Tor Vergata. Studenti occupanti: “Non c’entriamo niente con Blocco studentesco e partiti politici”

ROMA – Il quadro all’università di Tor Vergata comprende una strana situazione riportata da alcuni giornali, tra cui Repubblica, secondo cui sembrerebbe che ci siano studenti “falce e martello” uniti a studenti “di estrema destra”.

Il riferimento nell’articolo linkato è ai “fascisti del terzo millennio”, cioè “Blocco Studentesco”, che insieme ai rappresentanti studenteschi della “Federazione dei Giovani Socialisti” (legati al “PSI” di Nencini), della “Sinistra in Movimento” (legati al “Partito Democratico”) e a “Comunione e Liberazione” hanno temporaneamente occupato gli uffici del Rettorato il primo dicembre, giorno seguente all’approvazione della Gelmini alla Camera. A questa iniziativa, che ha trovato molto risalto sugli organi di informazione, gli studenti in occupazione di Lettere e Scienze non hanno partecipato perché si dichiarano contrari alle strumentalizzazioni di gruppi legati ai partiti e di altri dichiaratamente di stampo neofascista.

Abbiamo chiesto loro perché e ci hanno risposto che i primi “cercano di ricondurre le mobilitazioni sotto i voleri dei rispettivi partiti di riferimento” mentre in “Blocco Studentesco”, appendice di “Casapound”, ci sono quegli “studenti responsabili delle aggressioni a Piazza Navona a colpi di mazze tricolori proprio durante le mobilitazioni anti-Gelmini del 2008”. Non solo. Hanno aggiunto che “dopo un anno e mezzo di minacce e provocazioni di esponenti, spesso anche quarantenni”, di queste due organizzazioni lo scorso 15 e 16 marzo si sono verificate proprio a Tor Vergata due pesanti aggressioni di questi gruppi che hanno provocato ferite pesanti, fratture e traumi cranici nei confronti di cinque studenti e una studentessa antifascista, due agenti di sorveglianza interna della ditta “Sipro” e un dipendente dell’ateneo che cercava di proteggere un’altra ragazza finita a terra e colpita dai calci di queste persone”.

A seguito di questa vicenda, tre studenti antifascisti di Tor Vergata finirono agli obblighi di dimora, così come quattro persone legate a “Blocco Studentesco” e “Casapound”, queste ultime tutte “esterne” all’ateneo, da come ci riferiscono.

Le aggressioni si svolsero presso il Rettorato. I giornali, così come inizialmente il PM Tescaroli e il GIP Adele Rando, la misero sulla “rissa tra gli opposti estremismi” ma i ragazzi e le ragazze di Tor Vergata rifiutarono questa versione, forti anche delle 160 firme raccolte tra docenti, ricercatori e dipendenti dell’ateneo che espressero loro solidarietà chiedendo la costituzione di parte civile dell’istituzione universitaria.
In effetti, il Tribunale del Riesame, due settimane dopo gli arresti, ribaltò la prima ricostruzione del PM e del GIP e rimise in libertà i tre studenti di Tor Vergata (e anche i quattro di “Casapound” e “Blocco Studentesco”, tra i quali un Consigliere quarantenne al XX Municipio e il portavoce nazionale di Blocco già accusato di tentato omicidio in Sardegna).

Vale quindi la pena citare il testo della sentenza del Tribunale del Riesame per stabilire come si svolsero quei fatti. Si legge, infatti ,che in base ad elementi quali le testimonianze delle Polizia presente sul posto ,il 15 marzo, le pesanti lesioni (dai 10 ai 30 giorni) tutte a carico degli studenti antifascisti, le riprese delle telecamere di sorveglianza (che abbiamo anche noi visto di persona, in quanto in possesso degli studenti coinvolti nel procedimento giudiziario) e, non ultimo, le testimonianze di personale dipendente dell’ateneo e della sorveglianza “è in conclusione sorprendente che le vittime debbano rispondere di rissa per di più aggravata dalle loro stesse lesioni”.

Non solo, ma aggiungono i tre giudici del Riesame che “Deve infatti considerarsi che in base alle stesse immagini che solo tre giorni prima, in una corretta ricostruzione dei fatti, avevano ispirato la richiesta di misure cautelari contro gli aggressori, ha inspiegabilmente qualificato l’accaduto come rissa, ravvisando una resistenza attiva degli aggrediti mentre i soggetti aggrediti in modo violento e brutale da un numero preponderante di persone hanno posto in essere solo quel minimo di resistenza che è lecito attendersi in simili situazioni”.

Per questo, gli studenti e le studentesse di Tor Vergata si chiedono come mai le principale testate giornalistiche spesso diano spazio ai portavoce di “Blocco Studentesco”, presentandoli ai lettori in una veste diversa, quando ci sono foto e video che li immortalano in situazioni che di democratico e civile hanno ben poco a che fare.

E’ il caso – come ci fanno notare gli occupanti dell’ateneo –  di Noah Mancini, uno degli studenti di “Blocco” di Tor Vergata, a piazza Navona  in queste immagini, partecipe della giornata del 15 marzo come si nota dal video oggetto di indagine già citato e con gli altri colleghi universitari del suo gruppo in questa foto , che si sono scattati presso la facoltà di Ingegneria lo scorso anno: una quindicina di appartenenti a “Blocco Studentesco”, tutti rigorosamente con saluto romano, tra i quali si riconosce anche il consigliere comunale di Grottaferrata per il PdL, Lorenzo Letta  e lo stesso Noah Mancini .

Gli studenti antifascisti di Tor Vergata sono stati costretti ad occuparsi prima delle ferite e poi delle ingiuste misure cautelari, come riportato nella sentenza del tribunale del Riesame. Nel frattempo – ci informano gli stessi universitari – Noah Mancini ha potuto liberamente partecipare alle elezioni studentesche con il suo gruppo e divenire Senatore Accademico. A Tor Vergata per questo  motivo – tengono a precisare gli studenti -non si può parlare di collaborazione tra chi lotta contro la legge Gelmini e organizzazioni estremiste di destra.

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