Movimento dei forconi. Le lotte siciliane: in bilico tra “Vespri” e “Portella”

RAVENNA – Com’è giusto che sia, ciascuno di noi ha i suoi punti di riferimento con cui, di volta in volta, cerca di comprendere la realtà e di farsi un’opinione degli accadimenti del mondo.

Così, per leggere (e tentare di capire) i moti siciliani di questi ultimi quattro giorni, io – pur avendo sentito i vari addetti stampa delle diverse associazioni coinvolte con il movimento “Forza d’urto” e, in possesso di più di una piattaforma programmatica dei “rivoltosi” – ho voluto, comunque, attendere il “parere”, che sapevo non sarebbe tardato ad arrivare, di un uomo politico, profondo conoscitore delle vicende e delle dinamiche politiche dell’isola qual’è l’ex sindaco di Vittoria ed ex deputato ragionale del PCI, Francesco Aiello, il quale, commentando ieri le manifestazioni, ha dichiarato: “Le forme di ribellismo a cui stiamo assistendo in occasione della manifestazione “Forza d’urto” non solo esprimono confusamente la voglia di protesta della nostra isola ma rischiano anche di incanalare nell’alveo della contestazione settori della società siciliana che potrebbero inquinare la legittimità delle rivendicazioni”.

“Il sicilianismo che da tempo teorizzo, che con scelte chiare e nette ha cercato di portare in primo piano le esigenze del nostro territorio – ha aggiunto Aiello – non può essere messo a repentaglio da una serie di iniziative che, nell’esasperazione del momento complessivo, fomentano lo scontro sociale in Sicilia e, peggio ancora, rischiano di determinare episodi spiacevoli come quelli che si sono già verificati in queste ultime ore”.

“Ecco perché – ha concluso l’ex deputato comunista – chiediamo un senso di responsabilità nell’attuazione di una protesta che non ci lascia indifferenti ma che certo non potrà mai risolvere tutti i problemi con cui, ormai da tempo, la nostra isola è costretta a confrontarsi. Il timore, inoltre, è che forze delinquenziali e mafiose, che nulla hanno a che vedere con il movimento degli agricoltori, approfittino di questo momento per creare ancora più caos e indirizzare politicamente alcune correnti della protesta”.

Chiaro no! Uno degli uomini che tra i primi ha denunciato (inascoltato) la saldatura tra la malavita della Sicilia orientale (specializzata nel racket delle estorsioni) e la mafia della Sicilia occidentale (esperta nel mercato degli stupefacenti) attraverso “joint-venture” criminali nate per reinvestire parte del denaro sporco nelle serre e nelle campagne del ragusano, avverte che le manifestazioni di questi giorni altro non sono che ribellismo incerto e confuso che rischiano, addirittura, di mettere a repentaglio le pur legittime rivendicazioni popolari.

Per retroterra culturale, ho sempre diffidato degli scioperi ad oltranza, soprattutto se – Cile docet – realizzati da categorie “strategiche” come gli autotrasportatori. Figuriamoci quando lo “sciopero” in questione è rivolto contro tutto e contro tutti: dalle forze politiche ai cittadini indifesi che, rimasti – dopo 4 giorni – senza carburante e senza generi di prima necessità, potranno comunque “transitare tranquillamente con auto o moto attraverso i presìdi”, così si legge nel documento scaturito dalla riunione di martedì scorso delle forze che aderiscono a “Forza d’urto”, con l’unico disagio delle “eventuali file dovute alla forte adesione dei manifestanti”.

Mi interessa poco, quindi, a conti fatti e con questi presupposti, indagare ulteriormente se nel “movimento” siciliano si annidino o meno forze eversive (qualche collega aveva sussurrato la presenza di “Forza Nuova” o di altre “Forze” consimili) quando è praticamente certo (tale posizione è stata espressa anche dalla CIA e dalla Confesercenti) che questo sedicente “coordinamento” di associazioni di categoria, proprio perché apartitico e, soprattutto, inpolitico, è aperto a tutti i venti (anche malavitosi) e a qualsiasi forma di strumentalizzazione – questa si – tutta politica. In funzione, ancora una volta, classista  e antipopolare.

Dal momento del suo insediamento e, ancora prima, nelle fasi concitate delle consultazioni al “Colle”, non ho nascosto la mia avversione per un governo che continuo a ritenere pericoloso (per la tenuta democratica del Paese), oltre che inutile e anti popolare. Ma le forme di protesta che in questi giorni si levano da ogni parte nella penisola, non solo non mi confortano ma mi preoccupano, soprattutto perché ancora una volta mancano di guide e punti di riferimento politici.

Infatti, quando non bastassero i sondaggi (50 per cento degli intervistati dichiara la volonta di astenersi di mandare la scheda in “bianco” TG LA7 dello scorso 16 gennaio) l’assillo costante dei molti “protestanti” in giro per la Penisola a dichiararsi “apartitici e apolitici”, , denota ed evidenzia ormai il distacco e l’idiosincrasia dei cittadini rispetto alle normali strutture di rappresentanza sociale e politica.

Un distacco che, in Sicilia come nel Paese dove non si capisce più chi è al governo e chi all’opposizione; chi difende chi e per quale motivo ideale e politico, per quanto motivato e ampiamente giustificato, risulta vieppiù pericoloso perché punta ad alimentare un “laissez-faire” sociale (che fine hanno fatto le norme per il controllo degli scioperi nei servizi di pubblica utilità: valgono solo per CGIL-CISL e UIL?) e ad innescare un “si salvi chi può” stupido, prima ancora che inutile.

Riflettano le forze della sinistra sul da farsi e, se qualcuno nel gruppo dirigente ha ancora un briciolo di pudore, provi ad intercettare, per organizzarlo e rappresentarlo, il malcontento popolare nelle strade e nelle piazze. Chissà che non ne tragga beneficio anche l’urna elettorale.

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