C'era da lavorare per trasferirsi al più presto nella nuova casa, quella vecchia sarebbe venuta a giorni. Intanto Sil era immerso nelle sue letture. Voleva diventare uno scrittore.
“C'è nessuno? Ehi tu ci sei?” domandò una voce scortese alla porta gridando e bussando. Tebra intanto si fiondò all'entrata e abbaiando non vedeva l'ora di vedere chi stesse molestando il suo migliore amico.
Ma nell'aria Sil e Lucia notavano l'inquinamento di un'invidia, di un'asprezza nei confronti dell'altro, che quelle cose che respirano hanno verso i loro compagni di falsa esistenza. Loro per esempio in confronto a questi oggetti erano liberi, non totalmente, ma liberi nel vero significato della parola. Il criticare quelle cose che camminavano tutti i giorni, il ricordarsi che quella non era vita, il disprezzare gli usi e costumi di quelle cose, il cercare non di essere fuori dal coro ma di evidenziare le cose del coro, li faceva sentire liberi.
Televisione, media, giornali, telegiornali, radio, cinema, internet, tutti questi mezzi, i soli per una comunicazione (che non comunica, obbliga all'ascolto) globale rapida e ad effetto, sono al servizio del capitale. Tutto è pubblicità, propaganda, illusione, mascheramento della realtà dei fatti, costruzione di una realtà illusoria ma che rappresenta quella di ogni individuo che si trova a crescere sotto l'influenza obbligatoria di questi mezzi sofisti.
Intanto il mese stava finendo; le bollette, anche se poche, e l'affitto andavano pagati. La padrona di quel buco già si aggirava per il palazzo quei giorni per riscuotere anche dagli altri inquilini.
Piccioni e Farfalle fanno la Rivoluzione nasce da un romanzo scritto da Maurizio Mequio (Poeta del Nulla)
Intanto il pensiero della sopravvivenza ancora una volta attanagliava il suo cervello e lo costringeva a sforzarsi per trovare una via di uscita. Ancora niente, nessuna possibilità in vista. Sil, tornato totalmente alla quotidianità, sperava in una chiamata di qualche acquirente che forse gli avrebbe preso qualcosa.
La stessa sera della festa a casa di Lucia, un gruppo di ragazzi aveva fatto una rapina nel bar del centro dove Sil per qualche tempo aveva dovuto lavorare. “Che bella notizia” pensava, “... finalmente un po' di giustizia divina”.
Lavoro non c'era, e tanto meno per tipi come lui, laureati in materie umanistiche, con esperienza da operai e camerieri, con l'autostima spezzata e una povertà da mendicanti. Si potrebbe dire che l'università invece di avergli dato un futuro glielo avesse tolto.
Questa volta il fumo era di qualità eccellente, morbido come la gomma, e si scioglieva in mano con il solo calore umano. Quello che usciva dalla fumata bianca della bocca di Paco sembrava un pezzo di nuvola che si tratteneva all'interno il giovane pusher.
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