Traffico migranti. Arrestato nel Sinai beduino complice di organizzazioni criminali

ROMA –  E’ dal 2009 che il Gruppo EveryOne chiede alle autorità di Israele di impegnarsi per combattere il traffico di migranti nel Sinai, un fenomeno criminale che si svolge del governatorato del Nord del Sinai, ma che ha basi logistiche anche a Gaza e una rete di estorsione che è presente in molte nazioni, fra cui lo stato ebraico.

Alcune delle denunce e dei rapporti inviati dal Gruppo EveryOne alle istituzioni israeliane sono stati discussi nel 2011 dal parlamento israeliano, che ha sottolineato la gravità del fenomeno. La settimana scorsa, le autorità sono finalmente intervenute, su mandato del procuratore di stato del distretto di Be’er Sheva e hanno arrestato Yusuf Al-Qarnawi, un beduino residente nel sud di Israele. Al-Qarnawi riscuoteva le ingenti somme versate dalle famiglie di alcuni rifugiati subsahariani per pagare il riscatto dei loro cari, prigionieri dei trafficanti del Sinai. “Cittadini sudanesi ed eritrei viaggiano attraverso il Sinai, per raggiungere Israele” ha spiegato comandante Moti Asor, che ha diretto le operazioni della polizia israeliana, “ma nel Sinai e a Gaza sono attive famiglie specializzate nel traffico di esseri umani. I rifugiati, prigionieri dei predoni, hanno la possibilità di telefonare solo ai familiari, per chiedere loro di pagare il riscatto, fino a 40 mila dollari, ed essere così liberati. Molti migranti hanno amici e parenti anche in Israele e i trafficanti hanno complici anche qui. Al -Qarnawi è uno di loro e ha confessato di aver partecipato a cinque rapimenti, ma siamo convinti che siano molti di più”.

 

Le politiche di Israele nei confronti dei profughi, purtroppo, li equiparano a “migranti illegali” e le vittime di tratta non denunciano i loro persecutori. “Da parte nostra,” affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, “abbiamo protestato ripetutamente contro le politiche anti-immigrazione dello stato ebraico. Se Israele non riconosce il dramma dei profughi dai paesi subsahariani e in particolar modo dall’Eritrea, sarà impossibile far luce sulla tratta di esseri umani e organi che ha natura mafiosa e ormai coinvolge pesantemente anche Israele. Grazie al nostro più recente appello al Parlamento europeo, la più importante istituzione dell’Ue ha approvato una Risoluzione che stigmatizza l’atteggiamento dello stato di Israele nei confronti dei profughi africani e chiede alle autorità locali di proteggerli e riconoscere la loro condizione di profughi e non incarcerarli come criminali – fino a tre anni, senza processo – e quindi deportarli. Attraverso politiche umanitarie avvedute, Israele combatterebbe nel contempo il terrorismo fondamentalista, che – è ormai ampiamente provato – finanzia l’acquisto di missili e armi anche attraverso i traffici di esseri umani e organi nel Sinai”.

 

Il Gruppo EveryOne è in contatto da anni con un a rete di organizzazioni che si impegnano per denunciare la tratta di esseri umani, i suoi legami con il terrorismo e le mafie internazionali, le atrocità commesse dai predoni: non solo estorsioni, ma omicidi, torture, sevizie, stupri, espianto di organi per il mercato nero. La rete umanitaria per i diritti dei profughi nel Sinai è riuscita nel corso degli anni a sensibilizzare la parte sana delle tribù beduine del Sinai riguardo a questi odiosi crimini, tanto che alcune tribù locali hanno formato una task force che è impegnata quotidianamente a monitorare e segnalare alle autorità i covi dei trafficanti, ottenendone a volte la liberazione, senza che sia versato il riscatto ai predoni. Il lavoro sul campo della ong Gandhi e della New Generation Foundation for Human Rights è fondamentale per la liberazione di gruppi di prigionieri e per il sostegno successivo alla liberazione, quando finiscono dalle mani dei trafficanti a quelle delle autorità locali, che operano in base a leggi xenofobe.

 

Attualmente, circa 600 profughi subsahariani, per la maggior parte eritrei, sono detenuti negli 11 campi di concentramento gestiti dai trafficanti, che si trovano quasi sempre all’interno delle loro proprietà. “E’ importante proseguire la campagna contro i traffici del Sinai,” proseguono i co-presidenti di EveryOne, “chiedendo alle istituzioni dell’Egitto e dei Territori palestinesi di svolgere finalmente il loro dovere e perseguire i criminali. E’ impensabile che l’iniziativa di alcune famiglie beduine e di pochi attivisti locali possa, senza il contributo delle autorità, contrastare efficacemente le bande di trafficanti, che dispongono di veicoli e armamenti potenti e sofisticati, nonché di enormi somme di denaro. La nostra organizzazione ha già segnalato alle forze di sicurezza egiziane le identità dei capi della tratta di esseri umani e organi a Gaza, Rafah e Arish. E’ ora importante che si vinca ogni remora di tipo politico-religioso e si ponga fine a un fenomeno, strettamente connesso con la criminalità organizzata e il fondamentalismo armato, che ha ormai trasformato il Sinai e la striscia di Gaza in luoghi senza legge, nell’indifferenza del mondo”.

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