Morta Maricica, aggredita nel metro a Roma. La Procura chiede l’arresto di Alessio Burtone

ROMA – Maricica Hahaianu, l’infermiera trentaduenne romena, aggredita selvaggiamente nel metro di Roma venerdì scorso non ce l’ha fatta.

È deceduta questa notte a causa del vasto edema cerebrale che la pesante caduta a terra, dopo un cazzotto ricevuto da Alessio Burtone con il quale aveva avuto una banale discussione, le aveva provocato. Ieri pomeriggio i medici del Policlinico casilino avevano constatato la totale assenza di impulsi elettrici del suo cervello, segno di un coma oramai irreversibile.

La Procura chiede l’arresto dell’aggressore

Evidentemente non sono servite a nulla le tardive scuse del ventenne Alessio Burtone, né le risibili ipotesi di difesa del suo avvocato (“Il mio assistito si è spaventato, ha pensato che la donna avesse una pistola nella borsetta”) a rendere meno pesante la posizione giudiziaria dell’aggressore che, in realtà, prima ha sputato sulla donna e quando questa ha reagito con una spinta, le ha mollato un fortissimo cazzotto al volto, stendendola per terra e senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze del suo gesto. Fra l’altro, il giovane non era nuovo ad episodi del genere. Un anno fa era stato denunciato per percosse nei confronti di un suo coetaneo che aveva protestato con lui quando si era visto sfiorato dal suo motorino. Burtone, anche in questa occasione, aveva dato un cazzotto all’uomo, per fortuna senza tragiche conseguenze. Ora dovrebbe essere incriminato per omicidio preterintenzionale e non più per lesioni gravissime. La Procura di Roma dovrebbe ora formulare una nuova richiesta di arresto al Gip.

Il “pentimento”

Probabilmente ispirato dal suo legale, Alessio Burtone ha scritto una lettera ai familiari della povera Maricica. Questo il testo della lettera: “Chiedo umilmente scusa alla signora Hahaianu Maricica per il gesto violento che le ha provocato questa grave situazione. Da quando l’ho saputo dal carcere non riesco più a dormire. Non mi interessa di quello che mi accadrà perché mi assumerò le mie responsabilità ma ciò che più mi interessa oggi è che la signora possa riprendersi. Prego ogni giorno perché lei possa ristabilirsi e porterò sicuramente un rimorso per tutta la vita. Chiedo scusa anche ai familiari tutti e mi pento per il male che gli ho fatto. Dico ai giovani di non usare violenza, di non sbagliare come ho fatto io perché oltre a far del male alla povera Maricica ho fatto del male a me e a tutta la mia famiglia. Vi abbraccio e sono vicino al vostro dolore”. Ora il giovane rischia una pena da 10 a 18 anni per il suo scriteriato gesto.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe