VENEZIA – La mostra del cinema di Venezia annuncia che sarà Francesco Rosi il Leone d’oro alla carriera della 69.ma edizione: il regista, che il prossimo 15 novembre compirà 90 anni, riceverà il riconoscimento venerdì 31 agosto, in occasione della proiezione della copia restaurata del suo capolavoro Il caso Mattei (1972).
Leone doveroso e meritato, per un cinema di importanza “politica” nel senso alto del termine, quale approccio alla conoscenza storica, pedagogica, culturale di una società. I suoi film, affresco di quella che è stata l’Italia nella seconda metà del secolo scorso, hanno il merito di essere esenti dal male dell’epoca: la ridondanza ideologica.
Nato a Napoli nel 1922, Francesco Rosi fu vicino agli esponenti della cultura napoletana del dopoguerra (Patroni Griffi, La Capria, Ghirelli), fu aiuto-regista di Luchino Visconti per La terra trema, quindi aiuto-regista di Michelangelo Antonioni e Mario Monicelli. Si affermò proprio alla Mostra di Venezia nel 1958 con La sfida, che ebbe il Premio Speciale della Giuria. Il film é girato nel mercato ortofrutticolo di Napoli e ambientato tra venditori ai limiti della legalità. L’opera rosiana si delinea da subito come cinema-documento, rivolta a capire il presente, innovatrice e d’impegno civile. Tale fu infatti il film Salvatore Giuliano , Orso d’argento a Berlino del 1961.
Nel 1963 arrivò la consacrazione quando il regista vinse il Leone d’oro a Venezia con Le mani sulla città, film-denuncia di speculazioni e scandali negli anni del boom economico. Il caso Mattei (1972), Palma d’oro a Cannes, ricostruisce le vicende del presidente dell’Eni fino alla sua misteriosa morte, che pone inquietanti interrogativi su potere politico e trame destabilizzanti. Il successivo Lucky Luciano (1975), ricostruisce gli ultimi anni di vita che il boss mafioso trascorse in Italia. Entrambi i film furono interpretati da un indimenticabile Gian Maria Volonté.
Saputo del Leone alla carriera Francesco Rosi ha dichiarato: “Sono onorato e molto felice di ricevere questo riconoscimento estremamente prestigioso, che è stato attribuito in precedenza a tanti grandi autori che amo e ammiro. Ringrazio il Presidente della Biennale Paolo Baratta e il Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera per aver voluto ricordare il mio contributo al cinema italiano e all’arte cinematografica in generale”.