Il Pm del caso Ruby contesta la verità ufficiale e si rivolge al Csm

MILANO – Il Pm dei Minori Anna Maria Fiorillo si rivolgerà al Csm “in quanto le parole del ministro Maroni che sembrano in accordo con quelle del procuratore Bruti Liberati non corrispondono a quella che è la mia diretta e personale conoscenza del caso”. Il Pm si occupò quella notte della vicenda della marocchina Ruby, portata in questura.

«Io non dico più niente e parlerò eventualmente dopo, quando il Csm sarà intervenuto. Ma penso che sia importante il rispetto delle istituzioni e della legalità, cose a cui ho dedicato la mia vita e in cui credo profondamente. proprio per questo, quando vedo calpestate rispetto, legalità e giustizia parlo, perchè altrimenti non potrei più guardarmi allo specchio». Così il pm dei minori di Milano, Anna Maria Fiorillo, spiega, ma senza entrare nel merito delle dinamiche, la sua decisione di ricorrere al Csm per quel che riguarda la ricostruzione dell’affidamento di Ruby da parte del ministro dell’Interno, Roberto Maroni e del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Ricostruzione che, «per la conoscenza personale del caso» Anna Maria Fiorillo contesta.

«Non ho nulla da aggiungere a quanto già detto nei giorni scorsi. Per me la vicenda era già chiusa allora». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, precisando che non intende replicare al pm dei Minori Annamaria Fiorillo rispetto alle dichiarazioni di quest’ultima rese oggi.

«Ha fatto bene il giudice del Tribunale dei minori di Milano, Annamaria Fiorillo, a rivolgersi al Consiglio superiore della magistratura sul caso Ruby». Antonio Di Pietro, ai microfoni di Radio Radicale, commenta così l’intenzione del Pubblico ministero milanese di coinvolgere il Csm nella querelle riguardante l’affido della giovane marocchina alla consigliere regionale del PdL Nicole Minetti («le parole di Maroni non corrispondono a quella che è la mia diretta conoscenza del caso», ha dichiarato la giudice). Il leader di Italia dei Valori auspica «che il Consiglio superiore possa rapidamente accertare come sono andate le cose e verificare se qualche autorità dello Stato, magari il ministro dell’Interno, abbia riferito il falso in Parlamento. Già abbiamo visto qualche settimana fa il ministro Calderoli mentire alle Camere, se adesso lo ha fatto anche il titolare del Viminale – conclude Di Pietro – siamo al golpe».

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