionano esattamente come le mafie e si avvalgono di cellule presenti in tutto il mondo. Non a caso, i parenti dei prigionieri del Sinai non inviano i loro pagamenti solo in Egitto, Israele, Etiopia e Sudan, ma anche in Arabia Saudita, Dubai, nonché in Europa (Svizzera, Regno Unito, Francia, Svezia). Questo movimento che si cela dietro ideologie pseudo-politiche è denominato da alcuni analisti “Mafia araba”.  Fondamentalismo armato e mafie internazionali lavorano insieme e fanno dei traffici di esseri umani, organi, droga e armi le basi del loro giro di affari criminali. Per combattere il fondamentalismo armato, bisogna combattere parallelamente la mafia, di cui esso fa parte. Bisogna temere presente che il denaro denaro consente ai criminali di conseguire potere e, di conseguenza, i fondamentalisti (come le mafie) hanno sempre maggior peso politico. Il motivo per cui l’Egitto non riesce a debellare i traffici si deve identificare proprio nel potere economico e politico dei movimenti armati. E’ la stessa ragione per cui in Italia, per esempio, non si riesce a sconfiggere la mafia né a ridurre il suo giro di affari. Per ottenere qualche risultato bisognerebbe combattere la corruzione delle autorità e quindi avvalersi di collaboratori di giustizia e cittadini che segnalino – dietro ricompensa – i movimenti dei trafficanti con i loro carichi umani. E’ importante tenere sempre presenti i legami fra crimine organizzato e politica:

http://en.wikipedia.org/wiki/Muslim_Brotherhood
http://www.huffingtonpost.com/2009/08/04/egypt-muslim-brotherhood_n_250752.html)

Il Sinai, terra quasi senza legge, è una base dei movimenti religiosi e politici di lotta armata (dall’Egyptian Islamic Jihad ad Hamas) e dei trafficanti di esseri umani e organi, che forniscono i mezzi di finanziamento a tali movimenti:

http://grendelreport.posterous.com/muslim-brotherhood-terror-in-sinai

A Rafah, al-Gorah, al-Arish, Sheikh Zuweid e nelle altre città beduine del Sinai (specie nel Governatorato del Nord), i trafficanti palestinesi gestiscono i tunnel fra la parte egiziana e quella palestinese di Rafah: lungo il “corridoio di Philadelphia”, sono loro i signori dei traffici di armi, migranti e organi umani. Questi potenti criminali hanno possedimenti sia nei Territori che nel Sinai egiziano, dove si muovono liberamente, avvalendosi della manodopera che alcuni anni fa operava nel traffico di merci attraverso i tunnel ma che negli ultimi anni ha perso il lavoro, dopo che Israele ha concesso l’importazione libera di molti generi

http://english.aljazeera.net/news/middleeast/2010/07/201071692035676597.html.

I capi-trafficanti gestiscono la maggior parte del 1000 tunnel ancora attivi fra Rafah e i Territori. Le entrate dei tunnel sono spesso all’interno di proprietà beduine recintate, delimitate da frutteti.  Dopo la caduta di Mubarak, i trafficanti godono di ancora maggiore libertà nel Sinai:

http://www.washingtonpost.com/world/middle-east/egyptian-military-begins-closing-smuggling-tunnels-near-gaza/2011/09/04/gIQANvy31J_story.html

Oltre che base importante di Hamas e di altre organizzazioni di lotta armata, Arish, capoluogo del governatorato del Nord del Sinai, è una roccaforte del crimine organizzato arabo e internazionale:   

http://nationalstrategy.com/Portals/0/documents/Summer%202011%20NSFR/El%20Arish%20Egypt.pdf

Recentemente, grazie alla campagna contro i traffici nel Sinai condotta dal Gruppo EveryOne insieme a New Generation Foundation for Human Rights, ICER e altre Ong, nonché dalla discesa in campo della CNN con il “Freedom Project” (un evento fondamentale nella lotta al traffico di migranti e organi umani) alcuni trafficanti hanno liberato spontaneamente centinaia di profughi subsahariani:

http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2011/11/18_Slaves_freed_after_CNN_documentary.html

Inoltre, alcuni beduini della tribù Al-Tiaha si sono scontrati con una banda di trafficanti della tribù al-Nakhalwa, liberando un contingente di ostaggi in prevalenza eritrei. Numerosi trafficanti e alcuni prigionieri sono periti nello scontro a fuoco:

http://www.usatoday.com/topics/article/Organizations/Companies/Transportation,+Travel,+Hospitality/Airlines/content.usatoday.com/topics/article/Organizations/Companies/Transportation,+Travel,+Hospitality/Airlines/Hamas/0d6D05DgMf6pu/5

http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2011/11/18_Notorious_human_smuggler_shot_dead%3B_611_Eritreans_released.html

Contemporaneamente, grazie a un’iniziativa partita dai gruppi Salafiti del Sinai, piccole milizie di sicurezza beduine sono state segnalate nel Nord del Sinai, mentre collaboravano con le forze dell’ordine. Secondo l’attivista Hamdy al-Azazy, presidente della New Generation Foundation for Human Rights e osservatore per il Gruppo EveryOne, le tribù beduine del Sinai sono in procinto di raggiungere un accordo per combattere insieme alle forze di polizia i traffici di esseri umani e organi, perseguendo i maggiori trafficanti palestinesi: Abu Abdullah, Abu Mahmoud, Abu Musa, Abu Khaled, Abu Ahmed e altri:

http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2011/12/2_Sinai_-_An_Important_Step_in_the_Campaign_against_the_Slave_Trade.html

La realtà di Arish, con il dominio incontrastato da parte dei trafficanti membri dei movimenti di lotta armata è ben descritta in un articolo apparso sul Daily News Egypt:

http://www.thedailynewsegypt.com/tunnel-business-security-vacuum-main-concerns-for-arish-residents.html

Riguardo alle identità dei trafficanti, il Gruppo EveryOne le ha segnalate alle autorità locali e internazionali. Nel presente rapporto vengono aggiunti alcuni particolari che possono essere utili per raggiungerli con mandati di cattura non solo nel Sinai, ma anche nei Territori Palestinesi

– Abu Abdullah ha circa 35 anni, barba, una nutrita famiglia e alcune concubine eritree. E’ uno dei trafficanti più violenti, responsabile di numerosi omicidi, mutilazioni e torture. Sadico con i giovani prigionieri, stupratore, compie spesso i crimini più efferati con le proprie mani

http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4087949,00.html

E’ molto potente nel Sinai ed è un notabile nei Territori Palestinesi, dove è uno dei leader di Hamas, oltre che un trafficante cui Hamas ha affidato in gestione alcuni dei principali tunnel. Ricordiamo che Hamas ha il pieno controllo della rete di tunnel che collegano le due parti di Rafah:

http://en.wikipedia.org/wiki/Gaza_Strip_smuggling_tunnels  

http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/smugglers-back-at-work-in-tunnels-beneath-gaza-1488650.html

http://kleinonline.wnd.com/2011/10/19/hamas-already-plotting-to-nab-more-jews-emboldened-by-release-of-over-1000-terrorists-for-one-israeli-soldier/

http://www.likud.nl/extr420.html

– Anche Abu Mahmoud è un uomo di Hamas e controlla alcuni tunnel:

http://www.haaretz.com/news/international/egyptian-unrest-undermines-gaza-tunnel-business-1.342500

– Lo stesso discorso vale per Abu Khaled, che professa la sua appartenenza ad Hamas anche in un’intervista al Telegraph:

http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2010/12/17_Dove_sono_i_profughi_eritrei._Chi_sono_i_trafficanti.html

http://www.telegraph.co.uk/expat/expatnews/6817385/Egypts-Gaza-smugglers-shrug-off-reports-of-border-barrier.html

http://www.thenational.ae/news/worldwide/middle-east/roads-to-riches-run-deep-in-rafah?pageCount=3

– Abu Ahmed è a propria volta un palestinese, considerato attivista di Hamas, che opera fra i Territori e il Nord del Sinai; è uno dei trafficanti della famiglia Sawarka:

http://www.time.com/time/world/article/0,8599,2087790,00.html

http://www.telegraph.co.uk/expat/expatnews/6817385/Egypts-Gaza-smugglers-shrug-off-reports-of-border-barrier.html

http://www.asmarino.com/press-releases/1274-hundreds-of-refugees-held-hostage-in-sinai-torture-camps-need-rescuing

Recentemente un altro membro della famiglia Sawarka ha liberato di propria iniziativa 32 giovani ostaggi eritrei, consentendo loro di raggiungere Israele. Il trafficante si è impegnato con i capi delle tribù beduine del Sinai a interrompere la tratta di esseri umani e organi:

http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2011/12/25_Sinai%2C_slave_trade__32_more_refugees_released.html

– Riguardo a un altro pericoloso trafficante, Abu Musa, si tratta di un criminale che opera soprattutto nel Sud del Sinai  e del quale abbiamo già fornito le generalità e la localizzazione del covo alle autorità:

http://www.freeeritrea.org/files/EveryoneGroup12-2-11.pdf

http://hetq.am/eng/news/7510/

http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2011/11/29_Sinai._EveryOne_Group_locates_the_hideout_of_the_trafficker_Abu_Musa.html

Con il presente rapporto, il Gruppo EveryOne chiede al governo egiziano e all’autorità palestinese di attivare procedure di indagini volte a smantellare i covi dei trafficanti summenzionati, liberare gli ostaggi (accordando loro il diritto alla protezione internazionale, in concerto con l’UNHCR, in quanto rifugiati e vittime di tratta) e perseguire i capi del traffico di esseri umani e organi, i loro collaboratori e la rete criminale collegata direttamente o indirettamente, attraverso complicità, forme di corruzione e legami con il crimine organizzato a questi terribili crimini contro l’umanità. Contemporaneamente, il Gruppo EveryOne chiede alle Nazioni Unite e alla Corte Penale Internazionale de L’Aja di perseguire, secondo le funzioni accordate a tali organizzazioni, i rapimenti, gli omicidi, le torture, gli stupri, le estorsioni, gli espianti di reni e altri organi cha da anni avvengono impunemente nel Sinai. Infine, l’organizzazione umanitaria lancia un appello ai governi di Egitto, Territori Palestinesi, Israele, Sudan, Etiopia, Eritrea, Libia, Tunisia, nonché a quelli del Dubai, dell’Arabia Saudita, dei Paesi dell’Unione europea e di quelli extraeuropei nei quali sono presenti collegamenti con i traffici del Nord del Sinai, soprattutto per quanto riguarda la ricezione, attraverso conti correnti o agenzie di Money Transfer, del denaro versato dai familiari dei prigionieri a titolo di riscatto.

In attesa di una risposta e di una serie di interventi urgenti finalizzati a combattere il fenomeno dei traffici criminali nel Sinai, porgiamo i migliori saluti.

Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau – co-presidenti del Gruppo EveryOne

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